Il presidente della fondazione Arezzo Intour Marcello Comanducci è stato ospite ieri mattina di un seminario online sul tema del turismo lento organizzato dall’Unione dei Comuni in collaborazione con Meet Valtiberina. All’appuntamento hanno preso parte anche il presidente dell’ente comprensoriale Alessandro Polcri e gli assessori al turismo dei Comuni della vallata.
Un territorio da promuovere in modo complessivo
La fondazione Arezzo Intour è un soggetto pubblico-privato nato nel 2018 che si occupa della promozione turistica del territorio dell’intera provincia. Per quanto riguarda gli enti della Valtiberina, ne sono soci l’Unione montana e singolarmente i Comuni di Caprese, Monterchi e Pieve Santo Stefano (quest’ultimo – lo ricordiamo – non fa parte dell’Unione). Nel corso del proprio intervento Comanducci, che pochi giorni fa ha lasciato il suo ruolo di assessore del capoluogo per motivi di lavoro, ha descritto le linee guida dell’attività della fondazione e della piattaforma digitale Discover Arezzo lanciata di recente: “Stiamo lavorando”, ha detto, “per fornire al turista informazioni indipendentemente da dove inizia o finisce un territorio comunale”. In quest’ottica c’è da superare un problema atavico, quello del campanilismo: “Siamo stati sempre gelosi dei nostri territori, gli Ambiti territoriali costituiti dalla Regione sono stati un passo avanti, ma in tante province il campanilismo che era tra Comune e Comune si è trasferito agli Ambiti”, ha commentato. Eppure la provincia di Arezzo si presta ad essere vissuta complessivamente: “Abbiamo un valore aggiunto nel fatto che il nostro è un territorio molto bello e molto diverso tra le vallate. Posso capire la concorrenza tra Rimini e Riccione, che offrono lo stesso mare; noi invece possiamo dare al turista un’esperienza di viaggio unica, e questo è fondamentale se vogliamo aumentare le presenze ma soprattutto la permanenza”.
Il turismo mordi e fuggi è infatti sempre stato un punto debole del nostro territorio, e oggi, spiega Comanducci, la problematica si sta diffondendo anche altrove: “I turisti si fermano sempre meno, e questo vale ormai per molte destinazioni nel mondo. Vivono le esperienze sempre più velocemente, a meno che tu non gli dia un’occasione per rimanere”. Questo è uno degli obiettivi di Discover Arezzo: fornire “tutta una serie di possibili attività da fare nel territorio, che principalmente si suddividono per interessi”, e riuscire a superare “decenni durante i quali Arezzo non sapeva che eventi c’erano a Sansepolcro o ad Anghiari e gli albergatori e gli stessi punti di informazione turistica facevano fatica a indirizzare i viaggiatori. Territori e Comuni si muovano ognuno con i propri strumenti comunicativi”, ha detto Comanducci, “ma utilizzino anche Discover Arezzo per farsi conoscere, come del resto noi utilizzeremo il portale regionale Visit Tuscany: sono tutti contenitori dove a cascata dobbiamo far vedere il nostro territorio”.
Interagire con un turista che si informa
Comanducci ha sottolineato come tutti i dati precedenti all’emergenza coronavirus evidenziassero la grandissima crescita del turismo ecosostenibile: “Il Covid da un lato ci ha colpito duramente, dall’altro ha accelerato questo processo di ricerca di posti più autentici”, ha spiegato l’ex assessore aretino, che si è tuttavia mostrato ottimista anche per la ripresa del turismo tradizionale, che “tornerà e sarà forte come o più di prima: città come Firenze, Venezia o Roma avranno sempre milioni di visitatori. Noi”, ha specificato, “dobbiamo fare un progetto di territorio che sfrutti anche l’enorme visibilità di Firenze e della Toscana. La provincia di Arezzo per anni è stata all’ultimo posto, ora stiamo un pochino crescendo, però i territori intorno a noi sono agguerriti, hanno una tradizione turistica più forte e noi stiamo rincorrendo”. Ma come cambierà il turismo? “Tutti dicono che nulla sarà come prima”, ha commentato il presidente della fondazione, “ma io non sono convinto di questo, il turismo piano piano riprenderà. Certo finché non ci sarà un vaccino o una cura saremo sempre sul chi va là, ma poi starà a noi continuare a lavorare per attirare nuovi turisti”.
E per attirarli bisogna comunicare: “Di turismo lento si parla da anni, ma nel concreto abbiamo lavorato molto sulla parte strutturale e poco su quella di marketing. La provincia di Arezzo per la prima volta nella storia viene attraversata da tre dei quattro grandi cammini regionali: se ne parla molto dal punto di vista strutturale ma comunichiamo poco o niente al turista”. Un turista che “è sempre meno sprovveduto, prima di partire si informa, scarica i tracciati, è quello che chiamano il pellegrino moderno” e col quale dobbiamo interagire in modo attivo: “Non possiamo pensare che se abbiamo percorsi belli, un territorio bello, la gente viene da noi automaticamente. Oggi la destinazione turistica viene scelta anche in base a quanto vieni martellato, all’ispirazione che magari trai da un video che vedi”. Per amplificare gli effetti della comunicazione turistica è necessario agire in maniera unitaria: “Serve un salto di discontinuità forte, perché tanti territori fanno di tutto per chiudersi”, dice Comanducci tornando di nuovo sul tema del campanilismo. “L’importante è che arrivino risultati, perché se tutti i Comuni, anche i più piccoli, vedono i risultati, poi questi limiti si superano. E i risultati, anche se il Covid allungherà i tempi, io credo che arriveranno. Abbiamo tra le mani un territorio a vocazione turistica, una vocazione che negli anni magari non è stata nel nostro dna, ma ci sono tutte le caratteristiche per crescere. La strada è abbastanza tracciata”, conclude il presidente di Arezzo Intour, “bisogna continuare a crederci e soprattutto a investirci”.