La diga di Montedoglio è più vicina al tanto atteso ripristino. È di questi giorni la notizia del dissequestro della porzione di area cantiere nella quale, nella primavera del 2020, i carabinieri forestali avevano riscontrato una serie di irregolarità per quanto concerne lo smaltimento dei materiali di scavo. Una svolta importante che garantirà un ritorno dei lavori a pieno regime dopo una serie di imprevisti che tuttavia non hanno mai portato alla totale interruzione delle opere: al momento è stato realizzato circa il 60% dell’intervento, con il completamento che ad oggi è stato stimato entro i mesi primaverili del 2022, salvo nuove sorprese.
A comunicare la tabella di marcia è l’EAUT (Ente Acque Umbre Toscane), attuale gestore dell’invaso, attraverso le parole del presidente Domenico Caprini: “I lavori alla diga riprendono con forza e vigore. Il Covid ed altri imprevisti hanno condizionato il percorso, ma adesso il cantiere ha ripreso a pieno regime e l’auspicio è che si possa completare il prima possibile per restituire finalmente un’infrastruttura che rispetti tutte le norme di sicurezza e che svolga appieno il suo ruolo di protezione del territorio dalle piene, oltre all’approvvigionamento idrico che quest’anno ha permesso di non risentire eccessivamente della siccità.”
Riguardo ai rallentamenti che hanno riguardato i lavori – a dieci anni dal crollo solo un terzo delle opere era stato completato, anche e soprattutto a causa della lunga vicenda giudiziaria legata al crollo del 2010 – Caprini mette in evidenza quelli che sono gli aspetti burocratici e le procedure che fin qui hanno influenzato l’iter di ricostruzione dell’area danneggiata: “Parliamo di una tipologia di opere che necessita di alta professionalità. Posta tale premessa, quello delle dighe è un settore speciale dove ci sono delle apposite autorità caratterizzate da una sorta di autonomia nella gestione degli impianti. Impianti che necessitano di tutta una serie di procedure complesse, autorizzazioni speciali e verifiche costanti che producono burocrazia. Insieme all’Ufficio Dighe di Roma stiamo portando avanti un lavoro che nei prossimi anni dovrà garantire il corretto servizio dell’invaso e, nonostante i rallentamenti d’ufficio, queste procedure ci consentiranno di riportare la diga ad operare nel migliore dei modi e con la massima sicurezza.”
Ripristino della diga: cosa è stato fatto, cosa c’è da fare
I lavori sono stati avviati nell’ottobre del 2019 e, come anticipato, hanno uno stato di avanzamento del 60% circa. In attesa del dissequestro, la ditta incaricata ha portato a termine quasi tutte le opere previste per l’adeguamento e il miglioramento sismico dei conci emergenti dello scarico di superficie. In questo momento i tecnici ed operai stanno provvedendo alla realizzazione ex novo dei conci contro acqua, o sfioranti, ossia quelli oggetto di cedimento nella notte del 29 dicembre 2010: per ciascuno di essi è infatti prevista la demolizione e la completa ricostruzione. Cinque di questi sono già stati realizzati e adesso si può procedere con le parti restanti. In questo caso l’unica incognita sarà legata alle condizioni climatiche e alle basse temperature che potrebbero influire nel getto del calcestruzzo.
Le nuove operazioni di collaudo
Una volta completate le opere vi sarà il consueto collaudo tecnico-amministrativo della diga, dopodiché ripartiranno i cosiddetti “invasi sperimentali”. Di concerto con la Direzione generale delle Dighe, verrà infatti stabilito un programma di invasi che consisterà nel monitoraggio del Montedoglio ad una precisa capienza entro un determinato arco temporale (ad esempio un anno). Questo procedimento viene effettuato per certificare l’efficienza dello sfioratore: una volta riscontrato l’esito favorevole, si incrementerà ulteriormente la capienza per una nuova verifica. Questa procedura graduale di controllo porterà al raggiungimento del massimo livello di capienza dell’invaso, lo stesso che era stato toccato nella notte fatidica di undici anni fa.