UCH Holding, Macrì: “Nessuna occasione persa da Estra”

Il presidente della multiutility intervistato da TeverePost: “Aspettiamo l'interlocutore che emergerà dall'asta”. Il tema è rilevante per gli equilibri di Sei Toscana

Nel corso di un’intervista rilasciata ieri a TeverePost Francesco Macrì, presidente di Estra, si è detto stupito di aver letto sui giornali che la multiutility dell’energia avrebbe perso una grande occasione non partecipando all’asta di UCH Holding. In ballo c’è la partita per il controllo del gestore del servizio rifiuti dell’Ato Toscana Sud, Sei Toscana. Ma andiamo per ordine.

Come è cambiata Estra durante la presidenza Macrì?

“Da quando ho assunto la presidenza, insieme ai miei colleghi del consiglio di amministrazione ho condiviso un piano industriale di crescita che ha portato Estra a diventare la quinta utility italiana a livello di energia. Questa grande crescita verticale su base nazionale ci ha fatto arrivare ad avere distribuzione gas in Puglia e società per la vendita di luce e gas fino alla Sicilia, raggiungendo quasi un milione di clienti e 8.000 chilometri di rete nella distribuzione del gas. Poi abbiamo pensato a sviluppare i cosiddetti business ancillari, cioè Estracom nelle telecomunicazioni e Estra Clima nell’efficienza energetica. La nostra platea di clienti ha in Estra sempre più una multiutility capace di offrire tanti servizi che non possono che essere connessi, che afferiscono alla smart home, alla domotica, dal termostato intelligente alla fornitura del gas. Da qui siamo partiti per immaginare uno sviluppo orizzontale che desse una risposta al nostro territorio, riavvicinando innanzitutto la gestione dei servizi di interesse pubblico ai naturali livelli amministrativi, che sono i nostri sindaci. Noi crediamo molto nei nostri soci, i nostri soci indiretti sono ben 143 amministrazioni comunali. Che in molti casi, a causa di politiche sbagliate che hanno rincorso gigantismi governati all’esterno dei nostri territori, hanno affidato la gestione dei servizi pubblici a soggetti improbabili che a guardare i conti non hanno operato bene”.

Si inserisce in questo quadro l’ingresso di Estra in Sei Toscana.

“Per quanto riguarda l’ambiente il caso è aggravato dalle dinamiche di un Ato enorme in cui i sindaci in rari casi riescono a determinare una strategia afferente al controllo. Quindi noi, su richiesta del territorio e senza una volontà di potenza, abbiamo assecondato un disegno che riportasse la sovranità amministrativa perduta nei servizi pubblici. Noi siamo una realtà sufficientemente forte e industrialmente rilevante in grado di aggregare soggetti e di essere al centro di una strategia per avere una multiutility anche in Toscana e nel centro Italia. La Toscana non può continuare a essere un mercato per gruppi italiani o esteri. Quando paghi una bolletta i benefici devono ritornare nei territori che hanno contribuito, questa è la filosofia di fondo. Solo se c’è uno stretto collegamento tra un gestore con rilevanza e competenze industriali e il territorio c’è una dinamica virtuosa, questa è la logica che ci anima in sintonia con i nostri soci e con quelli molto indiretti che in ultima istanza sono i cittadini. Non a caso siamo entrati ufficialmente nel ramo ambiente, abbiamo acquisito Ecolat, che è una società che partecipa per una discreta percentuale a Sei Toscana, e stiamo valutando altre opzioni per accrescere la nostra presenza. Noi di fatto stiamo collaborando con il pacchetto pubblico che era soccombente rispetto a una gestione privatistica che vedeva il business non nell’efficienza della raccolta ma nei risultati di gestione, che poi finivano in società non del territorio.
Di conseguenza mi ha un po’ stupito aver letto in questi giorni che Estra ha perso una grande occasione non partecipando alla gara di UCH Holding, che è il grande gruppo delle cooperative emiliano-romagnole in dissesto finanziario che hanno messo all’asta i propri asset. Estra ha fatto con prudenza e misura un rilevante investimento, è già nel capitale di Sei e fa squadra con i soggetti pubblici. Abbiamo rilevato delle quote private e aspettiamo il nuovo partner che dovrebbe emergere da quest’asta competitiva organizzata dal Ministero. Non abbiamo rinunciato, noi non intendevamo avventurarci in una gara che tra l’altro riguarda il settore ambiente di moltissime aziende sparpagliate dal Piemonte alla Calabria. A noi possono interessare gli asset toscani ma siamo già in partita e aspettiamo di ragionare con l’interlocutore che vincerà la gara”.

