Velvet Underground & Nico: Dio li fa, Warhol li accoppia

Nel secondo appuntamento del nostro ciclo di articoli dedicati alla grande musica d’autore proponiamo una pietra miliare del rock. Ecco alcuni aneddoti e curiosità legati al celeberrimo album Velvet Underground & Nico

Una grafica ispirata al celebre artwork di Velvet Underground & Nico

Solo i fortunati 30.000 che dal 1967 ai primi anni 70 hanno avuto il coraggio di acquistare l’edizione originale di questo album hanno potuto sperimentare l’invenzione che Andy Warhol aveva ideato per la copertina del disco e stupirsi per quel che man mano appariva sotto.

La famigerata copertina, bianca con l’immagine di una banana, a dire il vero un po’ troppo matura, in puro stile pop art, oltre la firma dell’autore in basso a destra, recava in alto, in corrispondenza del picciolo, la seguente scritta: “Peel slowly and see” cioè:”sbuccia lentamente e guarda” e niente altro. Chi rimuoveva la banana- adesivo scopriva l’immagine della sottostante banana rosa shocking, fortemente evocativa e provocatoria. Non c’erano altre indicazioni.

La genialità di Warhol faceva capire dalla copertina la provocazione che c’era nei solchi del vinile contenuto all’interno, stiamo parlando di Velvet Underground & Nico, cioè quanto di più trasgressivo, nichilista, avanguardistico gli anni 60 abbiano prodotto in campo musicale. Impossibile non inserirlo tra le pietre miliari del rock, precursore di generi determinanti come punk e new wave.

Eppure questa autentica pietra miliare del rock ha venduto nei primi 5 anni dalla sua uscita la bellezza (o dovremmo dire miseria) di 30.000 copie. A tale proposito esiste una dichiarazione di Brian Eno: “L’altro giorno stavo parlando con Lou Reed, e mi ha detto che il primo album dei Velvet Underground ha venduto solo 30mila copie nei primi 5 anni… È stata un’incisione talmente importante per così tante persone. Sono convinto che ciascuno di quei 30mila che l’hanno comprato abbia fondato una band”

Dopo le prime 30.000 copie l’album fu ritirato per motivi legali, l’attore effigiato nel retro della copertina fece causa alla Verve Records. l’etichetta che aveva pubblicato il 33 giri, così, quando il disco tornò nei negozi senza l’immagine incriminata, era sparito anche il giochetto con la banana.

I componenti del gruppo

Ma chi erano i componenti di questa nuova, misteriosa e provocatoria band? La storia dei Velvet Underground nasce dall’incontro di quattro individualità tanto forti quanto disturbate.

Lou Reed, newyorchese, laureato in letteratura inglese, proveniva da una famiglia tradizionalista, i componenti della quale, una volta scoperta la bisessualità del figlio, lo avevano fatto sottoporre a ripetute sedute di elettroshock segnandone per sempre la psiche. Luo è l’autore di tutti i testi del disco oltre che di molte parti musicali e, viste tali premesse, non c’è da stupirsi se, come scrisse il critico musicale Lester Bangs : «Lou Reed è il tipo che ha dato dignità, poesia e rock’n’roll all’eroina, allo speed, all’omosessualità, al sadomasochismo, all’omicidio, alla misoginia, all’inettitudine e al suicidio” .

Amico e allievo di Delmore Schwartz, un poeta le cui composizioni, definite spesso impubblicabili, causa gli scabrosi argomenti trattati, hanno la costruzione metrica e le soluzioni poetiche che ritroveremo pari pari nei testi delle canzoni di Lou Reed il quale ha riconosciuto di essere stato artisticamente da lui influenzato per tutta la vita. Durante un corso di scrittura creativa tenuto dal poeta, conobbe Sterling Morrison, futuro bassista e chitarrista ritmico della band.

 “Delmore sosteneva che le parole della musica rock’n’roll fossero la cosa peggiore da lui mai udita: – ricorda Morrison – vera e propria spazzatura. Il suo pensiero contribuì non poco a influenzare la scrittura di Lou, dandogli ancora più voglia di andare al di là dei canoni stilistici che avevano animato sino ad allora il rock”.

