Sull’Ufficio turistico comprensoriale, la cui nuova sede è stata inaugurata sabato scorso nei locali di Piazza Torre di Berta a Sansepolcro, si registra questa mattina una dura presa di posizione polemica da parte della Proloco di Pieve Santo Stefano, che ha inviato sul tema una lettera aperta agli abitanti della Valtiberina Toscana. Il testo è firmato dal presidente dell’associazione Luigi Locci.
“Nei mesi scorsi”, premette, “sono stato invitato a numerosi incontri con l’Unione dei Comuni dove sono stati presentati vari progetti in relazione allo sviluppo turistico di vallata, all’escursionismo, al Cammino di San Francesco e riguardo la necessità di istituire un Ufficio Turistico unico di vallata. Tutte cose pregevoli, sulla carta. In queste e in molte altre occasioni”, spiega Locci, “mi sono fatto promotore della necessità di coniare il brand Valtiberina Toscana, per consentire all’Ufficio di formulare proposte, pacchetti di soggiorno articolati in modo da consentire agli ospiti di visitare tutti i Comuni in seno alla vallata e apprezzare quindi le loro tipicità storiche, culturali, paesaggistiche e gastronomiche. Ciò consentirebbe di raccogliere sotto un unico nome tutte le tipicità di una area geografica ricca di suggestioni ed esperienze di ogni tipo, ergo una comunicazione più efficace e diretta, per risultati migliori in termini di ritorno economico per tutti gli operatori e non solo”. A questo scopo, scrive Locci, “come associazione Proloco Pieve Santo Stefano abbiamo negli ultimi tre anni investito tutte le nostre risorse con risultati eccellenti, Eremo di Cerbaiolo su tutto, e in relazione al tema dei prodotti tipici del territorio lo abbiamo fatto per il fungo prugnolo e per il tortello di patate alla lastra per il quale abbiamo coniato il marchio Il mitico tortello di Pieve. Bene”, si legge nella lettera, “all’interno dell’ufficio turistico della Valtiberina toscana è stato messo in bella mostra il Tortello di patate di Corezzo, in Casentino”. Fa piacere vedere già dall’inaugurazione”, ironizza Locci, “che le intenzioni di questo ufficio e soprattutto del suo o dei suoi responsabili sono quelle di chi non ha capito proprio un bel niente e/o caldeggia interessi diversi”.
“Non ce l’ho assolutamente con i cugini di Corezzo”, precisa Locci, “ma con chi si è assunto la responsabilità di fare questa sciagurata scelta, evidenziando la totale assenza di una visione sul brand Valtiberina Toscana, totale incapacità a gestire la comunicazione, o malafede. Visto e considerato che nessuno si è minimamente preoccupato di interpellarmi sull’argomento, sono costretto a pensare tutto quanto sopra appena detto “, attacca il presidente della Proloco. “È evidente a tutti”, dice ancora, “che con certi soggetti non sarà mai possibile abbattere quei muri virtuali tra i comuni più grandi e i più piccoli, ma ai miei occhi è altrettanto evidente che, viste le dinamiche delle nuove forme di turismo, nessuno da solo potrà sperare in uno sviluppo esponenziale e soprattutto costante continuando a campare ma non a progredire nell’interesse di tutti”.
“Credo che i Comuni debbano immediatamente discutere se la responsabilità di un ufficio cosi importante debba essere lasciata all’improvvisazione e, ancora peggio, a piccoli interessi di parte”, esorta Locci, concludendo con un poscritto di scuse ai lettori: “Sono pienamente consapevole che in questo periodo sono ben altri i problemi che stiamo attraversando, ma non mi era possibile rinviare questa mie osservazioni a domani”, spiega.
Ricordiamo che l’attività dell’Ufficio turistico comprensoriale – che continua ad essere gestito dalla cooperativa Toscana d’Appenino in seguito alla gara indetta dall’Unione dei Comuni e svoltasi ad agosto e settembre – coinvolge non solo le sei municipalità facenti parte dell’ente comprensoriale, ma anche quella di Pieve, che come noto non ha aderito all’Unione.