Nell’ambito del nostro approfondimento sull’impatto che sta avendo il coronavirus sull’economia della Valtiberina abbiamo parlato con il presidente provinciale di Confartigianato, il biturgense Ferrer Vannetti, che ha illustrato lo scenario attuale, le preoccupazioni delle imprese e le misure da mettere in campo per fronteggiare la crisi: “Qui le attività colpite sono il 96%”, spiega Vannetti, sottolineando che “anche nel caso di quei codici Ateco che possono continuare l’attività – penso a elettricisti, idraulici, imbianchini – l’operatività è limitata, anche perché bloccata da un mare di interrogativi e di incertezze. Incertezze a cui ha contributo anche il fatto che l’elenco dei codici che possono operare sia stato rivisto a distanza di due giorni”.
A questo proposito come giudicate i primi provvedimenti del Governo, e cosa occorre ancora fare da parte degli attori politici ed economici?
“Io vedo che c’è la volontà a tutti i livelli di agire e di rendersi utili, ma la portata di questo evento è talmente massiccia che diventa difficile, ad oggi, uscire da quelle che sono le prime forme di intervento. La sospensione dei mutui e la possibilità di mettere in cassa integrazione i dipendenti è un passaggio per arginare i primi effetti, ma è chiaro che dietro questo occorre una pianificazione economica di tutte le ricadute. Adesso tutti o quasi gli istituti bancari con i quali siamo in contatto si sono resi disponibili, chiaramente anche sulla base dell’intervento che lo Stato sta facendo a livello delle garanzie sui vari soggetti, a valutare di poter prevedere un sostegno finanziario. Per ora ne è stato parlato, e quello è lo step successivo alle prime norme”.
Quali sono in questo momento le principali preoccupazioni dei vostri associati?
“La situazione sta esplodendo perché la gente, al di là della sorpresa di trovarsi in una situazione certamente non pronosticabile, sta cominciando a rendersi conto dell’impatto economico ed è sconcertata. Lo si vede dal numero di contatti che riceve Confartigianato, che ha un flusso continuo di chiamate dalle aziende riguardo ai mutui e alla cassa integrazione e non solo, perché in tanti hanno bisogno di trovare chi gli possa dare indicazioni precise di fronte a una situazione che è da panico”.
E Confartigianato in che modo interviene?
“Confartigianato è rimasta operativa, anche se scaglionando la presenza del personale e ricorrendo al telelavoro, ma i nostri uffici sono aperti, tutti i nostri dipendenti sono rintracciabili e tutte le professionalità che siamo in grado di mettere in campo sono attive. Il lavoro che svolgiamo è veramente importante, per esempio abbiamo costituito un tavolo con la Prefettura per le valutazioni inerenti alle richieste che devono essere effettuate via pec da chi continua a operare, o ha necessità di operare in alcuni settori.
Inoltre abbiamo promosso tramite la nostra onlus un sistema di donazioni da devolvere alle strutture sanitarie. Ci siamo attivati in più direzioni: cerchiamo di essere, come siamo sempre stati, parte attiva di un sistema e di un territorio. Questo impone un ruolo che nei momenti più difficili occorre portare avanti in maniera sicura”.
Quali sono le tempistiche in cui è necessario muoversi?
“Purtroppo non è possibile prevedere quando finirà questo blocco, le scadenze attuali probabilmente non saranno sufficienti ad arginare gli effetti del virus. Ma già da adesso, con la fine del mese, ci sono crisi di liquidità e vediamo la sofferenza di tante realtà, quindi il passo successivo sarà quello di stare vicini alle imprese. Oltretutto nel caso degli artigiani c’è un divisorio molto tenue tra impresa e famiglia, per cui si tratta di sostegno economico ma anche di sostegno personale. Confartigianato sta cercando di compiere un’opera sociale, mettendo a disposizione le capacità tecniche e soprattutto quelle di colloquio e collaborazione con gli istituti bancari. Questo è quello che stiamo facendo e anche nel prosieguo lavoreremo con grande impegno in questa direzione. Perché se non ci sarà quello che viene ipotizzato oggi come apertura del credito si rischia veramente di veder implodere tutto un sistema economico che non è solo locale ma è nazionale”.