Si può dire che Sei sia attualmente a maggioranza pubblica?

“Assolutamente sì. Grazie a Estra si è recuperata la maggioranza pubblica, che ha espresso il presidente, l’amministratore delegato e il nuovo direttore generale. C’è un peso importante di Sta nel cda che deriva da un’impostazione statutaria, ne abbiamo grande rispetto ma oggi la compagine guarda complessivamente alla parte pubblica. Poi da qui a produrre una rinnovata gestione ce ne corre, perché il quadro è molto complicato, siamo in un’area cosiddetta regolata, c’è un’Autorità, c’è una dinamica addirittura nazionale rispetto alle tariffe, ci sono piani d’ambito. Andrebbe ripensato il tutto in chiave anche regionale”.

La presenza di Estra in Sei testimonia anche l’importanza del connubio tra energia e ambiente.

“Oggi ambiente ed energia costituiscono un unicum anche dal punto di vista dello sviluppo tecnologico. Basti pensare per esempio ai biodigestori anaerobici da cui si produce biometano, progettualità che in futuro auspico anche in questo territorio. Per salvaguardare l’ambiente non servono più né sfilate né convegni, servono investimenti poderosi, servono impianti. Siamo in un Paese dove solo il 25% dei rifiuti viene smaltito legalmente, un altro 25% viene smaltito illegalmente e il restante 50% viene esportato, a recupero energetico o ancora illegalmente. Noi sprechiamo una ricchezza, perché il rifiuto correttamente gestito è un’opportunità e soprattutto dà la possibilità di produrre energia pulita; quindi non si può fare solo la differenziata come fa fare Sei Toscana ai Comuni se poi a valle non ci sono gli impianti. E ci vuole anche un mercato, non serve raccogliere montagne di carta o di plastica se poi non trovi a chi venderle. Serve una strategia ben definita che coinvolga il rifiuto in termini di gestione, selezione, trattamento, trasformazione e vendibilità”.

Tornando ad Estra, esiste la prospettiva dell’ingresso di soci privati?

“No. Precisiamo: c’era la prospettiva della quotazione in borsa, in quel senso sì, ma è una pratica che abbiamo sospeso perché quando abbiamo tentato la quotazione le condizioni di mercato erano spaventose. Era la fase in cui doveva nascere il Governo gialloverde, si veniva da un anno precedente estremamente impegnato per gli investitori internazionali e nella pipeline che prevedeva in Italia una quarantina di quotazioni si è quotata solo una società, tutti sono stati al palo. Da allora, per vicissitudini mondiali, come lo scontro sui dazi tra Stati Uniti e Cina, tutta una serie di componenti impediscono una buona performance della quotazione. Quindi noi abbiamo rinunciato a quotarci senza bruciarci, non abbiamo pubblicato offerte. Le utility che erano già quotate hanno avuto in quella fase un calo del 20%, quindi abbiamo fatto bene. Estra crede nella quotazione ma non si vuole quotare a tutti i costi, la quotazione va fatta quando valorizza al meglio la proprietà dei soci, quando ottiene un ottimo risultato. In questo senso abbiamo immaginato l’ingresso di soggetti privati, però avevamo impostato la quotazione in modo tale da garantire la prevalenza dei soci pubblici. Erano previste soglie di sbarramento, i soci investitori non potevano avere più di una determinata percentuale che era minima, non potevano allearsi, c’erano tanti paletti che mantenevano ben salda la governance nella parte pubblica. Insomma l’operazione non è annullata, è sospesa in attesa che ci siano le condizioni generali, ma quotarsi è uno stress pazzesco per l’azienda, non si può provare a farlo ogni sei mesi. Adesso abbiamo acquisito molte aziende, ci abbiamo investito, concentriamoci su una buona gestione”.

Per quanto concerne la Valtiberina, qual è il rapporto di Estra con questo territorio e con le amministrazioni comunali?

“Ottimo, come con tutte le altre amministrazioni. Tra l’altro il sindaco di Sansepolcro è uno dei più attivi nell’assemblea di Coingas, che è il nostro socio di riferimento territoriale. Estra non manca mai di sostenere ogni operazione che l’amministrazione ci propone in ambito culturale, sociale o di altra natura. Cerchiamo di offrire servizi al meglio, Sansepolcro è anche sede di un nostro ufficio importante. La Valtiberina per quanto ci riguarda ha la massima considerazione, come sapete investiamo molto in termini anche di sponsorizzazioni e sostegno del territorio, oltre che distribuire dividendi importanti”.

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