23 Febbraio 1947: Il Sindaco di Sansepolcro comunicò al Consiglio Comunale che era deceduto a Grosseto il Prof. Silvio Zanchi, noto pittore e restauratore. L’illustre artista era nato a Sansepolcro nel 1887. Nel libro Le Memorie di Sansepolcro di Ercole Agnoletti si legge:
“Il Sindaco colse quindi l’occasione per commemorare lo scomparso dicendo che questi aveva sempre tenuto alto il nome di Sansepolcro e le tradizioni artistiche della sua città natale che amò con vero affetto di figlio e che nella sua esplicazione professionale di pittore tenne sempre alte le doti dei grandi concittadini Piero della Francesca, Luca Pacioli, Santi di Tito, gli Alberti e tanti altri insigni che nel Medioevo tennero alto il nome ed il prestigio di Sansepolcro”. Ricordò inoltre che “il 23 Novembre 1927, una commissione composta dal Prefetto di Arezzo Dott. Giacomo Salvetti, dal Podestà Dott. Pasquale Facchini, dal Vescovo Mons. Pompeo Ghezzi e dal pittore Prof. Silvio Zanchi, consegnò a Mussolini un grande ritratto del matematico Fra Luca Pacioli, dipinto ad olio dallo stesso Zanchi. Il Duce fece collocare il dipinto a Roma, presso la Ragioneria Generale dello Stato, dove è ancor oggi conservato.
Nel 1954, fu intitolata a Silvio Zanchi una strada cittadina”.
Nel 2016, grazie a Facebook, sono entrata in amicizia con Malù Zanchi, residente a Firenze, nipote del pittore Silvio, purtroppo deceduta tre anni fa, ultranovantenne. Ho conservato con cura i messaggi che ci siamo scambiate per qualche mese e ne riporto alcuni tratti che rivelano interessanti notizie riguardanti il Borgo e il suo illustre nonno. Scrive Malù: “Nel 1932-33, in occasione della tradizionale Festa della Vendemmia, anche il mio nonno fu invitato ad allestire un carro; lui era veramente molto creativo e fece degli addobbi meravigliosi con dei tralci di vite da cui pendevano grappoli d’uva. Sopra quel carro, insieme a mio nonno che suonava il violino, c’erano anche un suo amico che suonava la fisarmonica e due ballerini vestiti in modo bizzarro. Con grande gioia, sopra quel carro che sfilava per la via Maestra, c’ero anch’io, insieme ai miei cugini e alle mie amiche, le piccole Fanfani. Ogni tanto, il carro si fermava e i ballerini scendevano a terra per ballare il Trescone e noi bambini, con grande divertimento, regalavamo cartocci di uva da pasto alla gente che rideva e applaudiva. La festa si concluse a tarda sera, con balli e bevute a non finire. La domenica successiva, con grande solennità, in piazza Torre di Berta, si svolse la cerimonia di premiazione e, a mio nonno, vincitore del Primo Premio, fu consegnata una magnifica Targa, purtroppo andata perduta durante la seconda guerra mondiale. Di quella festa conservo un vivo ricordo ma nemmeno una fotografia perché il mio babbo, che era il fotografo di famiglia, quel giorno era fuori Sansepolcro. Avevo 9 anni e adesso ne ho quasi 93”.
L’ammirazione e l’affetto che Malù aveva nei confronti del nonno non sono mai venuti meno e, nel ricordarlo dichiara: “Il nonno era un bravissimo pittore, era spesso chiamato a restaurare quadri antichi, a fare ritratti alle signore danarose, a Monsignori, dipingeva volentieri vedute del Borgo e, per ammirare il panorama della città dal punto di vista più favorevole, per un periodo si piazzò a Villa Sgoluppi. Realizzò anche un ritratto di Fra Luca Pacioli, dipinse lo stemma del Borgo e fece tantissimi disegni su carta per amici e conoscenti. Quando il nonno lasciò il Borgo e si trasferì a Firenze, con la sola pittura non riusciva a mantenersi in modo adeguato e cosi, avendo saputo che l’Accademia Musicale cercava suonatori, si presento al direttore con il suo violino e fu subito assunto. Quando l’Accademia durante i periodi estivi, sospendeva l’attività, il nonno non rimaneva inattivo e andava a suonare nei cinematografi con grande successo. Frequentando una cerchia di artisti, entrò in amicizia con l’antiquario Elia Volpi di Città di Castello e, anche a lui fece un bel ritratto e con lui collaborò ai restauri di Palazzo Davanzati a Firenze che il tifernate aveva acquistato per farne la sede della propria attività, come allora nessun altro antiquario in Europa poteva vantare. In sintesi, mio nonno fu un artista poliedrico di cui purtroppo mi rimangono solo alcune opere”.
In uno dei suoi ultimi messaggi Malù mi scrisse: “Se vieni a Firenze, cara Donatella, vieni a trovarmi, ma non tardare tanto che gli anni sono molti e, morta io, addio memorie!”
Mi fa molto piacere ricordare l’artista Silvio Zanchi che, per quanto mi risulta, non è troppo conosciuto dai borghesi e, insieme a lui la cara Malù che, pur avendo trascorso la sua vita a Firenze, non ha mai dimenticato il Borgo.