Notti magiche: a 30 anni dai Mondiali di Italia ’90 – Terza e ultima parte

Sogni e delusioni in un mese di calcio

Caniggia supera Zenga (immagine in pubblico dominio)

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La fase a gironi e l’Italia a punteggio pieno

Dopo la vittoria nella gara d’esordio con l’Austria per 1-0 e il già raccontato gol di testa di Schillaci che subentrò a Carnevale, fu più opaca la partita contro gli Stati Uniti, risolta da un bel gol di Giannini a cui seguirono un rigore sul palo di Vialli e qualche miracolo di Zenga. Con la qualificazione già in tasca giocammo per il primato nel girone contro la Cecoslovacchia, con Baggio e Schillaci schierati fin dal primo minuto. La fiducia di Vicini fu premiata, dato che andarono a segno entrambi. Schillaci ancora di testa e ancora in uno dei primi palloni giocati, Baggio con uno slalom tra i difensori rimasto nella storia. Gli occhi spiritati del siciliano per un rigore non dato regalorono un’immagine che avrebbe fatto la storia di Schillaci e di quel mondiale. L’Italia conquistò sei punti su sei con cinque reti segnate e nessuna subita. Il primato del girone permise di rimanere a giocare a Roma nelle successive partite. Superò il turno anche la Cecoslovacchia mentre l’Austria non rientrò tra le terze meglio classificate e lasciò il torneo assieme agli Usa.

Nel gruppo B l’Argentina, reduce dalla sconfitta nella gara d’apertura del Mondiale con il Camerun, superò 2-0 l’Unione Sovietica in una partita ricordata per la seconda “mano di Dio” di Maradona, con la quale parò una deviazione di Oleg Kuznecov quando il risultato era ancora 0-0, e per l’uscita di scena per infortunio del portiere Pumpido. La sostituzione del campione del mondo dell’86 con la riserva Sergio Goycochea sarebbe stato un elemento importante nel cammino mondiale dei biancocelesti. Argentina-Urss era un dentro o fuori, visto che anche i sovietici avevano perso il primo incontro del loro mondiale, con la Romania. A proposito di estremi difensori, la sconfitta con i rumeni segnò la fine della storia in nazionale di Rinat Dasaev, portiere con la fama di erede di Lev Jašin. La squadra sovietica, all’ultima apparizione in un torneo internazionale, chiuse la sua storia vincendo 4-0 con la sorpresa Camerun, che perse così la storica imbattibilità che si portava dietro dal 1982, ma si consolò vincendo il girone davanti alla Romania e all’Argentina, che invece superò il turno grazie al ripescaggio delle migliori terze.

Il sovietico Andrej Zygmantovič marca Maradona (immagine in pubblico dominio)

Il terzo gruppo vide il Brasile vincere tre volte, sempre con un gol di scarto, contro Svezia, Costa Rica e Scozia. Le due europee soccombettero entrambe contro la debuttante Costa Rica guidata da Bora Milutinović e lasciarono l’Italia dopo la fase a gironi. Il Girone D vedeva al via tre squadre brillanti e quella meno pronta per disputare un mondiale. Infatti gli Emirati Arabi Uniti rimediarono tre secche sconfitte che permisero alle tre compagne di viaggio di centrare la qualificazione agli ottavi di finale. La Germania passò come prima, la Jugoslavia come seconda e la Colombia del portiere goleador René Higuita si accontentò del ripescaggio. Rispettate le previsioni anche nel quinto gruppo dove la Corea del Sud perse i tre incontri con Spagna, Belgio e Uruguay. Il Belgio si aggiudicò lo scontro diretto con i Sudamericani per il secondo posto, ma anche l’Uruguay centrò la qualificazione come peggiore delle migliori terze.

L’equilibrio regnò fino anche oltre le sei partite del girone tra Inghilterra, Irlanda, Olanda ed Egitto. Dopo due giornate tutti avevano totalizzato due punti con la stessa differenza reti. La cosa più emozionante era stata la defecazione di Gary Lineker in campo durante la partita con l’Irlanda. Nella terza e decisiva giornata l’Inghilterra vinse con i nordafricani condannandoli all’eliminazione e ottenendo la vittoria del girone. Il pareggio tra irlandesi ed olandesi costrinse la Fifa ad effettuare il sorteggio per stabilire il secondo e il terzo posto nella classifica e conseguentemente la posizione nel tabellone degli ottavi di finale. L’Irlanda si ritrovò seconda e l’Olanda finì tra la braccia della Germania Ovest nel turno successivo.

