I medici di medicina generale della Valtiberina hanno inviato nei giorni scorsi una lettera al direttore generale della Usl Toscana sud est, al direttore della zona distretto, al direttore sanitario e a quello del personale, oltre che all’assessore regionale alla sanità e al presidente dell’Unione dei comuni. Al centro quella che definiscono “la carenza assistenziale che si sta verificando in Valtiberina. La zona, ultimo lembo della Regione Toscana, vede la continua scomparsa di servizi e di figure professionali che anche in seguito a pensionamento non vengono sostituite”, si legge nell’incipit del testo, che passa in rassegna le difficoltà del settore a 360°, cominciando da quelle dell’ospedale.
I problemi dell’ospedale di Sansepolcro
“Il pronto soccorso è sotto organico di un terzo del personale, che viene reperito di volta in volta dalle altre zone determinando una discontinuità di servizio – scrivono i medici – Il primo problema si presenta subito quando l’utente accede per un’urgenza e si sente dire di tornare il giorno dopo per essere visitato dal cardiologo. A volte succede di tornare il lunedì mattina per l’esame diagnostico dirimente la patologia per cui il sabato ci si è recati in pronto soccorso. Infatti dal sabato pomeriggio al lunedì mattina non c’è l’anestesista, figura indispensabile per l’uso del mezzo di contrasto negli esami radiologici. La diagnostica è molto limitata e si svolge in teleradiologia la notte ed i festivi. Le consulenze specialistiche sono possibili una volta la settimana, o anche per niente nel periodo estivo a causa delle ferie. Se un bambino si ammala di lunedì, la consulenza pediatrica si può avere solo di giovedì, per cui è tutto un avanti e indietro di ambulanze che ci collegano con Arezzo. Questo succede anche per le urgenze in ostetricia e ginecologia e in tutte le altre branche specialistiche”.
La missiva prosegue ricordando che “nel marzo del 2020 è arrivato il nuovo primario della chirurgia” dopo che “tre anni prima erano state messe a norma le sale operatorie. L’attività chirurgica era stata interrotta per l’emergenza Covid-19 in quanto gli anestesisti erano impegnati nelle terapie intensive, ma a tutt’oggi, malgrado il superamento della criticità, l’attività chirurgica in Valtiberina non è stata ripresa. Gli utenti vengono inviati in Valdarno, dove il nostro primario li opera. In Valtiberina abbiamo un solo anestesista che svolge un servizio la mattina per eventuali urgenze, quindi ovviamente non usufruibile per attività di sala operatoria, e senza reperibilità notturna. Abbiamo in organico tre ortopedici che non possono operare anziani fratturati di femore, i quali vengono pertanto inviati in Valdarno con notevole disagio per loro e per le famiglie”.
“Il servizio di cardiologia – si legge ancora nella lettera – che prima del 2010 vantava una terapia intensiva, passata poi a semintensiva, con gestione mista assieme alla medicina, trasformata quindi in servizio con cinque medici, attualmente vede solo due unità e un part-time con Arezzo che difficilmente si presenta in Valtiberina. I cardiologi presenti svolgono un servizio ambulatoriale diurno di 12 ore dal lunedì al sabato mattina, senza nessuna reperibilità nelle ore notturne e neppure il sabato e la domenica”. E lo stesso reparto di medicina “è in sofferenza di personale medico dal 2020 con il pensionamento della dottoressa Nassi. Quattro sono i colleghi presenti in un organico di sei, e una collega è in attesa di trasferimento per vincita di concorso”.
“Distretto, con i pensionamenti scompaiono i servizi”
Il testo redatto dai medici di medicina generale esamina quindi i servizi territoriali:
“Certamente non migliore è la situazione del distretto, dove i servizi scompaiono con il pensionamento del personale, non c’è più la medicina legale, e due assistenti sociali sono state sostituite da un incarico temporaneo. L’assistente sociale incaricata a tempo determinato, non conoscendo la realtà del territorio, l’utenza e i medici di medicina generale con cui è indispensabile la collaborazione, non riesce a far fronte alla situazione. Altre due figure amministrative sono prossime al pensionamento e non c’è nessuna programmazione nota in merito”.
“Medicina di base, situazione decisamente drammatica”
“La situazione della medicina di base, che svolge il ruolo di assistenza primaria, è decisamente drammatica – spiegano gli autori della lettera nella parte finale del testo – Fino ad ora un migliaio di utenti circa sono stati privati negli ultimi quattro anni dell’assistenza di base, infatti non c’era un medico libero nel territorio di Sansepolcro, ma solo a Badia Tedalda e a Sestino. Con il pensionamento di un altro medico la situazione è peggiorata ulteriormente perché la soluzione è stata quella di aumentare il massimale ai medici rimasti in servizio, gravandoli ulteriormente in un periodo in cui la pandemia ha reso tutto ancora più difficoltoso. Il massimale a 1.700 assistiti inoltre crea un posto in convenzione ad assistiti zero, quindi se la Valtiberina non era appetibile prima, figuriamoci ora”, visto che la posizione rimasta vacante è in questo modo priva di pazienti. E infine “l’attività specialistica che dovrebbe supportare il medico di base si può avere solo una volta alla settimana (urologo, otorino), costringendo l’utenza a rivolgersi al privato”.
La lettera si conclude con un appello:
“Alla luce di quanto detto, i medici di medicina generale, per la loro funzione di tutela della salute pubblica e di vicinanza all’utenza e alle loro famiglie, con cui condividono i problemi e le preoccupazioni quotidiane, denunciano la grave carenza di assistenza che si verifica in Valtiberina e chiedono a viva voce che vengano presi provvedimenti urgenti e seri”.