Whiterose pictures nasce nel 2006 dalla creatività di due giovani registi, Lorenzo Lombardi e Nicola Santi Amantini che, mossi dalla passione comune, hanno deciso di dar vita a questa realtà unica nel panorama sangiustinese. In quindici anni di attività la casa di produzione e distribuzione cinematografica ha ampliato i suoi orizzonti, dedicandosi non solo al cinema, ma anche alla fotografia e alla produzione di videoclip e spot. Non è mai semplice pensare di far nascere qualcosa di nuovo in una piccola realtà, ma il tempo ha premiato la costanza, i sacrifici e la passione dei due registi che, con il loro lavoro, si sono fatti apprezzare sia in Italia che all’estero. Abbiamo avuto il piacere di farci raccontare da Lorenzo i quindici anni di vita della Whiterose.
Lorenzo, raccontaci come e quando è nata Whiterose pictures
Whiterose nasce ben quindici anni fa, siamo aperti dal 2006 e siamo partiti come un gruppo di amici con la passione comune per il cinema. Inizialmente, ci siamo dedicati a piccole attività quali cineforum e cortometraggi e nel tempo è cresciuta sia la nostra passione che la curiosità di altre persone per i nostri lavori, portando alla nascita dell’attuale Whiterose.
Qual è il primo film che avete prodotto?
Il primo film che abbiamo prodotto è stato “Life’s but – la vita non è altro che…” un film corale drammatico girato a San Giustino con più di cento attori. Lo abbiamo girato nel 2006 e presentato nel 2007 in una serata in anteprima con ben 2000 persone. Per noi è stato un piccolo traguardo che ci ha fatto subito partire per un altro progetto: nel 2011, infatti, è uscito il mio secondo film e anche il più importante, “In the market”, realizzato con budget indipendente.
Che genere di film rappresenta In the market?
In the market è un film horror, per noi è stato un vero trampolino di lancio. Saremmo stati felici di uscire in qualche piccola sala, ma grazie a diversi contatti con cinema di tutta Italia siamo riusciti ad uscire contemporaneamente in 60 sale cinematografiche. Abbiamo avuto più di 60 mila spettatori in estate: è stato un grandissimo risultato e ancora oggi rappresenta l’unico film italiano uscito in larga scala da una produzione e distribuzione indipendente. Per noi In the market è stato un importante biglietto da visita per il mondo della produzione e della distribuzione.
Per quanto riguarda la distribuzione cinematografica, di cosa vi occupate principalmente?
Ag oggi siamo una distribuzione che ha 40 titoli in catalogo con attori importanti come Asia Argento, Alessandro Haber, Gianmarco Tognazzi. Grazie a questi nomi siamo riusciti ad apparire maggiormente credibili, così che personalità importanti hanno scelto noi come distribuzione non solo in Italia, ma anche all’estero. Ad oggi distribuiamo in tutto il mondo, soprattutto nord America, Australia, Brasile, sono film italiani che spesso vengono sottotitolati in inglese o, a volte, anche doppiati.
Come è cambiato il vostro lavoro durante il periodo del lockdown 2020?
Sicuramente, rispetto ad altri lavori, il settore dell’audiovisivo si è incrementato. Non potendo puntare sul live, le aziende hanno deciso di “ripiegare” su prodotti video per presentarsi ai clienti. Abbiamo realizzato presentazioni video per aziende, shooting fotografici per shop online, videoclip musicali per promuovere artisti su piattaforme come YouTube o Vevo. Fortunatamente abbiamo sempre lavorato, anche se meno faccia a faccia con i clienti e più da remoto. I cinema sono stati chiusi, ma lo streaming online ha avuto un grandissimo successo, c’è stata tantissima concorrenza e molte distribuzioni si sono lanciate nel digitale anche se non erano prettamente nate per quell’ambiente particolare.
Su cosa è importante puntare per differenziarsi dalla concorrenza in questo settore?
Una delle strategia più importanti per il discorso del digital è sicuramente il marketing, la promozione sta alla base di tutto. Quando abbiamo prodotto i nostri primi due film uscire al cinema era un evento, molto difficile da realizzare, ma se ci riuscivi eri sicuramente il primo. Oggi pensare di uscire al cinema è molto più fattibile grazie all’aiuto del digitale. Per quanto riguarda lo streaming, bisogna creare community grazie al cosiddetto marketing accattivante. Il nostro film In the market conta 50/60 mila visualizzazioni giornaliere e 40 mila iscritti, si è creata una community molto interessante che ruota attorno a Whiterose. È importante avere film che possano essere interessanti per una certa fascia di mercato e, allo stesso tempo, capaci di toccare tematiche importanti.
