TeverePost inizia quest’oggi un ciclo di interviste con i presidenti delle commissioni permanenti costituite all’interno del Consiglio comunale di Sansepolcro, in modo da poter approfondire il tema del funzionamento della macchina politico-amministrativa del Comune. L’interlocutore di oggi è Simone Gallai, consigliere comunale della lista di maggioranza Il Nostro Borgo, che è a capo della commissione consiliare urbanistica. Come le altre commissioni tranne quelle di garanzia, è composta da tre membri di maggioranza e due di minoranza. I consiglieri di opposizione che ne fanno parte sono Tonino Giunti di Forza Italia e Andrea Laurenzi del Partito Democratico. Per quanto riguarda la coalizione di governo, oltre al presidente Gallai è presente Alessio Antonelli di Insieme Possiamo, mentre l’altro posto sarà reintegrato in occasione della prossima seduta del Consiglio comunale. È infatti attualmente vacante in seguito alle dimissioni di Francesco Del Siena dei Democratici per Cambiare, nominato nel frattempo assessore. Nel corso dell’intervista, Simone Gallai ha descritto la modalità con cui ha coordinato il lavoro della commissione durante questa legislatura ed ha poi affrontato tematiche specifiche, in particolare quella del parco commerciale che potrebbe essere realizzato nell’area dell’ex concessionaria di via Senese Aretina e che sta suscitando da tempo dibattito in città.
Come è stato organizzato il lavoro della commissione urbanistica durante questa legislatura?
Il metodo che ci siamo dati è stato quello di riunirci almeno una volta al mese per fare il punto della situazione, per capire quali richieste sono arrivate e impostare il lavoro per fare in modo che quando le pratiche arrivano in Consiglio comunale possano essere affrontate in maniera snella. Altrimenti il Consiglio dovrebbe riunirsi soltanto per l’urbanistica. All’occorrenza ci vediamo anche con frequenza maggiore, e se c’è l’esigenza di fare chiarezza su punti specifici facciamo commissioni ad hoc. L’idea di fondo è quella di dare una risposta tempestiva e veloce alla città. Questo è il primo aspetto, mentre il secondo aspetto è che la commissione urbanistica non è della maggioranza ma è del Consiglio comunale e quindi è della città. Questo significa che è aperta a tutti quanti, nel rispetto dei ruoli, naturalmente, altrimenti la situazione diventa difficile da gestire. Terzo aspetto è il rapporto con i commissari. Credo di poter dire serenamente che vado d’accordo con tutti, forse perché siamo tutti di Sansepolcro e siamo guidati dalla voglia di fare bene per la nostra città. In commissione non c’è la voce della maggioranza e della minoranza, c’è la condivisione dei progetti. Finora ci siamo riuniti 51 volte in 4 anni e mezzo, considerati anche tre mesi di lockdown. Queste sedute sono state necessarie per approfondire e analizzare situazioni che in Consiglio comunale sono state affrontate in 5 o massimo 10 minuti e quasi tutto è stato approvato all’unanimità, il che è un grande orgoglio. Il ruolo della commissione deve essere proprio quello di fare da collettore tra le domande e il lavoro decisionale del Consiglio. Citando L’arte della guerra di Sun-Tzu, la battaglia si prepara prima, meticolosamente, perché deve essere veloce; la battaglia lunga non giova a nessuno. Ecco, la commissione urbanistica è questa preparazione meticolosa. Che richiede anche un lavoro preventivo con gli uffici, quindi mi relaziono settimanalmente con la posizione organizzativa che con me ha un buon rapporto, dialoghiamo in maniera aperta.
51 sedute della commissione significa un’attività più intensa rispetto agli altri organismi analoghi, come mai?
