Mirko Guerra: “Secondo me non si ripartirà perché non ci sono ancora normative adeguate per il calcio”

Nell’intervista a TeverePost l’allenatore della Sulpizia ha parlato del suo forte legame con la squadra di Pieve Santo Stefano e dello stop causato dall’emergenza Coronavirus

Mirko Guerra

L’approfondimento calcistico della settimana ci porta a Pieve Santo Stefano, in casa della Sulpizia, squadra che vanta una lunga tradizione e che attualmente milita nel campionato di Seconda Categoria Girone L. Al momento dello stop causato dall’emergenza Coronavirus, la compagine guida da Mirko Guerra occupava il sesto posto in classifica, con 42 punti conquistati e appena 2 lunghezze di distacco dalla quarta posizione, in piena corsa quindi per i play off. Una bella cavalcata interrotta dalla drammatica situazione che sta coinvolgendo tutto il mondo e che ha stravolto le nostre vite. Del momento attuale, dello stop al calcio e della Sulpizia ha parlato nell’intervista a TeverePost mister Guerra, allenatore classe 1974 che guida la formazione di Pieve Santo Stefano dal 2010 (con un’unica interruzione, nei primi 6 mesi della scorsa stagione) e che con questa società ha un legame forte e consolidato. Mirko ha infatti cominciato la sua carriera da tecnico nel settore giovanile della Sulpizia e con la prima squadra ha tra l’altro vinto un campionato di Seconda Categoria.

Cosa pensi di questo periodo di emergenza e come lo vivi a livello emotivo?

“È un momento molto difficile, che ci ha colti impreparati. Le priorità sono totalmente cambiate ed il calcio non occupa più un posto così importante. Cerco di stare sereno, non pensando al futuro, ma vivendo giorno per giorno. Sembra una frase fatta, ma è l’unica maniera per stare tranquilli”.

Il calcio si è fermato. È stato giusto secondo te?

“Si, credo sia stato giusto. Per come è strutturato il calcio, con i continui contatti fisici e con la vita che si svolge dentro lo spogliatoio, è impossibile evitare le situazioni di contagio e quindi rispettare le indicazioni anti-covid”.

Non ci si può allenare, ma è comunque possibile mantenersi in forma nelle proprie abitazioni. Hai chiesto qualcosa di particolare ai tuoi giocatori?

“In generale non ho chiesto niente, ma i miei giocatori, che sono tutte persone serie, si allenano comunque in autonomia, secondo le loro possibilità. Sono sicuro che se dovesse esserci una ripartenza si faranno trovare pronti. Ci teniamo comunque in contatto tramite gruppo WhatsApp e videochiamate”.

Secondo te i campionati riprenderanno oppure si chiuderà tutto? E a tuo avviso cosa sarebbe giusto fare?

“Secondo me si chiuderà tutto, perché non ci sono ancora normative adeguate che regolamentano il calcio. Credo che con la crisi economica e con la mancanza di squadre, chi meritava la promozione possa salire di categoria, automaticamente o tramite ripescaggi”.

Come valuti la stagione della “tua” Sulpizia prima dello stop?

“Eravamo a due punti dal 4° posto, con due scontri diretti da giocare in casa e con la possibilità di disputare un play-off, obiettivo che ci eravamo posti a inizio stagione. Considerando i tanti infortuni e soprattutto il grande valore del gruppo, posso affermare che è stato un gran campionato”.

La Sulpizia in allenamento

Alla Sulpizia hai trascorso tanti anni. Quanto ti senti legato a questo ambiente?

“Tantissimo. Ho iniziato giocandoci da bambino. Crescendo ho sognato di entrate nella prima squadra e ci sono riuscito. Da grande ho sognato di allenarla e ci sono riuscito, vincendo un campionato. Anche se un giorno non sarò più uno dei protagonisti ne sarò per sempre tifoso”.

Come cambierà il calcio secondo te dopo questo periodo di emergenza e quanto sarà difficile anche per le società dilettantistiche riprendere?

“Sarà dura per alcune società ripartire, vista la crisi economica che ci sta travolgendo, ma spero che la Lega dia a tutti i club la possibilità di non sparire, magari agevolando le iscrizioni”.

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