Sansepolcro, i numeri dell’Archivio Storico Diocesano nel 2020

L’archivio riapre al pubblico con accesso limitato e prenotazione. Il bilancio degli ultimi dodici mesi

Ripartono a Sansepolcro le attività dell’Archivio Storico Diocesano. Come annunciato in un comunicato stampa, da ieri 7 gennaio l’archivio è tornato nuovamente aperto al pubblico, ovviamente nel pieno rispetto delle normative anti Covid. Il numero di accessi è infatti limitato a tre persone, con la possibilità di prenotazione via email al seguente indirizzo o telefonando allo 0575742003. Questo l’orario di apertura settimanale: il mercoledì dalle 15 alle 17,30 e il giovedì dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 15 alle 17,30.

Nella nota, i responsabili dell’Archivio hanno inoltre comunicato quelle che sono state le attività svolte nel 2020, anno particolarmente infausto a causa delle ripetute chiusure dovute all’emergenza sanitaria, nel quale si sono comunque registrati dei numeri interessanti in proporzione ai giorni di apertura. Tanti gli studiosi che hanno potuto fruire dei servizi messi a disposizione dalla struttura. “Dal 9 gennaio al 29 ottobre 2020 l’Archivio è stato aperto al pubblico 42 giorni, per un totale di circa 178 ore – si legge nel comunicato – Il totale degli accessi è stato di 76, per una media di 1,8 utenti a giornata (punta massima di 8 utenti registrata il 5 marzo). Il primo periodo di chiusura si è verificato dal 6 marzo al 18 maggio; infine, il 30 ottobre l’accesso è stato nuovamente chiuso in attesa di nuove disposizioni. Nei giorni tra il 19 maggio e il 29 ottobre l’accesso è stato disciplinato da un apposito protocollo, ancora in vigore.”

Nel report vengono indicate anche informazioni interessanti circa la provenienza degli utenti e le motivazioni legate alle visite: “43 dalla Toscana, 19 dalla Romagna, 5 dall’Umbria, 4 dal Lazio, 3 dalle Marche e 2 dalla Lombardia. Il totale è stato di 76 accessi, a fronte dei 151 dell’anno precedente. Il calo è dovuto alla chiusura e alla limitazione degli spostamenti; ciononostante rimane proporzionalmente elevato il numero di utenti provenienti dalla Romagna (25%), a motivo del fatto che l’archivio conserva la documentazione delle antiche giurisdizioni abbaziali di Bagno di Romagna e di Galeata, accorpate alla diocesi di Sansepolcro rispettivamente nel 1779 e 1785; i loro territori hanno fatto parte della diocesi fino al 1975 per cui l’archivio può essere considerato il luogo della memoria dell’Appennino tosco-romagnolo.”

Tra le ricerche condotte, “se ne segnalano alcune relative alla musica a Sansepolcro tra ‘500 e ‘600, i nullius di Galeata e di Bagno, i Servi di Maria nella società tardomedievale, il vescovo Filippo Salviati, il Volto Santo di Sansepolcro, il santuario della Madonna del Faggio presso Pieve Santo Stefano e varie ricerche a carattere genealogico, per un totale di 14 domande di studio. Di queste, 8 sono state relative a studio personale, 3 a tesi e 3 a pubblicazioni.”

L’attività dell’archivio è stata resa possibile grazie alla convenzione stipulata nel 2019 tra la Diocesi e l’Associazione “Vivere a Borgo Sansepolcro” – Pro Loco, che ha messo a disposizione alcuni volontari. Il loro lavoro, coordinato dal vicedirettore, ha portato ad alcuni risultati rilevati: “la redazione degli indici analitici delle serie “Stati delle anime” (secc. XVI/XX) e “Inventari (secc. XVI/XX), disponibili sia in sede che nella pagina dell’archivio all’interno di www.academia.edu. Sta andando avanti anche un analogo lavoro sulla serie “Duplicati parrocchiali” (secc. XVII/XX).”

Il resoconto si conclude con due importanti risultati. Il primo riguarda “l’acquisizione dell’archivio del convento dei Servi di Maria di Sansepolcro, composto da 111 unità, tra registri e buste, dei secc. XVIII/XX. Tale materiale è stato inventariato per la parte relativa alla Parrocchia di Sant’Agostino, gestita dai frati Servi fino al 1984; il restante sarà inventariato successivamente.”

Il secondo fa riferimento al “restauro di un importante documento, uno dei registri delle “Provanze di nobiltà” (secc. XVII/XVIII), eseguito presso il laboratorio “Memorie di carta” di Città di Castello grazie al sostegno della Banca di Anghiari e Stia – Credito Cooperativo. Questo lavoro rappresenta il primo tassello del progetto “Adotta un documento”, il cui lancio è stato rinviato al 2021 a motivo della pandemia.”

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