Polpette al sugo, la ricetta di Fabio Nenci

Le Centopelli ci presentano un piatto fatto di ingredienti freschi, con tanto di vino da abbinare, assieme alla relazione di Augusto Tocci

Come abbiamo detto più volte, la nostra Associazione è composta da persone che amano la “cucina” a tutto tondo. Lo dimostrano le ricette che settimanalmente arrivano alla rubrica “Gastronomia Consapevole”. Contributi sempre più particolareggiati e con tanto di documentazione fotografica. Questa settima è la volta del Socio e amico Fabio Nenci, che oltre ad essere un ottimo buongustaio, ha fatto della cucina una delle sue passioni, per la gioia degli amici che vengono invitati alle sue dimostrazioni .

Le polpette al sugo è uno dei classici della cucina Italiana, anche se ogni regione ha la sua versione. L’Artusi apostrofava “Un state a compralle  belle fatte che un vu sapete icchè   c’è dentro. L’è semplice da fare scansafatiche”. La nostra polpetta per eccellenza l’è quella co i’ lesso avanzato dal i’ giorno prima e rifatta al pomodoro.”

Fabio ci presenta la sua versione fatta di ingredienti freschi e dall’inconfondibile aroma della maggiorana, e infine ci suggerisce anche la tipologia di vino da abbinare.

Ingredienti

Tempo di cottura 30 m.

Preparazione

Impastare con le mani il macinato e la salsiccia privata del budello, unite il prezzemolo, la maggiorana, il parmigiano, sale, pepe e il bicchiere di latte. Formate delle polpette grandi come una noce.

Rosolare dolcemente l’aglio pelato in una larga casseruola con l’olio, aggiungere due pizzichi di pepe e farlo tostare per qualche secondo. Unire il pomodoro e un bicchiere di acqua calda sulla quale avrete sciolto un cucchiaio di concentrato di pomodoro e fatelo ritirare appena. Salate q.b.

Ponetevi le polpette e cuocete dolcemente girandole spesso su se stesse e glassandole con la salsa.

Servite con del pane casereccio tostato. 

 Vino Consigliato : Rosso- Fermo – di Medio Corpo

I consigli di Augusto Tocci

Salsiccia – Molta è la confusione circa l’origine del nome di questo insaccato del quale  il nord del Paese  vanta la tipicità del prodotto e viene spesso chiamata luganega. Non si può certo ignorare che già Varrone parlava di questa specie di salsiccia, cercando di identificarla con la Lucania, dove i soldati romani ne avevano imparato la preparazione. Altri, poi, ne attribuiscono la diffusione addirittura ai Longobardi.

Scegliamo bene – Ciò che distingue la luganega dalla salsiccia comune è sicuramente la lunghezza, che arriva ai 20 centimetri, il sistema di ripiega­ mento su se stessa (a formare un grappolo) e spesso anche il contenuto, dagli aromi al budello impiegati. Ad esempio, la luganega del Trentino, presidio Slowfood, è di solo suino e confezionata in budello di cavallo. La nostra comune salsiccia, tanto amata da tutti, grandi e piccini, si prepara con la carne magra e grassa di maiale e si confeziona nei budelli dello stesso animale, e le sue dimensioni si riducono a circa la lunghezza di un dito.

Pulizia e conservazione – Trattandosi di un insaccato generalmente destinato al consumo da fresco  o non eccessivamente  stagionato, bisogna fare molta attenzione al suo stato di conservazione. La freschezza è indispensabile, perché all’interno del budello esiste carne cruda che, anche se salata a dovere, è sempre esposta a eventuali deterioramenti. Dunque, anche se è un salume destinato alla cottura, una conservazione prolungata potrebbe portare inconvenienti specialmente durante i mesi più caldi. Per breve periodo le salsicce possono stare in frigo. Ma spesso si appendono in locali ben areati e freschi e si può arrivare anche ad una stagionatura che le rende quasi simili al salame. Meglio non effettuare la conservazione in congelatore, tenuto conto che si tratta di carne salata e per di più arricchita di diversi aromi.

Proprietà – La salsiccia comune, è un prodotto più o meno grasso, da consumare con moderazione.

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