La quinta gara del campionato mondiale FIA dedicato alle auto ad energie alternative (LINK) ci ha visto visitare la provincia di Nova Gorica, costeggiare spesso il confine italiano e addirittura sconfinare per circa un chilometro e mezzo in quella che è nota come la “Strada di Osimo”. Nei due giorni di gara, durante le pause dedicate ai pasti o alla ricarica delle auto elettriche, abbiamo avuto modo di visitare due siti turistici non particolarmente noti come la miniera di mercurio di Idrija e il museo di storia miliare di Pivka. Il tutto condito da fiumi, valli e montagne attraversate durante trasferimenti e prove speciali che hanno molto valorizzato i piacevoli scenari naturali che la giovane Repubblica ex-jugoslava è in grado di offrire a chiunque decida di visitarla a scopo turistico. Proprio le terre che tra le due guerre mondiali erano sotto la sovranità italiana riservano delle sorprese poco note soprattutto ai vacanzieri del nostro Paese.
La Strada di Osimo
La vetta della storica montagna protagonista di molte battaglie tra italiani e austroungarici, era finita dopo la Seconda Guerra Mondiale all’interno della Jugoslavia. Il Trattato di Osimo stipulato tra lo stato balcanico e quello italiano modificò alcune parti del confine del dopoguerra permettendo al Sabotino di tornare sotto la sovranità di Roma ma concedendo a Belgrado un diritto di passaggio ancora oggi in essere. Dopo il 1991 la Slovenia subentrò alla Jugoslavia lungo i confini italiani e di conseguenza anche nel gestire la Strada di Osimo. Nova Gorica e la zona del Collio erano geograficamente molto vicine, ma lontane percorrendo la vecchia viabilità. Fiume Isonzo e Sabotino rendevano complicato il collegamento tra queste località e il nuovo capoluogo di provincia. L’Italia costruì a proprie spese una strada che attraversava parte del proprio territorio e la mise a disposizione delle autorità jugoslave e poi slovene. La strada è circondata da rete metallica e chi ci transita non può sostare o fermarsi. La polizia slovena si occupa dei controlli e l’equivalente dell’Anas italiana della manutenzione. Ci sono due sovrappassaggi che permettono a due strade di collegare la vetta del Sabotino con il resto d’Italia senza attraversare a raso la Strada di Osimo. Curioso che oggi, con entrambi i Paesi facenti parte dell’Unione Europea e aderenti al Trattato di Schengen sulla libera circolazione, questo chilometro e mezzo di strada continui ad essere chiuso come i corridoi che permettevano a Berlino Ovest collegamenti diretti con la Germania occidentale. In ogni caso l’accordo di Osimo del 1975, seppure completamente messo in atto circa dieci anni dopo, lasciò entrambi i contraenti pienamente soddisfatti, data la possibilità per l’Italia di riprendersi un luogo dal profondo valore storico e alla Jugoslavia di risolvere un problema geografico non indifferente.
Il confine di nuovo aperto
Tema già affrontato su TeverePost, ma che merita aggiornamenti. La prima ondata della pandemia di Covid-19 aveva riportato il confine che divide Gorizia da Nova Gorica e l’Italia dalla Slovenia ai tempi della guerra fredda o forse anche peggio, visto che per alcune settimane era tornato completamente invalicabile. Oggi ci sono saltuari controlli solamente nel valico autostradale mentre in quelli dentro Gorizia o nei paesi limitrofi è tornata la massima permeabilità. Differenti le regole sui rispettivi “green pass” con la Slovenia che non lo chiede nei ristoranti ma serve per alloggiare in albergo, l’esatto contrario dell’Italia. Altra particolarità è che Lubiana riconosce anche alcuni vaccini non riconosciuti dall’Italia, come quelli russi e cinesi. Per il resto la mascherina nei luoghi chiusi è solo consigliata e generalmente la gente sembrerebbe più tranquilla e serena rispetto a quello che accade in Italia. Se il turismo tradizionale stenta a ripartire, quello legato al gioco d’azzardo è regolarmente attivo con gli alberghi dotati di casinò sempre senza camere libere. Nova Gorica, nel fine settimana, si trasforma in una città davvero viva dove è possibile gustarsi ottime birre a prezzi di circa la metà rispetto a quelli italiani. Abbiamo avuto il piacere di cenare al ristorante del monastero del Monte Santo, altura poco più alta del Sabotino, ubicata proprio di fronte alla montagna cara agli italiani e che domina le due Gorizia. Da qui abbiamo goduto di un bellissimo tramonto con un orizzonte che spaziava ben oltre la pianura friulana arrivando a mostrare l’Adriatico, l’Istria, la laguna veneta e le dolomiti. La degustazione di prodotti locali, in particolar modo vini sloveni, salumi, formaggi e ottime carni hanno completato un quadro idilliaco.