Fare un confronto è difficile perché in urbanistica arrivano le pratiche, quindi ci sono esigenze maggiori rispetto ad altre commissioni. Da un lato quindi c’è un input maggiore, ma dall’altro abbiamo anche l’obbligo di monitorare costantemente le domande della città per dare risposte in tempi ragionevoli. Se io non andassi in ufficio con cadenza regolare a chiedere informazioni, gli uffici mi chiamerebbero soltanto quando hanno bisogno di un avallo da parte del Consiglio. Per cui oltre alla domanda ci deve essere la capacità di raccoglierla, incanalarla nella giusta direzione, condividerla, analizzarla e poi portarla in consiglio, altrimenti si arriva all’ultimo minuto e poi le cose si fanno male. Da metà mandato siamo anche riusciti ad organizzarci, in risposta a un’esigenza del consigliere Giunti che condividevo, per fare in modo che le pratiche che vanno in commissione urbanistica siano disponibili per i commissari almeno il giorno prima, in modo che ognuno sappia di cosa si parla. Questo è un aspetto da non sottovalutare, sennò si rischia di fare come la commissione bilancio, di cui posso parlare perché ne faccio parte: si assiste a monologhi dell’assessore, i commissari non dicono niente e poi in Consiglio all’improvviso vengono sollevate le peggiori problematiche. Invece se c’è qualcosa che non torna andrebbe detto in commissione in modo da analizzarlo. In definitiva, la nostra commissione rispetto ad altre ha sicuramente una maggiore programmazione.
Qual è il rapporto tra la commissione urbanistica e l’assessore di riferimento, che tra l’altro è cambiato proprio in questi giorni?
Con il nuovo assessore nominato dal sindaco i rapporti sono attivi da diverso tempo, anche perché era membro della commissione urbanistica, quindi da parte mia sicuramente avrà lo stesso appoggio che ha avuto il precedente e che ha dato frutti. Il rapporto con l’assessore è fondamentale, perché le decisioni politiche le prende lui con la giunta e devono essere trasmesse a tutti quanti attraverso la commissione urbanistica. Quindi noi dobbiamo avere il ruolo, le competenze e le capacità di condividere le decisioni, che non significa farle accettare a tutti, ma se non altro spiegare per quale motivo vengono prese. Per esempio uno dei primi temi che abbiamo affrontato è stato quello della rotatoria al distributore di via Senese Aretina: la commissione ha lavorato in maniera intensa per favorire la condivisione delle risoluzioni che poi alla fine abbiamo adottato. C’è insomma il ruolo fondamentale di sintetizzare le esigenze politiche e trasmetterle al Consiglio attraverso un passaggio con tutti i commissari, in modo che le pratiche dal Consiglio possano tornare agli uffici e diventare esecutive. Alla fine mandare avanti pratiche serve per fare cassa, e un Comune ha tutto l’interesse a favorire operazioni legittime di realizzazione di opere che da un parte sono espressione di una volontà privata, figlia di un diritto privato, e dall’altra possono dare benefici nell’interesse pubblico. Sia dal punto di vista del godimento estetico che del godimento dei frutti monetari che un’opera che realizzi ti porta. Perché senza oneri di urbanizzazione diventa difficile fare le strade, gli interventi, gli eventi nel centro storico e tutto ciò che un’amministrazione dovrebbe fare per favorire un contesto di sviluppo. Purtroppo oggi la programmazione viene fatta soltanto a breve termine per mostrarsi belli alle elezioni che ci sono ogni anno, ma bisogna cercare di guardare le cose a medio e lungo termine. In questo senso penso che ormai siano abbastanza folli quelli che ritengono di fare concorrenza ad Amazon. Se la vogliamo mettere su questo piano la nostra è una sconfitta annunciata.
Allora cosa dovrebbe fare la politica?
