La moto è sempre stata in cima ai suoi pensieri e ha accompagnato le varie fasi della sua vita, diventando a tutti gli effetti una fedele compagna di viaggio e di avventure. La storia sportiva di Tommaso Cherici, pilota trentacinquenne di Sansepolcro, parte da lontano e racconta una passione vera, portata avanti con qualità, impegno, dedizione e voglia di divertirsi. Una passione nata fin da quando era un bambino che sognava di salire in sella a una moto per guidarla come faceva il babbo Pietro, ex pilota, coltivata poi da ragazzo con le prime esperienze su mini-moto ed enduro, arrivata infine a compimento con il titolo italiano nella categoria 1000 base conquistato nel 2020. Tommaso ha dimostrato il suo valore centrando il prestigioso risultato nel primo anno effettivo di gare e in questa stagione, in un contesto ancora più impegnativo, vuole rimanere in alto ed essere ancora assoluto protagonista. Una bella storia che ha ancora molte pagine da scrivere e che il pilota biturgense vuol vivere dando il massimo, gustandosi ogni momento. Passione senza pressione perché la moto resta soprattutto divertimento.
Tommaso da dove nasce il tuo amore per questo sport?
Me lo ha trasmesso mio babbo Pietro, ex pilota, fin da quando ero piccolo. Andare in modo era il mio sogno e la velocità mi ha sempre affascinato. La mia avventura è iniziata prima con le mini-moto e poi con la moto da cross, fino a quando nel 2016 ho deciso di comprarmi una moto da strada. All’inizio per fare delle girate la domenica, poi iniziando a provare in pista per “sfogare” la mia voglia di spingere al massimo. Sono subito stato a mio agio, andando forte e facendo vedere di avere delle qualità, così ho pensato di provare qualcosa di più. La chance che aspettavo è arrivata nel luglio 2019, quando ho ricevuto la wild card per partecipare a due gare del Trofeo Italiano Amatori categoria 1000 base, appartenenti al circuito della Coppa Italia a cui ho preso parte con la mia BMW 1000RR, per il Team Extreme Racing Service di Bergamo. È stata un’emozione forte e già mi sembrava di vivere un sogno, anche perché ho disputato due buone prestazioni, piazzandomi a metà classifica sia al Mugello che a Misano, due dei circuiti più belli del mondo. Grazie a questi risultati la squadra mi ha proposto di correre tutta la stagione seguente e mi è sembrato di toccare il cielo con un dito.
Scelta che si è rivelata quanto mai lungimirante, dato che nel 2020, al tuo primo anno effettivo da pilota, hai vinto il titolo italiano. Te lo aspettavi?
Sono partito con l’idea di fare la mia parte, senza pormi obiettivi particolari, però le cose sono andate bene fin da subito. La squadra mi ha sostenuto, il mio staff è stato fantastico e io sono riuscito a esprimere le mie qualità nel migliore dei modi. Al primo appuntamento stagionale ho subito conquistato la pole position e in gara ho ottenuto un brillante 3° posto. Così mi sono detto “ok, ci proviamo” e ho iniziato a inseguire questo sogno. Nelle prove successive ho sempre realizzato la pole e sono sempre salito sul podio vincendo quindi il titolo italiano grazie alla continuità di rendimento dimostrata con una gara di anticipo rispetto alla fine della stagione, nell’ultimo meraviglioso weekend del Mugello.
Raccontaci un po’ le emozioni di quel fine settimana, con la vittoria matematica del Campionato Italiano il sabato e il tuo primo successo in gara la domenica. Una doppietta da brividi.
È stato proprio così. Mi sono meritato la possibilità di vincere in anticipo, ma non è stato tutto semplice. Ho avuto anche dei fine settimana complicati per via di cadute e problemi meccanici, ma grazie al mio favoloso staff sono riuscito a superare le difficoltà e a essere sempre competitivo. Una volta pensavo di non riuscire nemmeno a gareggiare, invece sono addirittura salito sul podio. Le emozioni si sono susseguite e il titolo si è avvicinato gara dopo gara. Prima del decisivo weekend del Mugello ero un po’ emozionato ovviamente, ma non teso perché sapevo che l’obiettivo era alla portata. Il sabato sono riuscito a chiudere il discorso per la classifica, la domenica ho dato il massimo per centrare il successo e tagliare per primo il traguardo. Ho staccato il mio avversario di quel tanto che bastava in modo da non correre rischi e gustandomi davvero gli ultimi metri. Conquistare il titolo è stato il coronamento di quel sogno che inseguivo da ragazzo, ma vincere una gara in un circuito prestigioso e affascinante come quello del Mugello è stata l’emozione più forte. Una doppietta che non dimenticherò mai. Se me lo permetti vorrei ringraziare chi mi ha aiutato e sostenuto nei vari momenti di questo percorso.
Certo…
Prima di tutto la mia famiglia. Mio padre Pietro che è sempre stato fonte di ispirazione e che mi segue ogni volta negli allenamenti e durante le corse, mia mamma Silvia che ovviamente mi fa sentire il suo calore e la sua gioia, ma che non viene a vedermi perché come dice sempre lei è “terrorizzata”, la mia fidanzata Giulia che mi supporta e sopporta. Grazie anche all’amico Piero e agli altri amici che sono fondamentali per me, al Team Extreme Racing Service di Bergamo e ai vari sponsor: Tiberpack, Concreta Cucine, Gori Ferramenta, Carrozzeria Supercar, Bs Lubrificanti e Manuel Tizzi Designer.