La miniera di Idrija
Pochi sanno che la seconda più grande miniera di mercurio al mondo si trovava non lontana da Nova Gorica ed è appartenuta, tralasciando le occupazioni temporanee di pochi anni, all’Impero Austroungarico, all’Italia, alla Jugoslavia e oggi alla Slovenia. Si stima che tra la scoperta nel 1490 e la chiusura del 1994 ad Idrija sia stato estratto un ottavo di tutto il mercurio presente nel pianeta Terra. Meglio di Idrija solo la località spagnola di Almadén, dove le escavazioni sono cessate nel 2004 e sono durate circa due millenni, totalizzando l’estrazione di un terzo del mercurio presente al mondo. Al terzo posto di questa curiosa classifica c’è la miniera del Monte Amiata in Italia. Oggi la miniera di Idrija è diventata un sito turistico dove è possibile viaggiare nelle viscere della terra ma anche nel tempo. I normali turisti possono avventurarsi nella massima sicurezza, con caschi e speciali giubbotti, in un chilometro e mezzo di gallerie fino a poco oltre venti metri rispetto al punto di entrata. Questo percorso è sufficiente a rendersi conto di com’era la vita in miniera nei diversi secoli di storia. È possibile comprendere le condizioni di lavoro nel ‘500 o negli anni ‘80 del XX secolo. Si possono vedere i vari tipi di volte costruite per rendere sicuro il lavoro, come si perforava la montagna e anche come avveniva la normale vita sotto terra, comprensiva di pasti e bisogni fisiologici. Con le opportune attrezzature e accompagnati da guide esperte, turisti simili a speleologi possono scendere ben oltre il sentiero turistico percorrendo decine di chilometri di tunnel che arrivano fino ad oltre trecento metri al di sotto del paese. Oggi gran parte dell’economia di Idrija gira attorno al sito minerario che ha permesso alla cittadina di epoca medioevale di diventare patrimonio culturale dell’Unesco. Oltre che per la miniera Idrija è celebre per la natura che la circonda e per gli žlikrofi, dei grandi e gustosi tortelli che abbiamo avuto il piacere di provare durante la nostra visita.
Il museo dell’esercito jugoslavo e sloveno
A Pivka, non lontano da un sito strategico della fu Aeronautica jugoslava, c’è il “Parco della storia militare”, museo di recente istituzione che raccoglie importanti cimeli e allo stesso tempo contribuisce a far comprendere la storia della Jugoslavia e quella della Slovenia, arricchite dai relativi contesti internazionali. Degno di nota, e già visitato nel corso del rally del 2019, è anche il museo della Battaglia di Caporetto situato nell’omonimo paese, molto utile a ricostruire una pagina di storia drammatica soprattutto per l’Italia. Il museo di Pivka racconta la guerra partigiana jugoslava contro gli occupanti italiani e tedeschi, le tensioni sul confine orientale durante i decenni della guerra fredda, la crisi delle istituzioni jugoslave, la breve guerra tra l’Armata Popolare Jugoslava e la milizia territoriale slovena nel giugno del 1991 e la situazione attuale delle forze militari slovene. Non mancano carri armati, cannoni, aerei, elicotteri e perfino sommergibili anche di altre nazioni come Unione Sovietica, Gran Bretagna, Stati Uniti e di altri Paesi del Patto di Varsavia come la Romania, che aveva in comune con la Jugoslavia parte della tecnologia per lo sviluppo di veicoli militari. L’approccio della parte storica del museo è davvero neutra e la cosa può particolarmente colpire chi si potrebbe aspettare critiche o lodi del sistema politico precedente. La Slovenia, lo si vede anche dalla toponomastica e dai monumenti che si incontrano nelle città, non rinnega nulla del proprio passato e delle pagine che ha contribuito a scrivere quando faceva parte prima del Regno e poi della Federazione di Jugoslavia. Il museo di Pivka è dotato anche di un ristorante e di un ricco negozio a tema militare.
Una provincia ricca di attrazioni
Oltre a tutto ciò che abbiamo citato in questo articolo meritano attenzione e interesse anche altri luoghi del Goriziano sloveno che abbiamo velocemente attraversato nel corso del Mahle Ecorally 2021. Le storiche grotte di Postumia e la fauna unica che ci vive dentro, gli allevamenti di cavalli a Lipica, la valle dell’Isonzo e gli arditi ponti che lo scavalcano, il museo del confine sulla piazza divisa in due Stati di fronte alla stazione di Nova Gorica, il cimitero di Marna anch’esso per decenni diviso da un confine che tagliava in due anche alcune tombe. Il Collio sloveno e le aziende che producono vini sono altri luoghi che meritano un lungo soggiorno teso a scoprire sapori e luoghi a cavallo tra Italia e Slovenia. Infine i numerosi borghi che caratterizzano questa parte di Slovenia, cittadine che risentono architettonicamente della presenza veneziana, asburgica, italiana e jugoslava. Zone un tempo di confine che oggi hanno riacquistato una centralità che fa di questa regione un vero e proprio cuore d’Europa dove si incontrano le culture latina, germanica e slava.