Volare nell’era Covid: da Sansepolcro al Messico (e ritorno) in meno di 120 ore

Cronaca di un viaggio intercontinentale lampo in periodo di pandemia. Tutte le accortezze da adottare

Aeroporto di Città del Messico

Lo scorso fine settimana a Sinaloa, in Messico, il pugile di Sansepolcro Alessandro Riguccini ha difeso la cintura di campione WBC Silver interim pesi welter contro il venezuelano Johan Perez (a questo link l’articolo del match). All’incontro svoltosi nella città di Guasave hanno preso parte anche due biturgensi: uno di questi è il sottoscritto, l’altro è Stefano Chiasserini, collaboratore del manager del boxeur e main partner dell’evento Marco Piccini. Una trasferta breve e decisamente curiosa che ci ha visto percorrere oltre 24.000 chilometri nell’arco di un centinaio d’ore.

Come avrò modo di spiegare più avanti, la natura ‘mordi e fuggi’ di questo impegno all’altro capo del mondo si è resa necessaria in virtù dei protocolli legati al contenimento della diffusione del Covid. Alla luce di questa insolita esperienza, visto anche il periodo decisamente complesso e ricco di interrogativi in fatto di spostamenti all’estero, ho scelto di condividere gli aspetti principali, e in particolar modo quelli legati alla burocrazia e alle disposizioni sanitarie, del nostro viaggio intercontinentale in tempo di pandemia.

L’itinerario

Il match di Riguccini si è tenuto venerdì 19 marzo alle 21 circa dell’orario locale (le 5 di mattina in Italia). Per raggiungere la destinazione con almeno un giorno e mezzo di anticipo, siamo partiti per il Messico nella serata di mercoledì 17 da Roma Fiumicino, con la traversata atlantica che è stata anticipata dallo scalo a Madrid. L’aereo della compagnia Aeromexico è decollato alle 23.30 ed è atterrato a Città del Messico alle 5 di mattina del 18 marzo (orario locale). Dopo quasi cinque ore di attesa ci siamo quindi imbarcati sul volo che alle 10 circa ci ha portato a Culiacán, centro principale dello stato di Sinaloa. Una volta atterrati, abbiamo raggiunto con un trasporto privato il centro di Guasave, città di 70mila abitanti non lontana dalla costa pacifica.

Il viaggio di ritorno, iniziato sabato 20 marzo alle 12 e conclusosi alle 19 circa di domenica 21, ci ha visto replicare specularmente lo stesso itinerario ma con lo scalo europeo all’aeroporto “Charles De Gaulle” di Parigi anziché in Spagna. Tra volo effettivo, attese all’aeroporto e trasporti su ruota abbiamo trascorso complessivamente una sessantina di ore in viaggio, ovvero più della metà del tempo passato al di fuori dei confini nostrani.

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I protocolli sanitari

Come detto, le disposizioni nazionali in materia di contenimento della pandemia hanno giocato un ruolo fondamentale nelle ristrette tempistiche a nostra disposizione. Nel sito governativo viaggiaresicuri.it sono riportati gli elenchi di Paesi e le disposizioni relative all’ingresso in Italia e agli spostamenti dall’Italia.

In questo momento il Messico rientra nella Categoria E (Resto del mondo) della suddivisione adottata dal Ministero degli Esteri. Come da disposizioni governative, gli spostamenti da e per i Paesi inseriti in questo raggruppamento “sono consentiti solo in presenza di precise motivazioni, quali: lavoro, motivi di salute o di studio, assoluta urgenza, rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.”

Al rientro in Italia da questi Paesi, “è necessario compilare un’autodichiarazione nella quale si deve indicare la motivazione che consente l’ingresso.” Come accaduto anche nel nostro caso, è opportuno essere pronti a mostrare eventuale documentazione di supporto e a rispondere a eventuali domande da parte del personale preposto ai controlli. Una volta espletate le varie procedure, “si può raggiungere la propria destinazione finale in Italia solo con mezzo privato”.

Al rientro in Italia, di norma, è inoltre necessario sottoporsi a isolamento fiduciario e sorveglianza sanitaria per 14 giorni. Tuttavia “sono previste eccezioni all’obbligo di isolamento in rientro dai Paesi dell’elenco E”. Nel nostro caso in particolare, viene precisato che “a condizione che non insorgano sintomi compatibili con COVID-19 e fermi restando gli obblighi di autodichiarazione, le disposizioni relative all’obbligo di isolamento fiduciario e sorveglianza sanitaria, all’utilizzo del mezzo privato per raggiungere la destinazione finale e all’obbligo di tampone NON si applicano: […] m) al personale di imprese ed enti aventi sede legale o secondaria in Italia per spostamenti all’estero per comprovate esigenze lavorative di durata non superiore a 120 ore.”

Oltre alla documentazione attestante la natura lavorativa del viaggio, per poter accedere all’aeroporto è necessario munirsi di certificato di tampone negativo RT-PCR (“negative” o “not detected” come risultato, non sono accettati i test antigenici) da effettuare nelle 48 ore prima del volo con referto IN INGLESE attestante nome del laboratorio, data e ora del prelievo, contatti del laboratorio, data di nascita e indirizzo di residenza del passeggero, estremi del documento di identità. Non sono ammessi test rapidi.

Non essendo più valido il tampone dell’andata, prima del viaggio di ritorno abbiamo dovuto eseguire un nuovo test molecolare in un laboratorio messicano. Alle frontiere e presso le aree adibite a check-in e imbarco di tutti i Paesi nei quali siamo transitati ci è stato chiesto di esibire il Covid-Test.

La clinica messicana dove abbiamo effettuato il tampone

Le protezioni dal Covid

L’uso della mascherina è obbligatorio in tutte le zone dell’aeroporto e per tutta la durata del viaggio, con la sola eccezione del consumo di cibi e bevande. Il personale a terra provvede alla misurazione della temperatura in apposite zone del terminal, mentre gli inservienti a bordo distribuiscono in più momenti gel igienizzante ai passeggeri.

Le procedure di ingresso ed uscita dall’aereo sono contingentate e dunque richiedono maggiore tempo per garantire il rispetto delle distanze. L’osservazione delle varie normative viene garantita allo stesso modo in tutti i Paesi dove siamo transitati e in tutti gli aerei nei quali abbiamo viaggiato. Riguardo alla gestione dei flussi di persone, i vari aeroporti sono stati oggetto di una riorganizzazione logistica per scongiurare possibili assembramenti negli snodi e nei punti strategici. Nella capitale francese, in particolare, sono stati creati appositi corridoi con pareti in plexiglas per separare le persone che procedono nei due sensi.

A Fiumicino, dove oggi l’unico terminal aperto è il T3, si stanno svolgendo una serie di lavori di ristrutturazione ed ampliamento delle aree non operative che certamente comprenderanno la realizzazione di strutture e miglioramenti in chiave di tutela sanitaria dei viaggiatori.

Roma Fiumicino alle 16 circa del 17 marzo

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