Sono stati resi noti i dati del report annuale del sistema informativo Excelsior sul mercato del lavoro per quanto riguarda la provincia di Arezzo. Gli indicatori presi in esame riguardano le previsioni occupazionali delle imprese, le ore di cassa integrazione e la situazione di avviamenti e iscrizioni ai Centri per l’impiego. Proprio questi ultimi dati mostrano le informazioni suddivise per CPI, e pertanto descrivono il quadro nelle singole vallate e nel capoluogo. Per quanto riguarda la Valtiberina, gli avviamenti al lavoro nei primi 9 mesi del 2020 sono stati 3.336, ovvero il 22.3% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019, un calo leggermente inferiore alla media provinciale (-24%). Il terzo trimestre dell’anno, che ha potuto beneficiare delle riaperture estive dopo il lockdown, ha fatto segnare però un recupero sul secondo in tutto il territorio aretino (+75,4%), anche se in Valtiberina l’aumento si è fermato al 61,7%. Su scala provinciale, le tipologie di contratto che hanno avuto l’aumento maggiore dal secondo al terzo trimestre sono state quelle flessibili, con un aumento minore del tempo indeterminato. Il massimo incremento si è registrato nel settore Pubblica amministrazione, istruzione, sanità (+304.3% rispetto al secondo trimestre), seguito dall’agricoltura (+108%). Tutti in calo, invece, i dati rapportati al 2019.
Calano anche le iscrizioni alle liste di disoccupazione dei Centri per l’impiego. “Il risultato – commenta la Camera di Commercio di Arezzo e Siena – che a prima vista può apparire anomalo, vista l’entità della crisi che le aziende aretine ed italiane in generale stanno affrontando, è probabilmente attribuibile agli interventi messi in atto a tutela delle posizioni lavorative quali il blocco dei licenziamenti e gli ingenti interventi di integrazione salariale”. In Valtiberina nel terzo trimestre 2020 i nuovi iscritti al CPI sono stati 332, oltre il doppio del secondo trimestre, per un totale tra gennaio e settembre di 769 (-24,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, con il dato provinciale a -21%). Di questi, 83 hanno meno di 25 anni, 106 hanno tra 25 e 30 anni e 580 hanno oltre 30 anni. La fascia di età minore ha subìto un calo importante in tutto il territorio provinciale (in Valtiberina il picco di -40,7%), “fenomeno – commenta la CCIAA – che può essere rappresentativo anche di un possibile effetto scoraggiamento nella ricerca del lavoro fra i più giovani”.
Gli altri indicatori fotografano lo scenario a livello provinciale. Per quanto riguarda le assunzioni programmate dalle aziende, nell’industria e nei servizi nell’intero 2020 sono state 14.740, contro le 22.040 del 2019. Flessione anche nella quota di imprese che hanno dichiarato assunzioni nel corso dell’anno (43% rispetto al 59% del precedente). Il calo ha interessato tutti i settori e in particolare accoglienza, ristorazione e alcuni comparti manifatturieri. Come ha sottolineato il presidente della Camera di Commercio Massimo Guasconi, “si registra una accentuata polarizzazione del profilo professionale delle entrate: aumentano le quote di richiesta dei dirigenti, specialisti e tecnici e di operai specializzati mentre scende quella delle figure intermedie. Cresce inoltre la domanda di competenze professionali digitali e green”.
La cassa integrazione guadagni, ultimo parametro esaminato, è stata autorizzata in provincia di Arezzo per un totale di 18 milioni e 951 ore, parti a 37 volte il dato del 2019. La maggior parte delle concessioni ha riguardato l’industria (73% del totale), seguita a distanza da commercio (8,2%), edilizia (6,2%), alberghi e ristoranti (4,3 %) e altri servizi (3%). “Un così massiccio ricorso alla cassa integrazione assieme al blocco dei licenziamenti ha indubbiamente permesso di congelare possibili riduzioni di personale – dice il segretario generale della CCIAA Marco Randellini – Ci attendiamo per i prossimi mesi, soprattutto nel comparto del manifatturiero, una drastica riduzione dell’utilizzo di questa tipologia di ammortizzatore sociale altrimenti avremo ripercussioni fortemente negative non solo sulla crescita del tasso di disoccupazione ma anche sulla tenuta del sistema imprenditoriale locale”.