TeverePost, in collaborazione con l’Ambito Turistico dell’Unione Montana dei Comuni della Valtiberina Toscana, propone un ciclo di approfondimenti al fine di promuovere il territorio locale e la sua identità con strumenti di comunicazione digitale integrata: web, contenuti multimediali, social media.
In un periodo certamente non fortunato per il turismo, l’obiettivo è quello di trasmettere un segnale di speranza, rafforzando la consapevolezza che le bellezze culturali e naturali della nostra vallata potranno costituire uno strumento preziosissimo per la ripartenza dell’economia locale una volta terminata la fase di emergenza.
Nell’ultimo appuntamento del nostro bel percorso come ‘turisti nella nostra Valle’ vi parleremo di Sestino, paese molto antico e avamposto toscano al confine in direzione est, conosciuto per la sua storia e per il suo suggestivo patrimonio ambientale. La realizzazione del reportage è stata realizzata con il supporto dell’amministrazione comunale sestinese.
Incuneata nella provincia marchigiana di Pesaro-Urbino, ma prossima anche alla Romagna e all’Umbria, Sestino corrisponde alla punta più orientale del territorio regionale toscano. Per ragioni storiche, come vedremo, quest’area montana è legata all’area amministrativa della Valtiberina, ma dal punto di vista geografico il paese sorge nella valle del Foglia, fiume che nasce sul Monte Sovara a 980 metri e che sfocia sull’Adriatico. Appena a nord c’è il Montefeltro, mentre la Repubblica di San Marino dista una cinquantina di chilometri. Insomma, una vera e propria terra di confine e crocevia di culture che ha visto passare popoli, personaggi e usanze molto diverse nel tempo. Dal punto di vista storico è conosciuta principalmente come una città romana, visti i tanti lasciti di quell’epoca, ma non mancano le testimonianze di un trascorso ancora più antico che passa per gli Etruschi, i Piceni e gli Umbri.
Nonostante le sue particolari caratteristiche geografiche la rendano uno dei comuni più ‘marginali’ della Toscana, Sestino ha molto da offrire ai suoi visitatori, soprattutto dal punto di vista storico e naturalistico.
La Riserva Naturale del Sasso di Simone
Il nostro viaggio non può che partire da una delle principali attrazioni naturalistiche della Valtiberina, ossia la Riserva Naturale del Sasso di Simone. Interamente compresa nella provincia di Arezzo, quest’area protetta al confine con l’Emilia-Romagna e le Marche si estende per più di mille ettari nei quali è racchiuso anche il celebre blocco di pietra.
Questo “sasso” all’interno della riserva consiste in una mastodontica roccia di circa 1.200 metri di altitudine. Un balcone naturale dalla cui sommità si può godere di uno spettacolare panorama.
Questa sorta di Ayers Rock nostrano, in passato, è stata anche oggetto di culti pagani per la sua particolare conformazione. Anche nel Medioevo la zona intorno al sasso era molto trafficata, essendo percorsa da moltissimi mercanti e pellegrini diretti a Roma. Nel Cinquecento, invece, catturò l’attenzione di Cosimo I de’ Medici, che pensò di realizzare qui una città fortificata a difesa di Firenze chiamandola Città del Sole. Assieme ai resti di quest’ultima, in cima al Sasso è presente inoltre un’enorme croce collocata dove un tempo sorgeva un’antica abbazia dedicata a San Michele Arcangelo. Proprio di recente questo manufatto è stato riposizionato al suo posto dopo che un evento atmosferico straordinario l’aveva fatta cadere a terra.
Sotto la vetta sono presenti due aree di sosta attrezzate con barbecue, un rifugio e alcune aree picnic. E’ qui che si svolge la tradizionale festa del Sasso nel mese di agosto. Immancabile ovviamente il Centro Visite dove i visitatori di tutte le età potranno ottenere informazioni preziose ed entrare in contatto con questi luoghi incantevoli.
La Riserva Naturale è percorsa da numerosi sentieri, lungo i quali i visitatori scopriranno un ambiente pressoché incontaminato fatto di praterie fiorite, vialetti erbosi e scoscesi calanchi. A popolarla, una ricca fauna fatta di lupi, volpi, caprioli, ma anche uccelli come falchi, piane, civette e picchi.
Come detto, la Riserva rientra interamente nel territorio regionale toscano, mentre il vicino Simoncello è condiviso con le Marche e l’Emilia Romagna, che gestiscono il Parco interregionale di Simone e Simoncello.
