Lorenzo Moretti, classe 1986, è uno dei fondatori del movimento dei Democratici per Cambiare e dal 2011 siede nel consiglio comunale di Sansepolcro, nella scorsa legislatura come membro di minoranza e in questa come presidente dell’assise. Nell’intervista a TeverePost ha commentato l’attuale momento politico.
Cominciamo dai rapporti in maggioranza, che appaiono piuttosto turbolenti.
In questo momento all’interno della maggioranza c’è un confronto che, una volta terminato, darà modo a ogni lista di decidere come proseguire. Ci siamo dati questa linea soprattutto dopo le uscite pubbliche di alcuni gruppi. Lo stesso sindaco sta a sua volta valutando gli scenari, quindi attualmente, per correttezza e anche per il mio ruolo di presidente del consiglio, preferisco lasciar proseguire questo confronto, e poi tutti avranno modo di esprimersi.
C’è un termine temporale per questo confronto?
Sì, sicuramente non si parla di mesi ma di alcune settimane.
Novità sull’eventuale ricandidatura del sindaco erano però attese già diverso tempo fa.
Inizialmente il sindaco aveva detto che si sarebbe espresso dopo le elezioni regionali, poi la questione pandemica ha riportato in primo piano altre dinamiche. Credo che attualmente il sindaco stia pensando seriamente anche a livello personale a cosa significano altri cinque anni. Cinque anni della politica moderna sono pesanti, li paragono a 10 o 15 della politica di venti anni fa, per tutto quello che quotidianamente ti cade addosso. Poi bisogna vedere se si potrà votare a giugno, se si voterà a settembre: anche questa incognita influisce sulle decisioni.
Come arrivano i Democratici per Cambiare al decennale della loro nascita, che ricorre proprio in questi giorni?
È stato raggiunto un traguardo importante per una lista civica, ormai la scissione dal Partito Democratico è un passato più che remoto e non siamo più visti come un’ala del PD che si è staccata. Abbiamo vissuto la prima esperienza con Danilo Bianchi, quando come lista prendemmo intorno al 7,5%, poi un bel lavoro di opposizione ci ha permesso di cementare il gruppo e portare proposte, venendo ripagati con quasi il 15% alle elezioni scorse. In quell’occasione quasi tutto il gruppo dirigente, se così lo possiamo chiamare, dei DPC è entrato in amministrazione. Non posso nascondere che il lavoro in amministrazione incide tanto sulla gestione di una lista civica, perché porta via tante energie alle iniziative che facevamo per coinvolgere la città. Lo stato di salute del gruppo è quindi quello di una forza di maggioranza che affronta una grande impegno amministrativo. Ad ogni modo siamo soddisfatti perché molti dei temi che erano nella nostra visione di città sono stati realizzati, e in questa fase lavoriamo a riproporre la nostra idea di città alle forze che vorranno condividerla. Qualunque sia lo scenario politico, i Democratici per Cambiare saranno comunque protagonisti.
Tra le difficoltà incontrate l’incidente di percorso legato alla surroga di Del Siena. A questo proposito, Simona Bartolo fa parte della maggioranza a tutti gli effetti oppure no?
Simona Bartolo ha contribuito alla vittoria elettorale del sindaco Cornioli nel 2016 e subito dopo per alcune incomprensioni, anche legate a scelte iniziali dell’attuale maggioranza e del sindaco, a fine 2016 ha deciso di lasciare il gruppo. Da allora abbiamo avuto soltanto rapporti personali, non più politici. Nel momento in cui Del Siena è entrato a far parte della giunta abbiamo richiamato le persone che potevano subentrare, ma in quattro anni cambiano anche gli scenari di vita, quindi alcune subito hanno detto di no. In un primo momento anche Simona avevo detto di no per poi ripensarci, come era nel suo assoluto diritto, ed ora è in consiglio comunale grazie alle sue preferenze ma grazie anche alla lista dei DPC. Ha deciso di entrare nel gruppo misto ma ha votato sempre in linea con la proposta della maggioranza, quindi anche qui c’è una valutazione in corso, ma per i DPC non c’è assolutamente alcun veto alla sua partecipazione.
Per Lorenzo Moretti due legislature in consiglio comunale in due ruoli del tutto diversi.