Dentro o fuori

I piazzamenti a sorpresa di alcune delle grandi favorite del campionato, in particolar modo i terzi posti di Argentina e Olanda, regalarono alcuni ottavi di finale carichi di interesse. Gli azzurri affrontarono a Roma l’Uruguay con una sfida tra le due nazionali che avevano vinto le prime quattro edizioni del Campionato del Mondo. Ma la “Celeste” di Francescoli e Ruben Sosa, allenata da Tabárez, non è quella di Ghiggia e Schiaffino che domò il Brasile al Maracanà nel 1950. Nonostante una partita dominata dall’Italia, per vedere il primo gol fu necessario aspettare il 20’ del secondo tempo, quando il solito Schillaci, servito da Baggio, con un potente tiro da fuori area fece prendere il verso giusto all’incontro. Aldo Serena, di testa, siglò il 2-0 definitivo che permise all’Italia di proseguire il proprio cammino.

Il derby sudamericano tra Argentina e Brasile vide i bianco-celesti vincere 1-0 grazie ad una rete di Caniggia ben servito da Maradona. Il rammarico dell’ottimo Brasile fu massimo, considerati i due pali colpiti da Dunga e Alemão. Tutti i principali protagonisti di quella partita venivano dal campionato italiano. Parlò italiano anche la sfida tra Olanda e Germania. Prima di tutto per la doppia espulsione di Völler e Rijkaard, ricordata anche per lo sputo del milanista contro il romanista mentre andavano negli spogliatoi. Gli interisti Klinsmann e Brehme condannarono nel secondo tempo gli arancioni, che accorciarono le distanze con un rigore di Koeman a due minuti dalla fine. Il Camerun divenne la prima squadra africana della storia a raggiungere i quarti di finale grazie ad una vittoria con la Colombia ricordata per i fatti relativi al secondo tempo supplementare: prima il trentottenne Roger Milla si inventa un gol straordinario e due minuti dopo ruba un pallone a centrocampo al portiere René Higuita e raddoppia. Il gol colombiano che ferma il risultato sul 2-1 serve solo alle statistiche. L’unica partita con un risultato netto fu il 4-1 con il quale i cecoslovacchi, con Tomas Skuhravy che fece una tripletta, eliminarono la Costarica, che prima di soccombere era riuscita a riportarsi sull’1-1. Equilibrata e senza reti Irlanda-Romania che si concluse all’ultimo tiro di rigore, con l’errore dal dischetto dei rumeni che permise agli irlandesi di approdare per la prima volta ai quarti di finale. La Spagna finì il proprio cammino ai tempi supplementari sbattendo contro la Jugoslavia e soprattutto contro la doppietta di Dragan Stojković. Di Salinas il momentaneo pareggio prima del novantesimo. Sempre dopo i novanta minuti terminò Inghilterra-Belgio, con i britannici che prevalsero grazie ad una girata al volo di David Platt pochi secondi prima dei tiri di rigore.

Le magnifiche otto

La formazione della Jugoslavia che sta per affrontare l’Argentina (immagine in pubblico dominio)

Argentina, Jugoslavia, Irlanda, Italia, Cecoslovacchia, Germania Ovest, Camerun e Inghilterra, quindi sei europee, una sudamericana e un africana si sarebbero giocate il mondiale. Vicini confermò Schillaci e Baggio come coppia d’attacco e il siciliano segnò la sua quarta rete buttando in porta un pallone respinto dall’estremo difensore irlandese dopo il potente tiro di Donadoni. Più tardi Schillaci colpì anche una traversa. Per l’Irlanda, al primo mondiale disputato, i quarti di finale sarebbero rimasti il traguardo più avanzato della propria storia. L’Italia con cinque vittorie e nessuna rete subita si apprestava ad incontrare in semifinale l’Argentina, che nell’epica partita di Firenze mise fine alla storia calcistica della Jugoslavia. Quella tra slavi e argentini sarebbe rimasta una delle partite più interessanti del mondiale. Si giocò in un caldo pomeriggio e al 31’ il secondo cartellino giallo a Sabanadzović costrinse la Jugoslavia a giocare tempi regolamentari e supplementari in dieci uomini. Nonostante questo la partita restò equilibrata e non si sbloccò, con un gol annullato all’Argentina al 118’. I tiri di rigore regalarono un’altalena di emozioni che inizia con l’errore di Stojković che sbagliò dopo il tiro realizzato da Serrizuela. La seconda serie vide sia Burruchaga che Prosinecki realizzare. Al terzo tiro il risultato tornò in parità grazie a Maradona che si fece parare il rigore da Ivković, mentre Savicević fece gol. Tutto sembrava perduto per l’Argentina quando Troglio sbagliò il suo tiro ma per sua fortuna Goycochea parò anche quello di Brnović. Si arrivò alla quinta e decisiva serie: Dezotti segnò e il futuro bosniaco e all’epoca capitano Faruk Hadžibegić permise al portiere argentino di scrivere la parola fine sulle gesta di quella che molti ritengono la nazionale jugoslava più forte di sempre. A quella squadra Gigi Riva avrebbe dedicato un interessante libro, L’ultimo rigore di Faruk.

