Quando si accenna all’esistenza del Nord Stream 2 c’è una cosa di cui non si parla quasi mai, e riguarda proprio quel numero posizionato in fondo al nome. Sfugge quasi sempre, per volontà di non dare la notizia o per semplice ignoranza, che esiste già una gasdotto identico che trasporta da ormai oltre dieci anni gas dalla Russia alla Germania passando sotto il Mar Baltico e senza transitare dai Paesi ubicati in mezzo. Il Nord Stream 2, completato pochi mesi fa e pronto ad entrare in funzione, è semplicemente il raddoppio del metanodotto già presente. Questo serve a non interrompere il flusso del gas in caso di guasti o lavori di manutenzione e allo stesso tempo di poter raddoppiare la quantità a disposizione dell’Europa sempre più affamata di gas naturale. In realtà i tubi sono quattro, due nel primo gasdotto e due nel secondo. Ogni gasdotto – quindi due tubi – può fornire all’Europa circa cinquantacinque miliardi di metri cubi all’anno.
L’Europa ha fame di metano e biometano
Il vecchio continente è lontanissimo da un livello di autonomia energetica, soprattutto quando si parla di petrolio e metano. Oggi circa il 40% del fabbisogno di gas arriva dalla Russia, principalmente dai giacimenti del nord della Siberia, ma anche della Russia centrale. A seguire con una una cifra attorno al 15% c’è il gas che arriva dalla Norvegia dopo essere transitato dalla Gran Bretagna. Quindi, con una quota sotto il 10%, c’è il Nord Africa, principalmente l’Algeria e in parte minore dopo la sua destabilizzazione la Libia. Infine con quote piccole Stati Uniti, Qatar e altri Paesi che utilizzano il sistema navale per trasportare il cosiddetto “oro blu” in forma liquefatta e per cui sono necessari i rigassificatori. Ci sono anche estrazioni locali di piccole quantità di metano in alcuni Paesi europei mentre è in crescita la quantità di biometano prodotta che permette già ora una riduzione dei quantitativi importati dall’estero di metano da fonte fossile. Il biometano nasce dal recupero di rifiuti organici, scarti alimentari o agricoli, deiezioni animali e vede Germania ed Italia molto all’avanguardia nello sviluppo di questa alternativa energetica. Nel nostro Paese si prevede entro dieci anni di arrivare al 15% del fabbisogno nazionale di gas naturale attraverso il biometano.
I canali di approvvigionamento di metano dalla Russia sono essenzialmente tre: il gasdotto Yamal che transita attraverso la Bielorussia, il Soyuz che passa dall’Ucraina e il Nord Stream. Inoltre c’è un ulteriore gasdotto che collega Russia e Turchia attraverso il fondale del Mar Nero e che in prospettiva potrà essere esteso ai Balcani. L’attivazione del secondo Nord Stream permetterebbe di aumentare le importazioni a prezzo più conveniente, dato che Russia ed Europa non dovrebbero pagare passaggi attraverso paesi terzi. Se poi ci aggiungiamo le problematiche politiche tra Russia e Ucraina, che in passato hanno anche portato al blocco delle forniture russe, è evidente che Mosca non prova particolare piacere a pagare a Kiev diritti di transito.
Al momento il gas naturale è una fonte di energia indispensabile per i Paesi europei, non solo per convenienza economica ma per le sue qualità di basso impatto ambientale in grado di sostenere la transizione ecologica in atto. Al momento l’importazione di gas dalla Russia è indispensabile per l’impossibilità di sostituire nel medio periodo la quota di mercato che arriva da est. Questo tesoro energetico è reclamato con forza anche dalla Cina che è per la Russia un ghiotto mercato alternativo. Basti pensare che l’attuale gasdotto che collega la Siberia alla Cina, il “Forza della Siberia”, non solo è in fase di raddoppio ma addirittura è in progettazione la triplicazione.
Chi ha paura del Nord Stream 2
Fin dall’inizio dei lavori di costruzione dei 1.222 chilometri di queste ulteriori linee del gasdotto già esistente, gli Stati Uniti sconsigliarono alla Germania di permettere che questa infrastruttura venisse terminata. Sanzioni statunitensi verso aziende europee coinvolte nella costruzione ritardarono la messa in posa dei tubi sul fondale marino mentre al momento non cominciano le forniture per un cavillo delle regole comunitarie. In Ucraina si teme che l’utilizzo del Nord Stream 2 possa ridurre o addirittura interrompere le forniture di gas attraverso il proprio Paese, con enormi perdite economiche. Gli Stati Uniti condividono la posizione ucraina e allo stesso tempo sono interessati ad entrare nel mercato europeo con il proprio metano liquefatto, che grazie all’aumento dei costi del gas naturale è improvvisamente diventato più competitivo rispetto ad alcuni mesi prima. Infine conta molto anche la volontà, soprattutto americana, che l’Europa non diventi ulteriormente dipendente dalla Russia per quanto riguarda le forniture di energia. Di fatto la guerra fredda, un tempo politica ed oggi economica, non finisce mai e le minacce del presidente degli Stati Uniti relative al possibile blocco del gasdotto in caso di conflitto tra Russia e Ucraina ne sono la prova.
La Germania fino ad oggi ha fatto i propri interessi e quelli della propria economia. L’utilizzo dei due Nord Stream rende il paese tranquillo su una fornitura privilegiata senza rischiare di essere danneggiata dalle frequenti bizze dei Paesi attraversati dagli altri gasdotti. L’ottimo prezzo di acquisto riservato a Berlino gli consente addirittura di rivendere il gas ai Paesi confinanti come nel caso della Polonia che paga meno il gas russo già comprato da Berlino rispetto a quello che pagherebbe trattando direttamente con Mosca. Non è un caso che questo inverno gli aumenti del costo del metano che hanno coinvolto pesantemente alcuni Paesi europei, in primis l’Italia, abbiano appena lambito la Germania.
Anche su questo tema all’Europa manca la coesione e l’indipendenza di prendere decisioni proprie. È evidente che un buon rapporto di vicinato con la Russia sarebbe conveniente ad entrambe le economie trasformandosi in vendita di gas a prezzi equilibrati e ricchi introiti per il Paese euroasiatico. Il Nord Stream 2 fornirebbe alla Germania oltre la metà del proprio fabbisogno energetico e alla Russia qualcosa come quindici miliardi di dollari all’anno. La soluzione più saggia, ma soprattutto utile per i cittadini europei, sarebbe quella di chiedere alla Russia di continuare ad usare il gasdotto Soyuz, che attraversa l’Ucraina e come capacità trasporta tre volte quello che si muoverebbe dentro i nuovi gasdotti sotto il Baltico, e allo stesso tempo incrementare le quantità grazie al Nord Stream 2 oggi e il gasdotto turco nei prossimi anni. Il prezzo del metano scenderebbe per tutti, i ricavi per la Russia non mancherebbero e soprattutto il continente europeo diventerebbe quasi autosufficiente. Il gap mancante potrebbe essere recuperato con il biometano. Per far questo ci vorrebbe uno scatto di orgoglio e autonomia da parte del vecchio continente, cosa che resta da sempre piuttosto difficile fare.