Maggiori informazioni su www.parcosimone.it
Spiritualità
Tra i luoghi di culto sparsi in tutto il territorio di Sestino, spicca la Pieve romanica di San Pancrazio. Essa fu costruita sopra i resti dell’antica curia romana e custodisce al suo interno una suggestiva cripta di epoca bizantina (VII – VIII secolo), integra nella sua conservazione, caratterizzata da un interessante capitello barbarico e da numerosi reperti altomedievali. Col passare dei secoli la chiesa si è trasformata in stile e architettura. Della Pieve originale oggi rimangono l’abside e il cippo romano in marmo con dedica al “Genius curiae” del 375 d.C.
Nel silenzio della montagna, questo luogo custodisce opere d’arte del periodo medioevale e rinascimentale. In questa pace magica sarà facile lasciarsi affascinare dalle splendide pitture presenti, tra le quali spiccano due crocifissi giotteschi su tavola di scuola riminese (metà XIV secolo), varie tele tra cui una “Natività con santi” (XVII secolo) impreziosita da un’aurea cornice lignea, una “Adorazione dei magi” (XVII secolo), le “Stimmate di San Francesco” (XVIII secolo) e il “Martirio di San Pancrazio” (XVIII secolo).
Antiquarium Nazionale
Nel corso dell’Ottocento si formò a Sestino una collezione di iscrizioni, cippi, statue e frammenti decorativi di epoca romana provenienti da scavi eseguiti nel territorio. La collezione era conservata dai religiosi del posto in un piccolo locale annesso alla chiesa di San Pancrazio senza che vi fosse un’esposizione organizzata di tipo museale. A fine Ottocento si pensò di trasferire la collezione nei musei archeologici di Firenze o di Roma, ma per vari motivi le opere rimasero in loco. Solo negli anni Trenta del Novecento fu istituto all’interno della canonica un piccolo museo, che ospitava i reperti archeologici di Sestino. Oggi l’Antiquarium è costituito da una sezione epigrafica dove sono esposti materiali lapidei con cippi e tavole di epoca imperiale (I sec.-IV sec. d.C.). Recentemente è stata inaugurata la seconda sezione, con esposizione della statuaria e con la ricostruzione di uno spettacolare monumento funerario di età augustea.
Maggiori informazioni su www.beniculturali.it
Il borgo di Monterone
Tra i borghi nei dintorni di Sestino che meritano una visita, spicca senza dubbio quello di Monterone, uno dei luoghi medioevali più suggestivi e meglio conservati di tutto il territorio. Visitare questo antichissimo centro abitato è come fare un tuffo nel passato. Passeggiando tra i vicoli è facile lasciarsi incantare dai bellissimi scorci ed alcuni dettagli dietro ai quali si nascondono antichissime storie.
Nel centro del paesello sono collocate la chiesa di Santa Maria Assunta e un antico pozzo pubblico, oltre ad altre strutture riadattate, tra le quali si segnalano l’ostello e la “Cantina dell’Olio”, quest’ultima gestita dalla locale associazione, dove sono esposte diverse strumentazioni della tradizione contadina.
Monterone è anche conosciuto come il Castello del Liuto: qui è presente un piccolo museo e laboratorio privato dove questi antichi strumenti musicali vengono creati e restaurati.
Gastronomia ed Eventi
Il comune di Sestino è rinomato per essere la patria del ‘gigante bianco’, ossia la Chianina. Questa antica razza bovina è conosciuta da più di duemila anni. Citata da Plinio il Vecchio e da altri autori latini come “Bos magnus et albus” ed utilizzata come animale da lavoro da Romani ed Etruschi, da anni viene allevata con successo nei verdi pascoli dell’Appennino centrale per la sua carne, magra e saporita. Percorrendo le strade che attraversano il territorio di Sestino, oppure camminando nei numerosi sentieri, è facile imbattersi in enormi esemplari di chianina.
Nel paese appenninico, ogni anno a giugno, si celebra inoltre la “Sagra della Bistecca Chianina”, certamente il principale evento gastronomico in calendario, organizzato dalla Proloco Sestino in collaborazione con l’amministrazione comunale, gli allevatori di Chianina e i tanti volontari. La manifestazione è ovviamente dedicata alle prelibate carni di questo animale: ogni anno il paese è teatro di un grande banchetto a cielo aperto dove il divertimento non manca mai grazie ai numerosi eventi musicali e di rievocazione storica.
Una tre giorni che solitamente si apre la sera del venerdì con una serata a base di hamburger di Chianina e a seguire musica dal vivo. La festa entra nel vivo nella giornata di sabato con l’apertura degli stand gastronomici e l’arrivo della bistecca, e continua fino alla domenica per tutta la giornata.
Maggiori informazioni su: www.facebook.com/prolocosestino