Nell’appuntamento gastronomico di questa settimana l’amica Lory Chini ci propone una ricetta povera tramandata dal babbo. I protagonisti del piatto sono due ingredienti che dentro la madia non mancavano mai: uova e formaggio. Una ricetta facile e veloce perché spesso era il pranzo che i taglialegna, come lui, si preparavano quando rimanevano tutto il giorno al bosco. Ecco spiegati i pochi e semplici passaggi per prepararla.
Ingredienti
- 5 uova
- 5/6 fette di formaggio: per un sapore delicato usare caciotta, altrimenti Pecorino fesco
Procedimento
Sbattere le uova con sale e una spolverata di pepe.
Immergere le fette di formaggio nell’uovo e lasciarle per 10 minuti.
Scaldare leggermente olio in padella.
Versare il tutto e coprire fino a cottura.
Ais Delegazione di Arezzo – Gruppo operativo Valtiberina Toscana consigliano
a cura di Antonella Greco
Il vino che abbiniamo a questa succulenta ricetta fatta con uova e formaggio, proviene da un vitigno originario della Francia. Arrivò in Italia verso la metà del 1800 e si ambientò talmente bene, tanto da diventare una delle punte di diamante del territorio che lo aveva adottato. Oggi ad accompagnare il nostro viaggio enogastronomico sarà l’Alto Adige Sauvignon Doc, prodotto nei terreni calcarei e dolomitici della provincia autonoma di Bolzano. I vigneti sono esposti tutti ad Est e ad Ovest dove la giusta esposizione al sole, la giusta ventilazione e la giusta escursione termica tra giorno e notte, gli permettono di sviluppare tutti i suoi profumi. Il Sauvignon è un vitigno semiaromatico, e questo significa che presenta aromi riconducibili all’uva, ma in maniera leggermente minore rispetto ai vitigni aromatici.
Il vino che ne risulta è giallo paglierino con riflessi verdognoli, ricorda il profumo dell’ortica, del sambuco, dell’erba sfalciata, delle foglie di ribes, delle foglie di pomodoro, del peperone dell’uva spina e addirittura del frutto della passione. Una complessità di profumi insomma! Se affinato in botte si arricchisce di alcuni terziari (la vaniglia ad esempio), che lo rendono un vino complesso. Servito a 10° o 12° gradi esprime tutta la sua forza.
Nunc est bibendum!
I consigli di Augusto Tocci
CAPRINO FRESCO – (una volta nelle case di campagna si usava tenere la capra e con il suo latte si usava fare il formaggio per tutte le occasioni) Il latte di capra non è adatto per la preparazione di formaggi duri o semiduri, per cui i caprini sono sempre freschi e derivanti da una caseificazione speciale. Questo formaggio non si distingue per aromi particolari, ma per un tipico odore di latte acido che in parte ricorda quello dello yogurt. Anche il sapore è tipicamente acido e, generalmente, più dolce che salato.
Scegliamo bene – Scartiamo quelli con odore sgradevole di latte andato a male, ma non quelli che presentano un leggero odore animale, di capra appunto. Nella grande distribuzione è facile imbattersi in caprini addizionati di conservanti: conviene preferire quelli Dop.
Conservazione – Questi formaggi sono in genere provvisti di etichette che vanno attentamente osservate, specialmente per assicurarsi che siano stati prodotti con solo latte di capra e non misto. Se ancora freschi, possono essere gustati al naturale e conservati per una decina di giorni. Spesso si usa metterli nell’olio aromatizzato con maggiorana, alloro e pepe.
Proprietà – Sta aumentando l’interesse e il gradimento nei confronti di questo formaggio perché magro rispetto ad altri, facilmente digeribile e ideale per non provocare gonfiori.