Lo sport come grande passione coltivata nel corso degli anni, soprattutto per ciò che concerne la pallavolo, attraverso numerose e stimolanti avventure vissute accanto ai giovani, con l’obiettivo di accompagnarli nel loro percorso di crescita e di trasmettere quei valori che animano chi lo sport lo ha nel dna. È questo il caso di Valerio Giunti, uno dei volti più rappresentativi della pallavolo tiberina, un autentico punto di riferimento per l’intero territorio e per gli appassionati di differente età, fondatore e presidente di una bellissima realtà sportiva, l’ASD Volley Revolution, che trae la propria forza dalla voglia di condividere valori quali amicizia, integrazione, voglia di dare il massimo, passione, competizione ed educazione allo sport, permettendo ai ragazzi e alle ragazze di praticare la disciplina che amano, divertendosi e impegnandosi. A fare da motore dell’associazione è proprio la passione di Valerio. Con lui in questa intervista, oltre a illustrare i vari progetti portati avanti, abbiamo parlato di passione per lo sport e di quei valori che con il suo lavoro e quello del suo staff cerca quotidianamente di trasmettere alle nuove generazioni.
Iniziamo dall’ASD Volley Revolution. Di cosa si tratta?
È un contenitore di attività sportive legate alla pallavolo e non solo che comprende al suo interno più realtà come ad esempio la Pallavolo Badia Tedalda e che da settembre ci vedrà ripartire con il volley anche a Pieve Santo Stefano. Le due squadre resteranno distinte e avranno almeno per adesso una gestione separata, ma faranno parte di un unico progetto e anche la maglietta sarà la stessa. Il nostro obiettivo non è conquistare i risultati, ma condividere l’amore per lo sport e dare a tutti la chance di vivere questa passione. Le vittorie sono eventualmente la conseguenza del lavoro svolto e non la priorità. Se arrivano siamo tutti felici, ma è molto più importante aiutare i ragazzi a crescere come persone prima che come atleti e trasmettere loro quei valori che fanno dello sport il terzo pilastro educativo, dopo famiglia e scuola. Io credo fortemente che sia così e ho sempre dato il massimo per portare avanti certi principi. Le fondamenta dell’associazione sono la Carta dei Valori dello sport e un Patto Educativo che abbiamo messo nero su bianco. Voglio sottolineare che da noi non c’è vincolo sportivo e che un giocatore o una giocatrice sono sempre liberi, se non si trovano bene o se hanno opportunità migliori, di cambiare squadra.
Come è nata la pallavolo Badia?
Tre anni fa ero a una sagra a Pratieghi e un genitore mi chiese se volevo allenare a Badia, riportando a fare sport i ragazzi del paese. L’idea mi è subito piaciuta così è iniziata questa bella avventura. Ora, a distanza di anni e nonostante le difficoltà legate al Covid, sono sempre più convinto di aver preso la decisione giusta. Mi diverto e ho trovato una realtà con grande entusiasmo. Il progetto prosegue e ci sono tutti i presupposti per compiere ulteriori passi in avanti, grazie al rapporto di fiducia che si è creato sia con l’Amministrazione Comunale che con la Proloco. Della nostra associazione fanno parte 20 bambini dai 6 ai 14 anni, sia maschi che femmine, sui 70 totali di Badia compresi in questa fascia di età. Partecipiamo ai campionati di Volley S3, circuito di vallata di minivolley. Inoltre abbiamo organizzato un camp multi-sportivo che è durato 5 giorni e che ha coinvolto 7 associazioni consentendo ai partecipanti di praticare le varie discipline. Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno collaborato, da Sara Del Corto a Davide Paolocci, senza dimenticare quei giovani che hanno superato i 14 anni, ma che hanno voluto partecipare aiutandoci nella parte gestionale. È una cosa a cui tengo particolarmente perché il futuro è loro e perché significa che hanno voglia di sport.
In cosa consiste il progetto che riguarda Badia Tedalda?
Si tratta di un vero e proprio Sport Club, nato con l’obiettivo di recuperare le strutture esistenti e di puntare sempre di più sul turismo sportivo. L’Amministrazione Comunale di Badia Tedalda ha assegnato la gestione dell’impianto polivalente fa alla ASD Volley Revolution premiando il lavoro che abbiamo svolto in questi tre anni e che è culminato poche settimane fa con la nascita del 1° Sport Camp. L’impiantistica comprende due campi (in erba sintetica e in resina) in cui si potranno praticare tennis, pallavolo e calcetto, gli spogliatoi e i bagni, che verranno ristrutturati nei prossimi mesi. Gli impianti saranno gestiti dal gruppo locale di volontari della Protezione Civile Centervol. A fine luglio verrà inoltre inaugurata una innovativa struttura legata alle sospensioni che nel nostro territorio non esiste ancora. Il nostro obiettivo è quello di invogliare anche realtà sportive blasonate a venire in ritiro estivo a Badia, luogo meraviglioso in cui è possibile allenarsi al meglio.