L’esperienza consiliare è stata bella in tutti i dieci anni, ma particolarmente positivo è il ricordo di quella da consigliere di minoranza. Come consigliere di minoranza hai la possibilità di leggere la situazione politica senza lacci e di esprimerti più liberamente, quindi quel ruolo si prestava bene al mio carattere e alla mia giovane età. Quel lavoro credo sia stato tra le cause del buon risultato elettorale dell’ultimo mandato. Poi è arrivata l’elezione unanime alla presidenza del consiglio, un ruolo che mi ha fatto crescere molto. Inizialmente non nego che ci siano state difficoltà nello scindere il ruolo di consigliere da quello di garanzia del presidente. Tra l’altro sono sempre stato dell’idea che il presidente debba essere garante soprattutto nei confronti dei consiglieri di minoranza. In questo senso, il riconoscimento personale di tutti i consiglieri dei gruppi di minoranza e il positivo rapporto con loro mi ha fatto capire che probabilmente sono riuscito a entrare in questo ruolo.
Qual è il bilancio del lavoro dell’amministrazione?
Leggo spesso giudizi ingenerosi su un’amministrazione che ritengo migliore almeno delle due che l’hanno preceduta, l’amministrazione Frullani e l’amministrazione Polcri. Si dice che non verremo ricordati per qualcosa di tangibile, ma mi sembra un non voler ammettere quello che è stato. Questa è un’amministrazione che ha rivoluzionato la cultura tramite l’organizzazione del museo, e credo che le scelte fatte dall’assessore alla cultura e dal sindaco siano state riconosciute nei fatti. Con l’assessore alla sicurezza e ai lavori pubblici i risultati sono sotto gli occhi di tutti, a partire dall’aver riportato la compagnia dei Carabinieri. Un valore aggiunto è stata la visione urbanistica della città, cito per esempio gli orti sociali, poi la gestione della sanità, lo sport, con la riqualificazione di tutti gli impianti: credo che siamo stati l’amministrazione che ha investito maggiormente in questo settore, per poi diventare Comune europeo dello sport 2021. In questi cinque anni abbiamo anche affrontato alcune gravi crisi, come la chiusura della E45, la stessa pandemia, ma anche crisi aziendali come quella di Cose di Lana, e va ringraziato il fatto di aver avuto un sindaco-imprenditore che ha saputo portarci fuori da certe situazioni.
Quale scenario si profila per le prossime elezioni amministrative?
In alcuni comuni vicini non sono riusciti a trovare neanche due candidati sindaci, quindi la prima cosa è trovare persone che si impegnino per il bene comune, visto che la politica locale è questo. Non è scontata questa scelta di responsabilità, mettersi al servizio della città per cinque anni e durante una crisi economica importante. Per quanto riguarda lo scenario, il centrodestra a mio avviso ha i numeri ma deve associarli a delle persone di spessore, che attualmente non sembrano essere state individuate. Lo vedo insomma pieno di voti ma vuoto di persone, quindi da parte loro c’è la necessità di ricreare una squadra. Al centrosinistra invece le persone non sono mai mancate, anzi qualche volta litigano per la poltrona, ma devono fare un percorso di avvicinamento alla società, perché in questi ultimi anni le politiche locali, regionali e nazionali non li hanno premiati. La cartina tornasole non possono essere solo le elezioni regionali, ma mettendo insieme le ultime tornate elettorali sembra che il centrosinistra debba andare, più che alla ricerca delle persone, alla ricerca dei voti. Poi a Sansepolcro c’è sempre stato un polo civico che ha messo in difficoltà tutti gli altri, pur non essendo sempre vincente. Secondo me anche l’esperienza di Danilo Bianchi di dieci anni fa, che non vinse per tre punti percentuali, fu comunque un successo. Quindi secondo me anche un polo civico può trovare uno spazio importante, ma con più difficoltà di cinque anni fa: l’ultima vittoria di Cornioli anticipò il populismo del M5S e poi quello della Lega, cavalcò insomma alcune dinamiche che ci siamo poi ritrovati in questi anni, con un voto e un consenso molto liquido. Oggi la situazione sta cambiando e i partiti stanno probabilmente tornando ad avere un ruolo più importante.