Com’è composto il team di Whiterose?
Principalmente siamo io e Nicola Santi Amantini che è con me fin dall’inizio. Siamo entrambi registi, produttori, sceneggiatori e lavoriamo anche nella distribuzione di film. Attorno a noi circuitano varie professionalità tra cui attori, make up artisti, scenografi, direttori della fotografia. Quando giriamo un film ci troviamo ad essere una squadra di una ventina di persone che spesso hanno collaborato già altre volte insieme. Io e Nicola abbiamo uno stile molto simile che si è forgiato in questi anni di collaborazione, pur mantenendo caratteristiche e sensibilità diverse.
Quando hai capito che avresti voluto intraprendere questa strada?
Tutto è nato per gioco. Da ragazzino io e i miei amici abbiamo sperimentato delle piccole produzioni amatoriali di film divertendoci molto. Alla base di questo lavoro c’è una grande passione, la voglia che ho di raccontare il mondo e come lo vedo. Fare il regista ti permette di avere un’arte nelle mani che secondo me è la più completa perché hai a che fare con la fotografia, la danza, la musica, il teatro. Il cinema, indubbiamente, è l’arte che mi completa di più perché mi da la possibilità di “giocare” e sperimentare. Mi piace sempre esprimere un concetto che può essere per tanti, ma sempre sotto il mio punto di vista. Nello scrivere e nel girare ci metto sempre qualcosa di mio e questo, secondo me, è un privilegio. Sicuramente, la formazione è importante per avere della basi da cui partire: bisogna studiare, ma anche mettersi in gioco e non aver paura di sbagliare, solo così capisci i meccanismi di un set. Devo dire che all’inizio il nostro percorso non è stato semplice, abbiamo accettato lavori a zero solo per farci conoscere, ma ad oggi possiamo dire di aver creato una realtà lavorativa dove non c’era. Ci siamo costruiti una piccola identità e di questo siamo orgogliosi.
Rapporto con gli attori famosi: com’è lavorare con loro?
Si dividono in due categorie: c’è la personalità famosa che viene a casa tua, coglie il pomodoro dall’orto ed è felicissimo di condividere con te questa esperienza perché magari vive in centro a Roma e non conosce la vita di campagna, ma ci sono anche personalità poco famose con cui non è facile rapportarsi. Mi capita spesso di contattare Alessandro Haber e chiacchierare tranquillamente al telefono con lui, stessa cosa con Asia Argento. Sergio Stivaletti, maestro degli effetti speciali dei film di Dario Argento, si è occupato degli effetti speciali del mio film; anche lui è stato molto gentile e disponibile, un grande signore che devo sicuramente ringraziare perché ha creduto in un progetto di ragazzi giovani. A volte, ci sono attori famosi che sposano progetti di giovani ragazzi perché sanno bene cosa vuol dire portare un nome importante come il loro in un progetto nuovo e questo lo fanno solo se ci credono veramente.
Hai qualche progetto per il futuro?
Sto lavorando a due progetti diversi. Il primo è un progetto che sento molto e che ho scritto personalmente. Deve essere un film mio, qualcosa di personale. Sarà un film drammatico sentimentale che parla di amore e vita, quella di un giovane ragazzo che si innamora di una donna più grande, portando avanti questo amore fra mille difficoltà e capendo, alla fine del percorso, qual è la sua strada. È un film che mi piacerebbe girare con un cast importante. Il secondo progetto a cui sto lavorando è In the market 2: sarà un prequel e racconterà quello che è successo prima degli avvenimenti rappresentati nel primo film. Anche questa volta gireremo in Alta Valle del Tevere e ci ispireremo a cult del cinema quali Hannibal lecter e Il silenzio degli innocenti.
Sogni nel cassetto?
Il mio sogno più grande è produrre un film che vinca l’oscar, con Monica Bellucci come protagonista. Bisogna guardare lontano, ogni persona che lavora nel cinema sogna di vincere la famosa statuetta. Mi piacerebbe produrre un film che possa essere un piccolo cult e piacere a tante persone. Forse, oggi, si può ancora credere nei sogni, l’importante è fare sempre il proprio lavoro con onestà intellettuale e nel rispetto degli altri.