Lou lavorava come disc jockey in una radio newyorchese. Nel 1964 conobbe John Cale ad una festa. Cale era un musicista ventiduenne di formazione classica, un prodigioso talento giovanile del Galles meridionale, amante della viola, ammiratore di Stockausen e allievo di John Cage. Geniale quanto caratterialmente distruttivo, Cale era stato cacciato dal Royal College of Music di Londra dopo un’esibizione nella quale aveva fatto a pezzi il pianoforte a colpi d’ascia. Era arrivato in America da poco con una borsa di studio e presto era riuscito ad inserirsi nell’avanguardia artistica del Lower East Side di New York, frequentato dalla comunità di musicisti sperimentali, compositori eccentrici, poeti, artisti e cineasti. .

Ascoltate alcune composizioni di Lou, John intuì che ci poteva essere la possibilità di fare qualcosa di realmente diverso, combinando il lato letterario di Lou con la sua formazione classica e associare tutto allo spirito del rock’n’roll. Questa combinazione li avrebbe portati dove nessun altro mai era arrivato e nessun altro stava andando.

Ingaggiarono quindi Sterling Morrison come chitarrista e bassista e Angus MacLise alla batteria e fu quest’ultimo a trovare il nome per la band: Velvet Underground, ispirandosi al titolo di un “libro spinto” di Michael Leigh che parla di sadomasochismo, trovato in una latrina di New York.

La prima esibizione del gruppo, nel dicembre 1965, vide un pubblico dapprima perplesso, e poi attonito e scandalizzato, una reazione che ben presto divenne la norma.  E non poteva essere altrimenti, dal momento che la band utilizzava sonorità distorte  con trame sonore squilibrate, ripetizioni stridenti,  feedback improvvisi, armonie prolungate, minimalismi da drone music. I testi parlavano di personalità solitarie, emarginati, evocando un mondo di vizio, estasi e tormento.

In un periodo in cui i Beatles dominavano le classifiche; alla proposta di musica decisamente più gentile e meno contro culturale del quartetto di Liverpool, loro contrapponevano psichedelia malata e nichilista, cosa che il pubblico non era ancora pronto a recepire e quindi spesso reagiva con disapprovazioni alle performances della band; questo portava i componenti del gruppo ad assumere sul palco atteggiamenti a dir poco bizzarri. Come ebbe in seguito a dire Lou Reed:“Mettevamo gli occhiali neri sul palco perché non potevamo sopportare la vista del pubblico”  .

Entra in scena Andy Warhol

Andy Warhol

In quel periodo Andy Warhol stava cercando un gruppo rock da produrre e fu così che capitò un giovedì sera del 1966 al Cafe Bizarre situato nel Greenich Village, uno stanzone lungo e stretto con segatura sparsa sul pavimento, un po’ di tavoli e, allineate sulle pareti, lampade coperte da reti da pesca. Ambiente decisamente squallido in puro stile alternativo.  Quella sera i Velvet Underground iniziarono a suonare con la nuova batterista Maureen Moe Tucker, subentrata al posto di MacLise, con un set minimale composto da rullante, piatto e grancassa orizzontale (senza quindi usare i piedi). Andy si rese immediatamente conto che con un gruppo del genere avrebbe potuto lavorare. Erano in sintonia con il suo modo di intendere l’arte più di qualsiasi altro gruppo rock che avesse visto: rifiutavano di accettare qualsiasi forma di ordine prestabilito o limitazione. E a proposito di limitazioni il proprietario del locale aveva loro proibito di suonare Black Angel’s Death Song, pezzo dal testo splatter, che loro invece puntualmente eseguirono, così, al termine della serata, furono licenziati in tronco; ricorda John Cale:” Quando suoni brani come Black Angel’s la gente ti guarda con la bocca spalancata, e questa era esattamente la reazione che volevamo suscitare. Ero convinto potessimo unire il rock con l’avanguardia, e Lou era d’accordo con me”.

 Quella sera stessa Warhol li ingaggiò nella sua Factory. Fedele al suo motto: “Un quarto d’ora di celebrità non si nega a nessuno”  Warhol pensava, come idea pop, che in fondo chiunque potesse fare qualsiasi cosa e fu così che affiancò alla band, in qualità di cantante donna, una tedesca che si faceva chiamare Nico e che nella vita fino a quel momento, aveva fatto tutto compreso incidere una canzone. Era stata modella a Parigi, attrice a Roma, dove fra l’altro aveva recitato la parte di se stessa, imbucata in festini dell’alta società romana, nel film La dolce vita.  Nico, che in realtà si chiamava Christa Päffgen era molto portata per le “public relation” come testimoniato dal film di Fellini e dalle numerose quanto fugaci  relazioni sentimentali con musicisti e attori fra cui Brian Jones, Jimmy Page e Alain Delon da cui aveva avuto un figlio nel 1962, mai riconosciuto dall’attore.