Pensare a quali sono le cose su cui può vincere. Nella furia di vendere prodotti o di realizzare beni ci scordiamo, in tutta Italia, di avere avuto anche il Rinascimento. Cioè abbiamo dei centri storici che nessun altro paese al mondo ha, e possiamo mettere sul piatto la bellezza, l’estetica, la cultura, la storia, il fascino. E, per essere concreti, come fai a rendere commerciabile la cultura? La rendi commerciabile quando la racconti, quando racconti le storie, quando la passione per quello che fai prende il sopravvento. Un centro storico deve raccontare passione. Si dovrebbero pagare le persone per tenere aperti i centri storici, affinché siano belli e trasmettano storie che appassionano. A partire dal Museo, all’interno del quale ci sono tante storie da raccontare, e non soltanto legate a Piero della Francesca. I commercianti del centro storico sono eroi, ma se diciamo che la politica deve puntare sul centro storico dobbiamo cambiare la rotta. Il problema è culturale e non commerciale. Dobbiamo portare nel centro storico persone che, dopo aver sentito una storia interessante che si ricorderanno per tutta la vita, poi comprano anche qualcosa. Non credo che sia vergognoso dire che il centro storico vada ripensato. Si parla tanto di parco commerciale, ma ad oggi a Sansepolcro non c’è, eppure il centro storico va forse bene? Dobbiamo avere la forza di organizzare eventi che portino le persone a Sansepolcro, bisogna essere attrattivi, avere un’offerta. E capire cosa possiamo offrire. Cosa c’entra l’urbanistica con tutto cio? C’entra perché di cosa parlo se io non ho soldi da investire in quella famosa offerta che rende il paese più attrattivo? E quei soldi vengono dalla realizzazione di opere.
Hai accennato al parco commerciale. Lo vedi quindi come potenziale fonte di introiti da riutilizzare anche per il rilancio del centro storico?
Io penso che, quando imprenditori di Sansepolcro vogliono investire su Sansepolcro, bisognerebbe avere se non altro la capacità di comprendere quello che vogliono fare, come lo vogliono fare e come lo possono fare nell’interesse della comunità. Questo quando l’opera ha un’eco che potrebbe avere un impatto sostanziale sulla città, non soltanto dal punto di vista della sua riorganizzazione estetica ma anche da quello delle risorse che entrano e dei servizi e delle opportunità che nascono. Bisogna mettersi a tavolino e copianificare, massimizzare il risultato per la collettività, e quindi anche per il centro storico. Perché solo se si hanno le risorse per offrire qualcosa si può interpretare quel problema culturale di cui parlavo prima. Per altro siamo di fronte a un intervento di ristrutturazione edilizia in una zona dove si parla di 80% di industriale e 20% di commerciale, quindi “parco commerciale” secondo me è anche un termine da ridimensionare. Quella che i tecnici stanno valutando, visto che la domanda è stata ritirata per presentarne un’altra che non è ancora arrivata alla discussione politica, non è una rivoluzione commerciale. Si parla di un intervento che rispecchia le norme del piano strutturale ed offre sicuramente un’opportunità per il paese dal punto di vista di entrate finanziarie, investimenti, attività produttive, riqualificazione del territorio, opportunità di lavoro che possono nascere. Comunque oggi noi facciamo il processo alle intenzioni. Ho letto che abbiamo avuto pressioni, che arriverà questa o quest’altra attività, che il centro storico sarà penalizzato. Nel momento in cui arriverà una proposta la valuteremo, per adesso si parla di parco commerciale ma non si sa cosa si realizzerà. Di certo siamo di fronte alla necessaria riqualificazione di un’area. Secondo me la politica ha lavorato molto bene nel dialogo che c’è stato con le parti, senza pressioni, nel rispetto dei diritti che avere una proprietà comporta e nel rispetto anche di una risposta che una classe politica seria deve offrire alla città in termini di servizi. Per offrire servizi devo ottenere il massimo da un’opera da cui posso ricavarli. E quindi mi devo mettere a tavolino con le persone, cercare di capire cosa intendono fare e come intendono farlo, e ricavarne il più possibile nell’interesse della collettività. Questo è il piano nel quale vorrei che si impostasse la discussione, non quello ideologico. Tra l’altro in base a questa logica durante questa amministrazione è stato possibile recuperare strutture come la fungaia o come l’immobile di via dei Filosofi sul quale verranno realizzate opere di sicuro pregio e qualità. Ora si è inoltre iniziato a costruire un ponte che ridisegnerà l’ingresso alla città e speriamo che anche l’opera di cui stiamo parlando e che è in via di definizione possa essere qualcosa di importante che viene dato a Sansepolcro.