Prevista fumata nera a Montecitorio, dove la giornata è stata animata più da fatti collaterali che dallo stesso atteso primo scrutinio. Tra questi la morte di un deputato che ha immediatamente modificato la composizione dell’assemblea dei grandi elettori e le proteste della deputata no vax, la ex grillina Sara Cunial, che si è rifiutata di entrare a Montecitorio con il green pass e di conseguenza non ha potuto prendere parte alla votazione minacciando di farla invalidare. Per la prima volta alcuni elettori hanno potuto votare fuori dall’aula. Si tratta di coloro che erano risultati positivi al Covid-19, per i quali è stato allestito il voto direttamente dall’automobile sul parcheggio della Camera dei Deputati. Proseguono le trattative tra le forze politiche e la notizia del giorno è stato l’inizio ufficiale del dialogo tra i vertici del Partito Democratico, della Lega e dei Cinque Stelle. Non trapelano indiscrezioni su quali possibili nomi possano trovare la convergenza delle tre aree politiche che seppure distanti sostengono il Governo Draghi. Sul premier continuano i veti di Lega e Forza Italia che preferirebbero lasciarlo a Palazzo Chigi, mentre per ora non decollano la Presidente del Senato Elisabetta Casellati o l’ex Presidente della Camera Pierferdinando Casini. Tutti e tre rimangono in lizza come possibile soluzione dopo il quarto scrutinio. Non mancano neppure i sostenitori di un Matterella bis come quelli della diplomatica, oggi al vertice del dipartimento governativo che coordina i servizi segreti italiani, Elisabetta Belloni.
In questo primo scrutinio, a cui hanno preso parte 976 grandi elettori, oltre alle tante schede bianche e nulle, rispettivamente 672 (il quorum che sarebbe stato necessario per l’elezione) e 49, ci sono stati anche dei voti validi. Voti e nomi che rimarranno nella storia dell’Italia repubblicana e che hanno visto al primo posto con 36 voti l’ex vicepresidente della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, sostenuto ufficialmente dagli ex grillini e da alcuni rappresentanti della sinistra all’interno del Gruppo Misto. Non sorprende che il secondo posto sia ad appannaggio di Sergio Mattarella con 16 voti. La Ministra della Giustizia Marta Cartabia è stata votata da 9 grandi elettori mentre 7 hanno scritto il nome dell’ex candidato del centrodestra Silvio Berlusconi. Tra coloro che hanno raccolto più preferenze ci sono stati il deputato di Forza Italia Roberto Cassinelli (7), quello leghista Guido De Martini (7), l’ex grillino Antonio Tasso (7), il renziano Ettore Rosato (6), l’ex leader della Lega ora senatore Umberto Bossi (6) e il radicale Marco Cappato (5). Tra le schede hanno fatto capolino anche i nomi di Pierferdinando Casini, Elisabetta Belloni e Elisabetta Casellati.
Tra i numerosi voti dispersi, di particolare interesse quelli al conduttore televisivo Amadeus, allo storico Alessandro Barbero, ai giornalisti Bruno Vespa e Alfonso Signorini, al presidente della Lazio Claudio Lotito e sempre dal mondo del calcio a Dino Zoff e Claudio Mazzone. Si ripete come sette anni fa Claudio Sabelli Fioretti, ci sono anche Alberto Angela, Mauro Corona, Giorgio Lauro e Giuseppe Cruciani. Mistero per tre voti forse attribuibili a Marco Rizzo ma letti dal Presidente Fico come “Risso”, nome non ripetuto alla proclamazione ufficiale del risultato. Quindi al via nella giornata di oggi, martedì 25 gennaio, il secondo scrutinio e ancora una volta sarà necessaria la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto. Con la surroga del deputato di Forza Italia Vincenzo Fasano, scomparso nelle ore precedenti la prima votazione, il numero dei grandi elettori tornerà a 1.009 e di conseguenza la maggioranza qualificata sarà 673 voti.
Il futuro presidente non ha eguagliato il record di De Nicola, Cossiga e Ciampi eletti alla prima votazione mentre ha a disposizione ancora il secondo e terzo scrutinio per diventare l’unico ad essere eletto con la maggioranza qualificata non al primo scrutinio ma prima di passare alla maggioranza assoluta in vigore dal quarto. Nel frattempo il mandato di Sergio Mattarella raggiunge i 2.548 giorni superando quello di Sandro Pertini (2.547) e collocando il Presidente uscente al sesto posto come durata del proprio settennato. La curiosa classifica è guidata da Giorgio Napolitano, che con una doppia elezione ha raggiunto 3.166 giorni, seguito dai settennati ordinari di Gronchi, Saragat, Einaudi e Ciampi.