A San Siro andò invece in scena Germania Ovest-Cecoslovacchia. I cechi speravano nella cabala legata alle due finali mondiali perse nel 1934 in Italia e nel 1962 in Cile. Gli anni che i cecoslovacchi avevano dovuto attendere tra le due finali erano stati ventotto, esattamente come quelli che separavano il 1990 dal 1962. Ma purtroppo per loro la Germania passò grazie ad un rigore di Lothar Matthäus. L’ultimo e decisamente spettacolare match dei quarti di finale fu quello di Napoli tra la favorita Inghilterra e l’incredibile Camerun. Nel primo tempo l’Inghilterra passò in vantaggio con Platt. Nel secondo tempo entrò Roger Milla e la partita cambiò, dato che in cinque minuti l’attaccante si procurò il rigore trasformato da Kunde per poi servire a Ekeke la palla che portò in vantaggio gli africani. Gli inventori del calcio acciuffarono i supplementari grazie ad un rigore di Lineker, che fece doppietta con un ulteriore penalty durante i supplementari. I Leoni d’Africa lasciarono così il loro miglior mondiale di sempre.

Semifinali tra plurivincitori di precedenti mondiali

Italia-Argentina e Germania-Inghilterra: una di queste squadre vincerà il quattordicesimo Campionato del Mondo di Calcio, e ancora una volta sarà una squadra che nella propria bacheca ha almeno un Coppa del Mondo. Per la prima volta l’Italia lascia Roma per finire proprio a Napoli, dove grazie alla militanza calcistica di Maradona l’Argentina gioca quasi in casa. Incredibilmente è la quinta volta di fila che Italia e Argentina si affrontano al Mondiale, con un bilancio di due pareggi (‘74 e ‘86) e due vittorie per gli azzurri (‘78 e ‘82). La partita si mette bene già al 17’ grazie al quinto gol di Totò Schillaci, che butta in rete la respinta sul tiro di Vialli. Al 23’ del secondo tempo un improbabile cross di Olarticoechea permette a Caniggia di anticipare Zenga e far subire ai padroni di casa il primo gol dall’inizio del mondiale. I supplementari lasciano un mistero sul perché l’arbitro francese Vautrot abbia dato otto minuti di recupero ed espulso l’argentino Giusti. I Sudamericani riescono a resistere fino ai calci di rigore. Le prime tre serie vedono i gol di Baresi, Serrizuela, Baggio, Burruchaga, De Agostini e Olarticoechea, poi Goycochea ripete lo stesso copione della partita con la Jugoslavia parando i tiri di Donadoni e Serena, mentre Maradona non sbaglia. “Sono immagini che non avremmo mai voluto commentare”, dirà Bruno Pizzul davanti a quasi trenta milioni di italiani, il dato auditel più alto di sempre. Per l’Italia sarà l’inizio di un incubo che vedrà finire negativamente il mondiale ai rigori anche nel 1994 e nel 1998.

Il giorno dopo a Torino va in scena la seconda semifinale che si rivela molto simile a quella di Napoli, dato che nei tempi regolamentari vanno a segno prima Brehme e poi Lineker e la serie dei rigori è uguale a quella di Italia-Argentina, con i tedeschi che la spuntano grazie agli sbagli di Pearce e Waddle nella quarta e quinta serie.

Le finali più brutte di sempre

A Bari si gioca per il terzo posto con Italia ed Inghilterra che lasciano spazio ad alcuni giocatori che si sono visti poco durante il Campionato del Mondo. Il clima è quello dell’ultimo giorno di scuola, con un misto tra tristezza per la mancata finale e consapevolezza della scarsa importanza di fare risultato. Succede tutto negli ultimi venti minuti, con il gol di Baggio e il pareggio di Platt. All’88’ c’è un penalty per l’Italia e il rigorista designato Roberto Baggio cede la possibilità di realizzare a Schillaci, in piena corsa per il titolo cannonieri del mondiale che conquisterà grazie a quella sesta rete che porterà gli Azzurri sul podio di Italia ’90.

Il rigore decisivo di Brehme (immagine in pubblico dominio)

A Roma si gioca la ripetizione della finale di quattro anni prima in Messico. I tedeschi avevano perso nell’86 e anche nell’82, contro l’Italia, e si apprestavano a giocare la quarta finale negli ultimi cinque mondiali. Non vincevano dall’edizione di casa del 1974, mentre gli argentini erano i campioni in carica. La partita fu risolta da un rigore di Brehme a sette minuti dalla fine. L’Argentina, in nove uomini a causa di due espulsioni, non riuscì a modificare il risultato di quella che per molti è stata la finale più brutta della storia del Campionato mondiale di calcio. La Germania Ovest tre mesi dopo avrebbe cessato di esistere e sarebbe diventata semplicemente Germania, raccogliendo anche la storia calcistica dei fratelli orientali.

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