Sul tema degli effetti della variante Omicron del Covid è intervenuto ieri sera nella propria pagina Facebook il professor Roberto Pancrazi, docente di Sansepolcro che insegna statistica all’università di Warwick, nel Regno Unito. Fin dalle prime fasi della pandemia Pancrazi ha dedicato molta attenzione allo studio della diffusione del virus e si è impegnato a divulgare informazioni prediligendo una chiave di lettura sempre basata sui numeri e lontana da semplificazioni o facili allarmismi.
Non fa eccezione quest’ultimo intervento, che pure parte da dati preoccupanti, come gli oltre 100.000 casi giornalieri registrati ieri nel Regno Unito e la veloce diffusione di Omicron: “Negli ultimi 10-15 giorni gran parte delle persone che conosco sono state contagiate”, spiega Pancrazi, precisando che “lo abbiamo preso anche noi tutti qui in famiglia, ma siamo guariti tutti”.
Quello di Omicron è un incremento di casi “velocissimo e facilmente riconoscibile”, già registrato nel Regno Unito, in Danimarca, Francia, New York, Sudafrica. “Mi aspetto che in Italia i casi salgano ancora tanto nelle prossime settimane”, scrive il docente, perché “si osserva la sovrapposizione di due curve epidemiche: una di Delta, che in Italia si sta ancora propagando lentamente, e una di Omicron, che in Italia è appena partita e che molto probabilmente si manifesterà con la sua tipica impennata. Non mi meraviglierei, quindi, se entro due o tre settimane si arrivasse in Italia ai 75-100 mila contagi giornalieri, come si sta osservando in Francia e in UK”.
“Ma niente panico”, precisa Pancrazi, che sottolinea che “il numero di contagi non deve essere il criterio principale di allarme”. Vanno invece valutate ospedalizzazioni e letalità. Se nel Regno Unito i dati non sono ancora sufficientemente rilevanti dal punto di vista statistico, “ci sono ottime notizie, fresche fresche, che vengono da studi effettuati in Sud Africa”. Sul tema il docente, citando il virologo Guido Silvestri, evidenzia che “la letalità calcolata di COVID-Omicron sembra molto più bassa di quella delle varianti precedenti (0.26%, paragonata al 2.5%-4.0% delle ondate precedenti)”; e che secondo il governo sudafricano “il rischio di ospedalizzazione nei pazienti che hanno contratto Omicron è il 20% di quello osservato nei pazienti che avevano contratto Delta”. In aggiunta, Pancrazi sottolinea la novità della riduzione della lunghezza dell’isolamento nel Regno Unito da 10 a 7 giorni in caso di tampone rapido negativo, giudicandola “una misura molto sensata”.
Da questa serie di dati la conclusione: “Mettete in conto di leggere di contagi in forte, ma forte, aumento nelle prossime settimane, con i soliti conseguenti commenti disastrosi. In realtà, le notizie che provengono dal mondo non sono così nere come il mero numero dei contagi giornalieri potrebbe suggerire”.