Un giovane ciclista della Valtiberina si è messo in bella mostra al Giro d’Italia Under 23, la più prestigiosa corsa a tappe nazionale riservata ai migliori talenti del panorama mondiale. Si tratta di Lorenzo Quartucci, corridore che abita a San Giustino e che milita in una delle squadre più importanti di questa categoria, la Zalf Euromobil Désirée Fior. Tiberino a tutti gli effetti, considerando che è nato a Sansepolcro il 5 aprile 1999 e visto che ha babbo biturgense e mamma anghiarese, Lorenzo si è meritato la partecipazione grazie ai risultati ottenuti ad inizio stagione ed ha onorato l’impegno portando a termine la corsa rosa (scattata il 29 agosto da Urbino e conclusa il 5 settembre a L’Aprica, dopo 8 tappe e oltre 1100 chilometri). Una bella soddisfazione per uno dei corridori più promettenti a livello nazionale, arrivato alla Zalf Euromobil Désirée Fior dal Team Cinelli e capace di vincere il 22 agosto ad Altavilla Monferrato (in provincia di Alessandria) il prestigioso Trofeo Mazzetti d’Altavilla. Un successo importante per un ciclista dal talento cristallino che sogna di passare in futuro tra i professionisti. Lorenzo si è raccontato a TeverePost partendo proprio dal Giro d’Italia Under 23.
Come è stato partecipare alla corsa rosa?
“È stato bello ed emozionante perché il Giro d’Italia è una delle corse più importanti al mondo. Esserci è già di per sé una soddisfazione ed è stata un’esperienza meravigliosa, in un contesto super organizzato come è la corsa rosa e assieme a tanti dei migliori ciclisti al mondo. È stata inoltre la mia prima partecipazione a un grande giro e sono contento di quanto fatto, a livello personale e soprattutto come squadra. Abbiamo vinto due tappe, primeggiato in due graduatorie speciali conquistando la maglia rossa e quella bianca e centrato un piazzamento nella top ten in classifica generale. Un ottimo bottino che ha premiato il nostro impegno. A livello personale ho ottenuto un buon 7° posto nella tappa di Colico ed ho lavorato per la squadra, dando il massimo ogni giorno. Sono contento e spero che sia un trampolino di lancio per il prosieguo della stagione e della mia carriera”.
È stata una corsa dura e tirata fino alla fine.
“Quando corri tutti i giorni la fatica si fa sentire, a livello fisico e anche mentale perché è difficile recuperare velocemente lo sforzo. Prima della partenza del Giro non ero al top, ma poi ho trovato la condizione e sono riuscito a portare a termine la corsa, nonostante le difficoltà altimetriche affrontate negli ultimi due giorni: come il Montespluga, lunghissimo, e il Mortirolo, salita tra le più dure al mondo per le sue pendenze”.
Sei al terzo anno tra gli under 23. Come è stato l’approccio con questa categoria?
“È un bel salto perché fino alla categoria juniores il ciclismo è ancora quasi esclusivamente un divertimento, portato avanti con passione e serietà sicuramente ma in maniera molto più serena, mentre tra gli under 23 cambiano le prospettive e diventa un impegno sempre più intenso. Non è più soltanto un gioco, se mi passi la definizione, ma è qualcosa a cui mi sto dedicando completamente. Durante la stagione, in una settimana tipo, ci sono cinque giorni di allenamento e uno di riposo, più uno di gara. Dare il massimo è fondamentale e le motivazioni non mancano. Lo faccio con entusiasmo e sono soddisfatto del mio processo di crescita”.
Tra l’altro ad agosto hai anche conquistato il tuo primo successo. Ce lo racconti?
“Ad Altavilla Monferrato nel Trofeo Mazzetti d’Altavilla, una gara veloce e molto tirata su un circuito che si addiceva alle mie caratteristiche. Mi sentivo bene e dopo pochi chilometri sono entrato nella fuga giusta in compagnia di altri corridori. Nel finale ho fatto valere il mio spunto e mi sono aggiudicato la corsa. Tagliare il traguardo a braccia levate è stata una grande emozione e questa prima vittoria tra gli under 23 mi resterà sempre nel cuore”.
Come ti trovi alla Zalf Euromobil Désirée Fior?
“Molto bene. È una delle compagini più forti a livello mondiale della categoria. È un onore vestire questa maglia prestigiosa anche perché molti campioni sono passati da qui. Far parte della Zalf Euromobil Désirée Fior rappresenta uno stimolo ulteriore ed un momento importante nella mia crescita”.
Le tue caratteristiche tecniche?
“Sono un ciclista completo, capace di tenere bene in salite non troppo lunghe, dotato di uno spunto veloce e pronto a mettermi a disposizione della squadra. Grazie al lavoro quotidiano sono riuscito a migliorare gli aspetti in cui negli anni scorsi ero più carente e spero ovviamente di crescere ancora perché il mio sogno è quello di passare tra i professionisti. Darò tutto me stesso per riuscirci”.
Quando è nata la tua passione per il ciclismo e quando hai iniziato a correre?
“È nata per amicizia e quasi per caso. Mi sono avvicinato a questo meraviglioso sport assieme al mio amico Leonardo Cerboni e per me è subito scattata la scintilla. Ho iniziato a correre nei giovanissimi e non mi sono più fermato. Ho militato nel Team Fortebraccio, nella Gubbio Ciclismo Mocaiana, nell’Unione Ciclistica Città di Castello, nel Team Cinelli e poi a inizio stagione sono passato alla Zalf Euromobil Désirée Fior”.
Trai professionisti di oggi quali sono i campioni che ti piacciono di più?
“Tra i corridori italiani Nibali, in generale Sagan, un fuoriclasse assoluto capace tra l’altro di vincere tre volte di fila il Mondiale. Un’impresa incredibile”.
Onorato di aver rappresentato la Valtiberina al Giro d’Italia?
“Moltissimo. Sono molto legato al nostro territorio, agli amici, alla famiglia e spero di rendere orgogliosi tutti coloro che mi conoscono. Ringrazio in particolare i miei genitori, mamma Clementina e babbo Claudio, che mi hanno dato la possibilità di correre e che mi sostengono sempre, a casa e in corsa. Mio babbo mi ha seguito anche al Giro d’Italia, tappa dopo tappa”.
Prossimi impegni?
“Domenica correrò il Campionato Italiano di categoria a Zola Predosa in provincia di Bologna e cercherò di ben figurare. Sarà una gara dura e intensa, con tanti attesi protagonisti e tra questi spero di esserci anche io”.
Foto gentilmente concesse da Lorenzo Quartucci (credits: Andrea Fin)