Si è svolta ieri mattina a Sansepolcro l’inaugurazione del Centro culturale islamico allestito in via dei Malatesta, che sarà adibito sia al culto che a varie altre attività, come corsi di lingua e doposcuola. Alla cerimonia hanno preso parte numerosi rappresentanti delle istituzioni civili, religiose e militari e del mondo associativo della città, a testimonianza del radicamento della comunità islamica biturgense all’interno del tessuto sociale locale e dei buoni frutti dei percorsi di dialogo interculturale e interreligioso che sono stati portati avanti negli anni in questo territorio.
Il primo intervento di saluto è stato quello del parroco della Concattedrale di Sansepolcro don Giancarlo Rapaccini: “Partecipiamo alla vostra gioia e siamo contenti perché dare la possibilità di esprimesi anche a livello religioso è un motivo di pace. La pace infatti è il risultato dell’armonia delle differenze – ha detto citando papa Francesco – e questa moschea può rappresentare un segno di unità tra le diverse esperienze religiose nella nostra città. Siamo tutti figli di Dio, e rispettandoci fra fratelli e considerandoci veramente amici possiamo collaborare alla realizzazione del progetto di un mondo nuovo basato sul rispetto delle diversità e delle idealità di ciascuno”, ha detto ancora don Giancarlo.
A seguire ha preso la parola il responsabile dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso Rodolfo Valorosi Massai, che ha portato il saluto dell’arcivescovo Riccardo Fontana e ha ricordato la propria difficile esperienza con il Covid: “Ho un debito di riconoscenza verso questa comunità musulmana – ha detto – che ha pregato Dio per me quando ero malato in ospedale: ora possiamo pregarlo insieme, voi nella moschea e noi nelle nostre chiese. Siamo sicuri che Dio non fa differenze, e se ognuno vive la propria religione onestamente si realizza non solo come musulmano o come cristiano ma come uomo, perché non dobbiamo mai dimenticare l’umanità che ci lega e ci accomuna tutti. Possiamo fare tante cose insieme – ha aggiunto – e l’accoglienza che avete ricevuto e che date a Sansepolcro è per tutta la nostra grande diocesi un esempio del fatto che si può e si deve vivere in pace e che le differenze non sono un ostacolo ma sono una ricchezza”.
Ha parlato quindi Leonardo Magnani in rappresentanza dell’associazione Cultura della Pace, ricordando che “a Genova nel medioevo c’erano sei moschee, poi nel tempo ci siamo persi qualcosa”. Per Magnani l’inaugurazione del Centro islamico “è la festa della Costituzione italiana, che oltre a sottolineare l’importanza della diversità e del rispetto di ogni culto è improntata su un disegno di cultura di pace e di rifiuto della guerra. Creare un luogo di culto dove si invoca la pace – ha affermato – è una strada privilegiata per fare in modo che, insieme a voi e a questa nuova identità di cui è arricchita, Sansepolcro continui ad essere una città della cultura della pace”.
“È bello ascoltare queste parole ed è bello che ci rendiamo conto di avere lo stesso Dio, che ha piacere a vederci tutti fratelli”, ha commentato il responsabile dell’associazione “Al Amal – Speranza” di Sansepolcro, punto di riferimento della locale comunità islamica, Abderrahim El Mouttaqi. “La nostra porta è aperta a tutti, cristiani, ebrei, qualsiasi persona voglia entrare sarà la benvenuta in questo che è un luogo di pace, di cultura e di accoglienza”, ha aggiunto El Mouttaqi, che ha concluso ringraziando la comunità di Sansepolcro perché “ci avete permesso di praticare le nostre preghiere e le nostre usanze in pace e libertà”.
L’assessore alla cultura Francesca Mercati ha poi portato il saluto dell’amministrazione comunale sottolineando che “anche la porta del comune è sempre aperta per il dialogo e la collaborazione”. Mercati, ricordando che “a Sansepolcro il dialogo fra le religioni va avanti da tanti anni e può essere un esempio”, ha detto che “la politica molte volte ha pensato di risolvere le problematiche legate al dialogo promuovendo omologazione ed eliminazione delle differenze, invece credo sia importante dare a ogni persona la possibilità di esprimersi per quello che è il proprio sentimento individuale e il sentimento che ha avuto in eredità dalla cultura a cui appartiene. Soltanto così – ha detto – potremo arrivare veramente ad un’espressione vera dell’individuo e alla felicità a cui aspira, che può essere ottenuta solamente nella collettività”.
Al termine della cerimonia di inaugurazione, tutti i presenti hanno potuto beneficiare di un rinfresco a base di piatti tradizionali, dal cous cous alle sette verdure a varie tipologie di dolci.