Pubblichiamo oggi la seconda parte dell’intervista a Francesco Valori, distributore di prodotti e fornitore di servizi per parrucchieri e centri estetici, che ha voluto denunciare la situazione del settore. Nella prima parte dell’intervista ci si era soffermati sui problemi economici. Stavolta si passa ad esaminare l’esercizio abusivo dell’attività e a provare a delineare delle misure per guidare a una parziale riduzione degli effetti della crisi che attende parrucchieri e centri estetici. Della quale, dice Valori, “sono responsabili anche coloro che si fanno fare i capelli a casa”.
Questo è un problema che avevi segnalato anche intervenendo nei giorni scorsi con un commento durante la diretta Facebook del sindaco Cornioli.
“Esatto, questo è un fatto non secondario rispetto a quelli che abbiamo visto finora. Secondo appositi studi le persone che vanno a fare i capelli per le case sono tante quanti sono gli operatori ufficiali. Producono un mercato sommerso di fronte al quale non c’è una presa di posizione chiara. Se una persona viene trovata in questo momento ad andare in giro di casa in casa, senza presìdi di protezione, senza sistemi di igiene adeguati, nessuno sta dicendo: c’è il penale, c’è l’arresto, c’è una multa da 50mila euro. Le persone si stanno muovendo liberamente. Ma non è un problema solo di adesso. Ci sono quelli che lo fanno di mestiere. È chiaro che se non devo pagare affitto, contributi, rispettare norme igieniche, posso andare in una casa a fare i capelli a 20 euro meno. Ma questo contribuisce a un meccanismo che porterà in Italia alla chiusura di migliaia di attività, ad avere più disoccupati e a ritrovarsi piano piano che queste persone non andranno più a comprare un vestito, un’automobile e si creerà un effetto domino. Inoltre gli affitti che venivano percepiti non ci saranno più, la luce, la Tari, l’acqua non verranno più pagate, e questo provocherà un impatto sull’economia generale”.
Come sta più nel dettaglio la questione del lavoro nero, dal tuo punto di osservazione?
“Ci sono parrucchieri ufficiali e parrucchieri non ufficiali. Anche qui nel territorio ce ne sono. Persone che non risultano al fisco e vanno per le case a fare i capelli. In questo momento c’è stato un boom, perché a un parrucchiere se lo trovano in giro a fare i capelli gli tolgono la licenza, a un altro che gli vuoi togliere? In questa situazione anche alcuni parrucchieri sono andati per le case, ma veramente pochissimi. In altre circostanze il fenomeno poteva sfuggire, ma in questo caso hanno avuto bisogno di fare i capelli tantissime persone, e nonostante questo nessuno dice niente. Diventa un problema di carattere sanitario, economico, sociale e se mi permetti anche di carattere morale. Si tratta di sapere che stiamo andando a far morire un settore. A tutti fa piacere pensare di andare dal nostro parrucchiere o estetista di fiducia sotto casa, ma in questo momento difficile accettiamo che questa persona vada a chiudere, perché nessuno si sta occupando di creare le condizioni perché questo non succeda”.
“In questi giorni ci sono sicuramente state persone che al nero hanno messo in tasca moltissimi soldi, più del direttore di un ospedale e molto più di chi rischia la vita in prima linea. Qualcuno dovrebbe intervenire, perché questa è una frode nel vero senso del termine. Quella del lavoro al nero è la punta di un iceberg più drammatico. Facendo l’esempio di Sansepolcro, secondo me chiuderà il 50% dei parrucchieri e forse il 60-70% delle estetiste. Si perderanno posti di lavoro e molti di questi andranno a fare i capelli a casa, contribuendo così ulteriormente a far sparire un segmento che finirà per attestarsi sul 20-25%, perché ci sarà un 20-25% di persone che desidereranno farsi prendere cura di sé in un luogo adatto e piacevole. Diventerà un servizio elitario quello che fino ad oggi era un servizio comune. Nella nostra società per tante persone prendersi cura del proprio aspetto estetico è un momento di piacere come per altri è andare a pescare, e molti non lo potranno più fare. In una cultura come la nostra questo avrà anche implicazioni psicologiche”.