Il tricolore del 2020 ti è valso il passaggio alla categoria superiore, non più 1000 base ma 1000 avanzato. Come sta andando questa stagione?
Il livello è chiaramente più alto e per fare un esempio i tempi fatti registrare dai 40 piloti sono racchiusi in appena 3”5. C’è molto equilibrio e anche in partenza c’è vera bagarre. È tutto più complicato quindi, ma è il bello delle sfide. Il campionato è iniziato al Mugello. Nella gara del sabato sono partito 14° e ho fatto una bella rimonta chiudendo 6°, mentre la prova della domenica è stata annullata. La settimana scorsa siamo tornati in pista a Vallelunga. Sono partito dalla 9ª posizione e a causa di una “sportellata” mi sono ritrovato 15°, ma poi ho recuperato di nuovo chiudendo 9°. Diciamo che a causa di questi piazzamenti non posso più puntare al titolo, ma sui tempi sono comunque competitivo, tanto che al Mugello ho realizzato il giro veloce in gara. Penso di poter lottare di volta in volta con i migliori per risalire la classifica. Spero di poterci riuscire già nelle prossime gare in programma a Misano, il 24 e 25 luglio. Ci dovrebbe essere anche il pubblico sugli spalti e questo renderà ancora più bello l’appuntamento.
Qual è il tuo circuito preferito?
Misano, Vallelunga e Mugello sono circuiti internazionali e hanno grande fascino. Se devo esprimere una preferenza però dico Mugello.
Chi era il tuo idolo da ragazzo e quale il pilota che ti piaceva di più?
Non ho mai avuto un vero e proprio idolo. Diciamo che ho sempre fatto il tifo per lo spettacolo che le corse in moto regalano e che ho apprezzato le gesta dei vari campioni. Bello ritrovarsi a battagliare con alcuni di quelli che prima ammiravo da fuori e averne addirittura uno come istruttore. Mi riferisco al grande Alessio Velini che tra l’altro è sempre protagonista in pista.
Come si svolgono i tuoi allenamenti?
Voglio specificare che la moto non è la mia principale occupazione e che quindi devo cercare di coordinare gli impegni sportivi con il mio lavoro. Non è sempre facile, ma fare sacrifici non mi pesa, essendo questa la mia passione vera. Poi è chiaro che se arrivano le soddisfazioni e vedi gli sforzi ripagati, gli stimoli e la voglia di dare il massimo aumentano. Chiaramente l’allenamento migliore è andare in moto e quasi ogni weekend vado in pista per provare. Per affrontare le gare devi comunque essere in forma anche sotto il profilo fisico, quindi vado molto in bici e in palestra. In questo periodo di restrizioni causate dal Coronavirus è stato tutto più difficile, ma mi sono attrezzato facendomi una palestra in casa.
Quanto conta l’aspetto emotivo in questo sport?
Moltissimo. Prima di ogni gara un po’ di stress ovviamente c’è, ma io riesco a rimanere abbastanza freddo. Non sento la pressione, perché nonostante tutto per me andare in modo resta un divertimento. La lucidità è uno dei miei punti di forza assieme alla fisicità che mi permette di dare il cento per cento fino alla fine, in gare corte così come in quelle più lunghe.
E l’aspetto invece in cui senti di dover migliorare per essere ancora più competitivo?
In partenza. Con 40 piloti al via c’è vera lotta e c’è sempre il rischio di prendere delle “sportellate”, come mi è successo quest’anno al Mugello. Diciamo che devo essere agonisticamente più sul pezzo in quei momenti concitati.
A vedervi da fuori si percepisce il vostro coraggio e la vostra capacità di guidare questi “bolidi”. Quando sei in sella che percezione hai?
Penso solo ad andare veloce, sono concentrato nel dare il massimo in ogni istante e mi diverto a guidare la moto. La percezione è più chiara se guardo gli altri da fuori e allora mi domando “ma anche io faccio così?” Battute a parte, amo la velocità e poter correre in pista è ogni volta un’emozione.
Visti i risultati che hai centrato al primo anno e che stai continuando a ottenere, hai un po’ di rammarico per esserti avvicinato alle competizioni da grande e non da ragazzino?
Da piccolo avevo fatto qualche esperienza nelle mini-moto, ma in effetti ho disputato le prime gare solo nel 2019, all’età di 33 anni quindi. Se avessi iniziato prima le cose sarebbero potute andare in modo differente, ma non è detto. Comunque non ci penso perché ho fatto il mio percorso vivendo sempre la passione per la moto come un meraviglioso hobby. Nessun rimpianto quindi. Ho il mio lavoro e sono molto felice di quanto sto facendo in pista.
Qual è il tuo sogno nel cassetto?
Il mio sogno lo sto già vivendo: ho fatto della passione per la moto un impegno costante e pratico lo sport che amo in un contesto di spessore nazionale. In futuro vorrei rimanere competitivo e magari salire ancora di livello, passando nella categoria 1000 superior. Darò il massimo per riuscirci e vedremo ciò che accadrà. La cosa importante è continuare a vivere questo meraviglioso mondo delle due ruote con determinazione, divertimento e passione, elementi che assieme alla capacità di guida sono alla base di ogni risultato.