Speciale 1º Maggio – Fabrizio Fabbroni (Cisl): “Sindacato unica porta aperta nel Paese”

“Lunedì al lavoro quattro milioni di persone, impatto a sorpresa. Serve cautela”

Fabrizio Fabbroni

Immagine originale di CISL Arezzo

Tra gli interlocutori di TeverePost in occasione dello “Speciale 1º Maggio” c’è anche Fabrizio Fabbroni, membro della segreteria dell’Unione sindacale territoriale della Cisl di Arezzo.

Qual è oggi il significato del Primo Maggio?

Oggi il Primo Maggio ha un valore ancora più grande, enorme, rapportato alla situazione di assoluta emergenza che stiamo vivendo come Paese e come collettività. È un momento particolarmente delicato, perché la ripartenza sarà un problema. Soprattutto se non si affronta con quello che secondo me in questo momento manca, cioè la vera e propria consapevolezza dell’importanza della sicurezza da parte dei datori di lavoro. In questi 45 giorni mi sembrano molto pochi quelli che hanno recepito fino in fondo questo messaggio.

Per la ripartenza il lavoro è fondamentale, perché se tutta l’Italia rimane ancora bloccata sarà difficile poi avere una prospettiva seria. Bisogna ripartire dai grandi investimenti, dalle infrastrutture, dalla valorizzazione delle filiere. Bisogna provare a essere l’Italia non dico del dopoguerra, perché lì si ripartiva dalle macerie fisiche, però quasi, siamo un’altra volta a terra.

Qual è il ruolo del sindacato?

Il sindacato è l’unica porta aperta che c’è nel Paese. Posso garantire che in questo momento abbiamo raccolto, visto e vissuto il dramma delle persone, la solitudine sostanziale. I sindacati nonostante tutto sono stati aperti e qui di gente ne è venuta tantissima. Chiaramente abbiamo dovuto applicare delle misure di sicurezza che hanno un po’ limitato la fruizione libera fino a tempo fa, però siamo sempre stati presenti. E credo che abbiamo svolto e svolgeremo ancora il nostro ruolo che è quello di mediazione in un momento di conflittualità latente quale è questo.

Il Governo cosa deve fare?

Il Governo più che altro dovrebbe essere assillante con gli istituti di credito, perché le difficoltà grosse arrivano da parte delle banche, nell’elargire le cifre stabilite e concordate. Le banche sostanzialmente continuano a fare le banche. Si parla degli esempi della Svizzera, della Francia, della Germania, che danno i soldi facilmente, ma il sistema bancario di quei paesi non è come il nostro, che deve stare a fare le pulci. Se è garante lo Stato dovrebbe bastare la parola.

Al Governo non rimprovero niente perché governare in questo momento, prendere decisioni, non è facile per nessuno. Si fanno tante pressioni, si vuole riaprire tutto, ma io starei un po’ cauto, perché a tornare indietro si fa sempre in tempo. Si diceva tanto che la Germania era molto avanti in questa partita, ma mi sembra che ora stia frenando parecchio, dopo che si è rialzato il fattore R0. Non dimentichiamo che lunedì prossimo vanno a lavorare quattro milioni di persone in Italia, l’impatto sarà a sorpresa.

Chi governa si appoggia giustamente su strutture sanitarie, su scienziati, collegandoli alla politica, che non è facile. Io ho fiducia in questo governo – e non è questione di politica o di identificazione partitica – perché l’ho visto sempre presente. Poi gli sbagli li fanno tutti, sbaglia solo chi non fa niente. È più facile criticare.

In prospettiva futura quali sono i principali problemi da affrontare?

Per esempio la questione dell’INPS, che si sta asciugando. Noi continueremo a vivere, e vivere con un INPS senza risorse sarà un problema. Adesso l’INPS distribuisce a pioggia, poi questo meccanismo andrà rimesso in piedi, perché le pensioni continueranno, l’assistenza continuerà. Ma senza il lavoro, se il lavoratore non va a lavorare e non versa i contributi, se il datore di lavoro non versa i contributi, le risorse dell’INPS non si riformeranno. Questo è un problema che dovremo porci, appena finita questa emergenza.

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