Il presidente dell’Unione dei Comuni Franco Dori ha assegnato le deleghe nell’ambito della Giunta dell’ente comprensoriale. A farne parte, come prevede la legge regionale, sono i sindaci delle municipalità che compongono l’Unione, ovvero le sette della Valtiberina toscana tranne Pieve Santo Stefano. Il sindaco di Sestino, che ha assunto la guida dell’ente poco più di due settimane fa, avrà le deleghe ad affari istituzionali, personale, servizi associati ed aree protette. Vi si può leggere la volontà di seguire in prima persona alcuni dei principali progetti annunciati per il futuro dell’ente, come il potenziamento dei servizi associati e la collaborazione soprattutto tra i piccoli Comuni in termini di personale.
La vicepresidenza dell’Unione è stata assegnata al primo cittadino di Monterchi Alfredo Romanelli, che è destinato a succedere a Dori nel 2022: il criterio infatti è quello di alternare ogni due anni alla guida dell’ente i sindaci dei Comuni più popolosi a quelli dei meno popolosi. Cominciò pertanto Sansepolcro nel 2014, seguita da Badia Tedalda e Anghiari. Tocca ora a Sestino, poi Monterchi e infine Caprese. Romanelli, che in precedenza si occupava di sociale, avrà ora le deleghe a bilancio e patrimonio. Il settore sociale passa invece al presidente uscente Alessandro Polcri. Il sindaco di Anghiari mantiene inoltre turismo e risorse idriche, a cui si va ad aggiungere il sistema di Montedoglio. Polcri avrà quindi margine per lavorare all’intesa con il Consorzio di bonifica in tema di gestione delle acque irrigue.
Mauro Cornioli, sindaco di Sansepolcro, si occuperà anche di trasporti oltre che di tutte le deleghe che già aveva e che sono confermate: socio-sanitario, Suap, Protezione civile e assetto del territorio. Il sindaco di Caprese Claudio Baroni, ceduto il bilancio a Romanelli, ottiene innovazione tecnologica e urbanistica, in precedenza a Polcri. Aree interne, gestione associata del canile, demanio e forestazione sono infine le deleghe che spettano ad Alberto Santucci, primo cittadino di Badia Tedalda.
Passare in rassegna, come abbiamo appena fatto, le numerose e spesso complesse deleghe ripartite tra gli assessori dell’Unione dei Comuni fa balzare agli occhi una delle lacune che accompagnano l’assetto di questo ente: il fatto che presidente e membri della giunta debbano essere necessariamente i sindaci, già naturalmente oberati di incarichi nell’amministrare il proprio Comune, rende per forza di cose meno dinamico ed efficace l’esecutivo dell’Unione. Si tratta di una problematica nota, che è solo uno degli esempi di come le riforme degli enti intermedi tra i Comuni e le Regioni, cioè la vecchia Comunità montana e la Provincia, abbiano depotenziato strutture chiamate a compiti importanti, creando degli ibridi che fanno sempre più fatica ad operare.