Una volta giunta a New York, tanto per cambiare, aveva agganciato Bob Dylan, già conosciuto a Parigi, che l’aveva presentata a Warhol il quale, a sua volta, l’aveva proposta o per meglio dire imposta al gruppo,  perché, a suo parere alla band serviva una bellezza oggettiva che contrastasse quella sorta di stridente bruttezza che cercavano di vendere. La presenza di Nico nella band turberà l’altra primadonna del gruppo (Lou Reed) innescando tra i due un rapporto di odio-amore. Lou scriverà alcuni pezzi appositamente per lei e su di lei,  nei quali esprimerà la ambivalenza dei suoi sentimenti nei confronti della nuova entrata,

Andy Warhol aveva il gusto per la provocazione non certo fine a se stessa ma per amplificare mediaticamente gli avvenimenti nei quali era coinvolto. Così la prima esibizione della band nella nuova formazione avvenne in un lussuoso hotel di Manhattan  dove Andy era stato invitato a tenere un discorso alla Società di Psichiatria Clinica di New York. Il suo intervento fu semplicemente la presentazione del gruppo. I Velvet Underground. suonarono Heroin, un brano che verrà inserito nel loro album d’esordio, a un pubblico di psichiatri stupefatti e assolutamente contrariati, mentre sullo schermo che faceva da sfondo veniva proiettato il film di un uomo legato a una sedia e torturato. Ricorda Cale: Ci guardavano sconvolti, non credo abbiano apprezzato molto. Ci hanno detto che avevamo tutti bisogno di aiuto, e devo dire che eravamo assolutamente d’accordo. Dateci pillole, pillole e altre pillole e staremo benone”  Scandalo ai massimi livelli.

Le tracce del disco

L’avvenimento finì su tutti i giornali e con questa cassa di risonanza il gruppo entrò in sala d’incisione dove, in soli due giorni, sfornò 11 pezzi nei quali si alternano momenti ipnotici e soft come in Sunday Morning, Femme Fatale. I’ll Be Your Mirror a quelli di pura esplosione psichedelica caratterizzati dal suono distorto di chitarra e viola elettrica, eseguiti con uno stile selvaggio anche nei testi. I’m Waiting for the Man parla di un ragazzo che aspetta il suo pusher, Venus in Furs si ispira all’omonimo romanzo di Sacher-Masoch;  Heroin,è una cruda descrizione del tunnel-eroina, All Tomorrow’s Parties parla della vita nella Factory, un’anticipazione dell’argomento che Lou affronterà in modo ben più corrosivo in Walk On The Wild Side. Di The Black Angel’s Death Song e del suo trucido testo abbiamo già detto; European Son è una lunga piece che chiude l’album e serve da presentazione al contrario dello spirito del gruppo. eseguita anche alla fine dei loro concerti dal vivo. Ci sono solo un paio di momenti quasi normali: Run Run Run un classico rock’n’roll ovviamente in stile Velvet e There She Goes Again brano decisamente orecchiabile.

Una curiosità: Sunday Morning avrebbe dovuto essere interpretata da Nico ma Lou Reed,  dopo una notte di droghe e stravizi, pretese che fosse lui a cantarla con una intonazione femminea di altissimo livello, aiutata da filtri che ne rendono quasi irriconoscibile la voce.

Nico cantò solo tre canzoni: Femme FataleI’ll Be Your Mirror e la preferita di Warhol, All Tomorrow’s Parties dopo di che, delusa per non sentirsi valorizzata, abbandonò la band. Gli altri componenti a loro volta lasciarono la Factory e dopo un buon secondo album e qualche altra prova discografica non proprio memorabile, il gruppo si sciolse.

Il disco è palesemente  uno degli album più importanti del Novecento, uno spartiacque definitivo tra due epoche e due modi di concepire la musica rock. Ne sono debitori da un lato David Bowie, che ne aveva una autentica ossessione, e Patty Smith e dall’altro i vari Clash, Sid Vicious, Television e intera scena punk, fino ad arrivare ai Nirvana ma anche a influenzare insospettabili come Jackson Browne L’album debuttò nella classifica di Billboard il 13 maggio 1967 posizionandosi al 199º posto per poi raggiungere la posizione massima numero 195 il 10 giugno 1967. A causa dei controversi contenuti dell’album, delle tematiche scabrose dei brani, fu quasi immediatamente bandito in molti negozi di dischi. Molte stazioni radio si rifiutarono di mandare in onda le canzoni e anche alcuni giornali si rifiutarono di pubblicizzarlo o di recensirlo.

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