Quali sono le tue sensazioni per questo importante step del progetto?
Siamo molto felici di questa nuova avventura e siamo lusingati dal fatto che l’amministrazione comunale di Badia Tedalda abbia individuato nella nostra società il soggetto giusto per iniziare un percorso importante. Recuperare gli impianti e provvedere alla gestione e manutenzione è solo il primo passo, il vero obiettivo è proporre un’offerta sportiva a trecentosessanta gradi per chi vuol praticare sport all’aria aperta e in luoghi immersi nella natura e nel benessere. Il turismo sportivo è un’opportunità e stiamo collaborando con tutte le associazioni sportive locali e della Valtiberina perché Badia Tedalda diventi un polo a disposizione di tutte le realtà che vogliono usufruire delle strutture e di questi meravigliosi posti. Il territorio offre inoltre anche la possibilità di praticare sport in maniera libera grazie ai suoi 130 km di sentieri da percorrere a piedi o in bici, sentieri che ripercorrono la storia della seconda guerra mondiale sulla linea Gotica o che consentono di passeggiare lungo il fiume o ai piedi della cascata del Presalino. Questa è la nostra concezione di sport.
Quando è nata la tua passione per lo sport e in particolare per il volley?
Nel lontano 1983 con la Polisportiva Comunale Sansepolcro. Per farti capire quanti anni sono passati basta pensare che ancora nella pallavolo si poteva murare la battuta. Iniziai a giocare quasi per caso dato che io volevo praticare la pallacanestro, ma mia madre mi iscrisse a pallavolo. Nel 1988 ho iniziato il mio percorso da allenatore nelle varie realtà del territorio, da Anghiari a Pieve Santo Stefano e Badia Tedalda, passando per Sansepolcro, Pistrino, Città di Castello. Sono trascorsi tanti anni, ma la mia passione è rimasta la stessa di quando ero bambino.
C’è stata una persona che più di altre ti ha trasmesso l’amore per la pallavolo facendola diventare più di uno sport praticato?
Senza alcun dubbio Fabrizio Bruschi, che è stato ex giocatore nel gruppo di Fausto Polidori e che da tecnico ci raccontava le gesta dei grandi campioni con trasporto e passione. È a lui che mi sono sempre ispirato ed è stato lui a trasmettermi questo amore. Il mio primo idolo è stato Franco Bertoli, noto anche come “mano di pietra”, poi i protagonisti della “generazione di fenomeni” da Zorzi a Lucchetta, ma tra i miei idoli locali non posso dimenticare Maurizio Sgoluppi che giocava nella Polisportiva Comunale Ediltevere vestendo la maglia con il numero 14, lo stesso che non a caso scelsi anche io. Cercavo di emularlo e da più grandi quando gli ho detto questa cosa pensava che lo prendessi in giro. Invece è la verità.
Quali i valori in cui credi e che vorresti trasmettere alle giovani generazioni?
Lo sport mi ha dato tanto, in termini di insegnamenti e di emozioni. Per questo il mio obiettivo è far del mio meglio per restituire qualcosa ai ragazzi trasmettendo loro quello che io ho imparato. Lo sport è passione, è voglia di stare insieme, è lavorare al meglio per cercare di migliorarsi, è sacrificio e gioia, è condivisione con gli amici di momenti che porterai sempre con te, è vedere un traguardo e cercare di arrivarci, è educazione, è rispetto verso gli altri e verso le regole, è lealtà. Insomma tutti i valori migliori li puoi trovare nello sport e io faccio del mio meglio per aiutare i ragazzi a capirlo. Ho preso le ferie dal lavoro in occasione del Camp di Badia e alla fine pur essendo stanco ero davvero felice. Faccio ciò che mi piace e stare al campo insegnando ai ragazzi mi fa stare bene. Poi ho una famiglia di sportivi quindi la passione è condivisa e ancora più bella.
Quale è stata la soddisfazione più grande che hai vissuto in questi anni?
Non certo i risultati perché così come dicevo prima non sono mai stati la mia priorità e anche perché come dice un amico sono “il più bravo degli allenatori perdenti”. Non ho mai capito se è un complimento oppure no, però mi piace pensare che lo sia. Battute a parte la mia soddisfazione più grande è stata far disputare la finale regionale con Sansepolcro a un ragazzo che aveva problemi di attenzione. Altri allenatori forse non lo avrebbero neanche fatto giocare, io sì perché ho sempre creduto e sempre crederò che sia importante dare a tutti la possibilità di giocare, divertirsi, migliorare e provare le emozioni. Lo sport è per me un’esperienza graduale che ognuno deve vivere con i suoi tempi. Fondamentale per istruttori e associazioni è creare un ambiente sano sotto ogni punto di vista che sia in grado di stimolare i ragazzi e di farli appassionare, perché fare sport nella maniera corretta è determinante, per giovani e adulti.
Foto gentilmente concesse da V. Giunti.