Nel giugno 1944 il rastrellamento dell’Alpe della Luna

L'anniversario dell'operazione “Kastanie”, con cui i nazifascisti volevano spazzare via la guerriglia partigiana: ottennero scarsi risultati, ma non evitarono torture e uccisioni

Il monumento ai partigiani alla Spinella

Il monumento ai partigiani alla Spinella

Ricorre in questi giorni il 76º anniversario dell’operazione “Kastanie”, rastrellamento nazifascista che ebbe luogo nei primi giorni di giugno del 1944 nella zona dell’Alpe della Luna contro le formazioni partigiane operanti nell’area. Delle forze in campo dà una precisa descrizione Andrea Bertocci nel volume L’ultima cioccolata. La lunga scia di sangue di una divisione tedesca in ritirata (2011). I raggruppamenti partigiani erano sul versante marchigiano il II battaglione della V brigata “Pesaro” e su quello toscano il IV distaccamento “Eduino Francini” (intitolato al biturgense fucilato poco più di due mesi prima a Villa Santinelli con otto compagni), facente parte della brigata “Pio Borri”. A fare da collegamento, il distaccamento “Stalingrado” della “Pesaro”, di stanza a Montelabreve. Le forze nazifasciste erano battaglioni delle SS italiane agli ordini dei tedeschi, che muovevano da Sansepolcro (il III battaglione volontario di polizia guidato dal capitano Gerhard Kruger), da Badia Tedalda e da Viamaggio, e la divisione d’assalto “M” della legione “Tagliamento”, che sopraggiungeva da Bocca Trabaria. L’operazione prevedeva un ingente dispiegamento di forze con l’obiettivo di annientare la guerriglia nella zona, ma la grande maggioranza dei partigiani riuscì a sfuggire all’accerchiamento. Ciononostante tra i ribelli valtiberini si registrarono delle vittime, uccise con particolare crudeltà, spesso tra le torture.

Monumento ai Partigiani al cimitero di Sansepolcro (particolare)

Le operazioni presero il via all’alba del 3 giugno. La prima a cadere in un’imboscata fu una pattuglia della banda “Francini” che dalla Spinella scendeva verso la Montagna e venne intercettata in località Condotto. Qui vennero catturati e fucilati Osvaldo Ottolenghi Marri, nome di battaglia “Magiste”, di Sansepolcro, che non aveva ancora compiuto 19 anni, e il 26enne Morton Perez, detto “il Messicano”, anche se probabilmente di nazionalità statunitense, già prigioniero del campo di internamento di Laterina da cui era fuggito. Altri due riuscirono a scappare: erano Adriano Pigolotti e Agostino Bucciovini, detto “Confusione”. Quest’ultimo, 17enne di Sansepolcro, fu catturato e torturato il giorno dopo alla Spinella. Fu poi legato a un mulo che lo trascinò fino alla zona detta Fonte della Puledraia, circa un chilometro sopra il Pian della Capanna, dove fu ritrovato il suo cadavere straziato. La croce posta a ricordo nel luogo del ritrovamento cita anche Silvestro Ricci, 19enne del distaccamento “Stalingrado”, che aveva subito sorte analoga o che era stato fucilato al Pian della Capanna. Quel giorno, il 4 giugno, i nazifascisti uccisero anche il fratello di Silvestro, Domenico Ricci, di due anni più grande e anche lui facente parte dello “Stalingrado”, che venne torturato e fucilato in località Monterano. L’assassinio di Domenico Ricci è citato, oltre che nei racconti orali del nonno del sottoscritto, che viveva proprio al Monterano, anche in un altro testo che descrive il rastrellamento dell’Alpe della Luna, Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere 1943-1944, di Alvaro Tacchini (2016).

Targa a Pasquale Alienati al Pian della Capanna

Quello stesso 4 giugno, come ricordano le lapidi tuttora presenti nella facciata della casa colonica che campeggia in località Pian della Capanna, vennero giustiziati anche Pasquale Alienati, 22enne di Monterchi, sempre della banda “Francini”, e Carlo Liebknecht Panichi (“Lello”), 20enne di Cagli, della banda “Panichi” della “Pesaro”, che prendeva nome dal padre Samuele Panichi (1888-1980): personaggio quasi leggendario, quest’ultimo era stato sindacalista negli Stati Uniti e amico di Nicola Sacco, e aveva voluto chiamare i figli in onore dei rivoluzionari tedeschi Rosa Luxemburg e, appunto, Karl Liebknecht, uccisi nel 1919 dalle milizie della Repubblica di Weimar.

Targa a Carlo Liebknecht (o Liebenecht) Panichi al Pian della Capanna

L’epilogo dell’operazione fu, sempre ad opera delle SS italiane, l’arresto tra Sansepolcro e San Giustino di 40 antifascisti che vennero deportati a Mauthausen. Alcuni di essi, tra cui il maestro Raffaello Fabbrini, vi persero la vita. Di questi arresti scriveva già nell’ottobre 1945 Giovanni Ugolini nella cronaca cittadina È passata la rovina a Sansepolcro. Ugolini dà conto del ruolo dei fascisti locali nell’indicare ai tedeschi nomi e indirizzi, ma ricorda anche “una esigua minoranza” di soldati italiani delle SS che avrebbero favorito la fuga di molti dei ricercati.

A ricordo dei partigiani caduti all’Alpe della Luna, oltre alle lapidi al Pian della Capanna e a croci nei luoghi delle altre uccisioni, è stato installato nel 1979 un monumento in località La Spinella. La zona è ogni anno meta di una visita organizzata dalla sezione di Sansepolcro dell’Anpi per commemorare le vittime del rastrellamento. Ai quattro membri del distaccamento “Francini” sono state intitolate inoltre altrettante vie nella zona di Santa Fiora a Sansepolcro. Bucciovini, Perez e Ottolenghi Marri, insieme a Silvestro Ricci e a tre dei caduti di Villa Santinelli (Eduino Francini, Alvaro Cheli e Giuseppe Gobbi), sono ricordati anche nel monumento ai partigiani presente nel cimitero di Sansepolcro.

Monumento ai Partigiani al cimitero di Sansepolcro
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