Un’opera letteraria per raccontare le varie fasi di recupero di una delle opere più rappresentative dell’arte rinascimentale. Giovedì 7 aprile al museo civico Sansepolcro si è tenuta la presentazione del libro “Il restauro della «pittura più bella del mondo», tra memorie di storia civica e scoperte”, a cura della dottoressa Cecilia Frosinini ed edito da EdiFir.
L’autrice, funzionaria presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze che ha coordinato le operazioni di restauro, era presente alla conferenza assieme ai rappresentanti della Soprintendenza, del Comitato scientifico e dell’amministrazione comunale biturgense. L’evento si è aperto con l’intervento del sindaco Fabrizio Innocenti che ha ringraziato le due amministrazioni comunali Frullani e Cornioli che dal 2015 al 2018 hanno seguito passo dopo passo il percorso di recupero dell’opera simbolo di Sansepolcro. Un intervento – doveroso ricordarlo – reso possibile grazie al fondamentale supporto del mecenate Aldo Osti, cittadino onorario biturgense scomparso nel 2020, autore di una maxi donazione da 100mila euro per il restauro dell’affresco di cui si innamorò nei suoi anni da dirigente della Buitoni.
La parola è passata quindi alla dottoressa Frosinini che ha illustrato alle autorità e agli ospiti presenti il contenuto del volume. “Questo libro è la testimonianza viva di come si è svolto questo restauro. Non soltanto per tutti i risultati che possono trovare una configurazione e una trasmissione verso il futuro, ma anche perché è stato possibile attraverso questo volume tirare fuori anche nuove acquisizioni. Nel periodo intercorso tra il restauro e la pubblicazione del libro, alcuni degli studiosi che collaborano hanno potuto fornire nuove acquisizioni. Anche da un punto di vista storico, quindi, direi che questo restauro rimarrà una pietra miliare”.
“Come dicevano i grandi restauratori del passato, il restauro deve essere anche un atto critico, un momento di conoscenza – ha aggiunto Frosinini – Non si tratta soltanto del restituire nuova visibilità all’opera o dare la possibilità di leggerla in maniera più accurata, ma anche di riuscire ad entrare dentro quelle che erano le parti originali della sua costruzione, di come l’artista l’ha pensato e anche del periodo in cui l’artista viveva. E proprio riguardo a questi aspetti abbiamo tantissime novità e tantissime scoperte”.
La storica si è quindi soffermata sui vari tentativi di restauro eseguiti nei secoli scorsi sulla Resurrezione: “Di reali interventi sull’opera ce ne sono stati due o tre che noi abbiamo potuto appurare leggendo le tracce di queste operazioni ‘improprie’ avvenute moltissimi anni fa quando molti degli strumenti, delle tecniche e dei materiali oggi a disposizione non erano conosciuti. Adesso possiamo dire che abbiamo il meglio di quello che era possibile realizzare allo stato attuale. Se verranno attuate tutte quelle precauzioni conservative e ambientali, compresa la cura del clima, non penso che nessuno di noi presenti assisterà mai ad un nuovo intervento sul dipinto”.