I comuni della Valtiberina hanno celebrato questa mattina in maniera unitaria il Giorno della Memoria, che ricorda le vittime dell’olocausto nella data della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz il 27 gennaio 1945. La cerimonia si è svolta presso il Giardino della Memoria sorto nel luogo che tra il 1942 e il 1943 ospitò il campo di internamento fascista di Renicci, nel comune di Anghiari.
All’appuntamento, senza pubblico a causa delle restrizioni legate alla pandemia, hanno presenziato autorità militari e civili e rappresentanti di associazioni. Tra gli esponenti delle istituzioni i sindaci (o loro delegati) delle sette municipalità valtiberine. Il giro di interventi è stato aperto dal primo cittadino di Anghiari Alessandro Polcri, che con l’assessore Lorenzini ha annunciato il progetto di realizzare a Renicci un “giardino della memoria attiva” che diventi uno spazio museale con esposizioni multimediali legate al periodo di attività nel campo, nel quale vennero rinchiusi circa 10.000 prigionieri, per la maggior parte deportati dalla Jugoslavia.
Le proibitive condizioni di prigionia portarono alla morte di 159 persone, sepolte con altre centinaia di connazionali nel Sacrario degli Slavi nel cimitero di Sansepolcro, che il sindaco biturgense Fabrizio Innocenti ha citato nel proprio intervento per sottolineare il legame tra la città pierfrancescana e Renicci. Innocenti ha inoltre colto l’occasione per esortare “ad essere propositivi con chi ci sta vicino e a cercare di capire le esigenze di altri popoli che stanno venendo nelle nostre città”.
È stato poi il turno del sindaco di Sestino e attuale presidente dell’Unione dei comuni, Franco Dori, che ha fatto riferimento al preoccupante scenario dell’Europa orientale: “Tornare a parlare di guerra dopo tutto quello che hanno vissuto i nostri genitori e nonni fa venire i brividi”, ha commentato.
Il primo cittadino di Caprese Michelangelo Claudio Baroni ha invece preso spunto dalla recente notizia di un bambino picchiato in Toscana perché di padre ebreo: “Questa deriva di ignoranza e cattiveria che sta aumentando fa paura. La storia a volte si ripete e per questo dobbiamo tenere alta l’attenzione sulla tragedia della guerra”, ha detto Baroni, che ha quindi ricordato la figura di Dušan Bordon, prigioniero a Renicci poi unitosi ai partigiani e morto in combattimento proprio nella zona di Caprese.
Il sindaco di Monterchi Alfredo Romanelli ha sottolineato il rischio “di perdere la memoria non solo di Auschwitz ma anche di ciò che è successo vicino a noi, che molta gente non conosceva e tuttora non conosce”, con riferimento proprio alla vicenda del campo di internamento di Renicci.
“Noi che abbiamo raccolto la testimonianza diretta di chi ha vissuto l’esperienza drammatica dei campi di concentramento – ha detto il vicesindaco di Badia Tedalda Ivano Sensi – abbiamo la grossa responsabilità di trasmetterla ai più giovani con la stessa intensità e forza con la quale l’abbiamo ricevuta”. Sensi ha inoltre evidenziato l’importanza della memoria anche in contrapposizione con la volontà da parte degli artefici della Shoah, se ne avessero avuto il tempo, di cancellare ogni traccia di “un’operazione di sterminio scientificamente preparata”. Infine, il vicesindaco di Badia ha commentato che “fa effetto pensare che gli slavi che abbiamo deportato qui a Renicci come prigionieri abbiano poi contribuito alla nostra lotta di Liberazione”.
È quindi intervenuta in rappresentanza di Pieve Santo Stefano l’assessore Chiara Venturi, che ha ricordato come il proprio comune sia “il paese della memoria”, nel cui archivio diaristico sono contenute anche molte testimonianze della guerra e della prigionia nei campi di concentramento: “Dobbiamo lavorare sui bambini e sulle nuove generazioni per ricordare e non dimenticare le atrocità di queste fabbriche della morte”, ha detto.