I problemi dunque sono grossi e vengono da lontano. Adesso come si può provare a intervenire?
“Il mio appello intanto è quello di dare la caccia a chi va per le case. Se dai la caccia a quello, anche il parrucchiere si sente tutelato e non ha la tentazione di andarci anche lui. Poi il sistema migliore per intervenire sarebbe innanzitutto quello che le associazioni di categoria spiegassero ai parrucchieri e ai centri estetici che devono assolutamente aumentare i prezzi. E devono fare una volta tanto cartello, che è una cosa sana se fatta nei momenti giusti. Significa che non ci dev’essere chi, preso dalla disperazione, può fare un prezzo che è il 40% sotto un altro. Lui non lo sa, pensa di salvare la sua attività ma la sta condannando a morte perché in questo modo, mentre spende più soldi per ogni cliente, più clienti fa e più si mette in difficoltà”.
“Ho assistito l’altro giorno a un webinar di un’importantissima azienda italiana del settore che diceva ai propri clienti che devono mantenere il fatturato dell’anno scorso. È come dire vai forte forte per questa strada, poi non te lo dico che in fondo ti schianti sul muro, altrimenti ti spaventi e non compri. Sembra che ognuno faccia una strenua difesa del proprio orticello senza vedere cosa succede oltre. Quando a ottobre-novembre le famiglie torneranno a pagare i mutui, e ci saranno molte famiglie in cui si è perso il 20% del reddito per la cassa integrazione, in una famiglia su due almeno uno avrà perso il posto di lavoro, ecco, a ottobre e novembre a fare i capelli non ci andrà nessuno. Un’attività con due dipendenti a Sansepolcro ha un affitto medio di 600 euro e 7500 euro di costi. A ottobre-novembre se farà 3000 euro di fatturato secondo me sarà moltissimo. Quel parrucchiere non solo non prenderà lo stipendio, ma in quei due mesi dovrà tirare fuori 9000 euro, che non ha preso dallo Stato perché non glieli hanno dati le banche. Quell’attività inizia a non pagare l’Iva, l’Inps e inizia un vortice che la porterà sicuramente a chiudere. Quindi tutti in due mesi bruceranno quello che avranno guadagnato nei mesi precedenti, se lo avranno guadagnato. Ma non lo avranno guadagnato se mantengono lo stesso fatturato di prima! Nessuno lo sta dicendo. Questo tra l’altro non è un problema solo della parrucchieria, questo è un problema di tutte le piccole e piccolissime imprese di cui ci riempiamo la bocca, ma nessuno gli sta dicendo dove stanno andando”.
“Invece trovo sostanzialmente inutili le prese di posizione per far riaprire i parrucchieri 15 giorni prima. Non basta farli riaprire, bisogna metterli in condizione di riaprire, spiegandogli che se non aumentano i prezzi di almeno 3-4 euro a servizio chiudono, e i parrucchieri stando così le cose rimarranno il 20-25% di quelli che sono. Assocosmetica e altri dicono che sparirà il 50% per non spaventare le persone. Magari, dico io”.
Altre soluzioni? Contributi a fondo perduto?
“No, non bisogna dare contributi a fondo perduto che provocherebbero un buco drammatico per lo Stato e non risolverebbero niente, anche perché magari la gente non li sa amministrare e ci possono entrare anche in mezzo le mafie. Invece bisogna non far pagare la cedolare sugli affitti per uno, due, tre anni, e obbligare chi percepisce l’affitto a dimezzarlo. Dimezzare i contributi, dimezzare le spese in bolletta, ottenere spese più basse possibile per il Pos tramite le associazioni di categoria. Non dobbiamo dare soldi ma togliere le spese. Così gli operatori continueranno a pagare l’Iva, parte dell’Inps eccetera. Altrimenti non pagano più niente, e invece di prendere tutto non si prende niente. Così sparirà solo il 25% delle attività, e piano piano tramite i bancomat e le carte di credito faremo rientrare i soldi nell’economia sana. Questo è sano”.
Leggi la prima parte dell’intervista a Francesco Valori:
Parrucchieri e centri estetici, “cronaca di una morte annunciata” – Prima parte