Michele Rossi: “La pallacanestro mi manca, ma è stato giusto fermarsi”

Una chiacchierata con l'arbitro internazionale anghiarese sull’attuale emergenza e sul mondo del basket

Michele Rossi

© Photo Iasenza F.

Il campionato di Serie A di pallacanestro non riprenderà, così come deciso pochi giorni fa dalla Federazione Italiana. La stagione è ufficialmente terminata a causa dell’emergenza mondiale dovuta alla diffusione del Coronavirus e dall’impossibilità di garantire le misure di distanziamento sociale che sono ormai diventate parte integrante delle nostre vite. Di questo abbiamo parlato con Michele Rossi, anghiarese che tra pochi giorni compirà quaranta anni e che è dal 2015 arbitro internazionale di pallacanestro. Sposato con Chiara, padre di due bambine (Flavia e Adele) ed impiegato di banca, Michele è uno dei “fischietti” più apprezzati nel mondo del basket. Ha iniziato nel maggio del 1997, è diventato arbitro nazionale nel 2001, è approdato in Serie A2 nel 2011 e in Serie A1 nel 2013, prima di diventare nel febbraio del 2015 arbitro internazionale e di esordire a settembre 2017 in Eurolega. Una carriera importante caratterizzata da più di 200 partite tra i professionisti: tra queste spiccano ben 5 finali Scudetto (compresa gara 7 dello scorso giugno), la finale di Supercoppa nel 2014, la finale di Coppa Italia nel 2019, la finale dell’Europeo Senior Femminile a Praga nel giugno 2017, 25 gare di Eurolega e 20 di Eurocup. Tante soddisfazioni che hanno “ripagato” molte giornate trascorse lontano da casa e migliaia di chilometri percorsi in ogni angolo d’Italia e del Vecchio Continente, portando in alto Anghiari e la Valtiberina. Una bella avventura che di sicuro riprenderà con la fine di questo periodo di emergenza con altri prestigiosi traguardi da inseguire. Nel frattempo con Michele Rossi abbiamo affrontato alcuni dei temi più interessanti relativi all’attuale emergenza e al mondo del basket.

Partiamo dall’aspetto più importante, ossia la decisione della Federazione Italiana Pallacanestro di chiudere in anticipo il Campionato di Serie A. Cosa ne pensi?

“Penso che sia stata la decisione giusta. La salute degli addetti ai lavori e del pubblico viene prima di tutto. Onestamente non c’erano le condizioni per andare avanti”.

Quali sono le tue sensazioni in questo periodo e come lo stai vivendo?

“Sto provando sensazioni strane. Non è usuale per me in questo periodo stare così tanto tempo a casa con la mia famiglia. Mi sto comunque tenendo attivo fisicamente e mi sto esercitando con i quiz teorici e i video test che il Comitato Italiano Arbitri e l’Eurolega mi inviano settimanalmente”.

Quali conseguenze lascerà questo stop nella pallacanestro?

“Penso che ci saranno ripercussioni importanti, specialmente a livello economico per i club. A differenza del calcio, il basket infatti, non ha grandi introiti dai diritti tv e le società basano prevalentemente i propri attivi sugli incassi delle gare, sugli abbonamenti e sugli sponsor. Se dovesse continuare il distanziamento sociale sarà impossibile giocare davanti al pubblico e il format sarebbe sempre meno attrattivo per gli sponsor”.

Prima della sospensione si percepiva nell’ambiente la gravità della situazione? E avresti mai pensato che il campionato potesse anche non essere portato a termine?

“Onestamente no. Ci si basava su quello che sentivamo in TV. La frase che mi viene in mente e che abbiamo sentito dire tante volte è “il coronavirus è poco più di un’influenza”. Diciamo che nessuno all’inizio pensava che si arrivasse a questo livello di gravità”.

Come ripartirà il basket dopo questo momento drammatico? E quanto cambierà il modo di praticare e di vivere lo sport?

“Non è facile dire come cambierà la pallacanestro: penso che la domanda giusta da porsi sia “come cambierà la nostra vita dopo questo momento?” Nulla sarà più come prima. Per quanto riguarda il basket ho letto che ci saranno dei tavoli di lavoro tra Federazione e Lega per apportare le modifiche appropriate che questo momento storico richiede”.

In un periodo come questo ti capita di rivivere i tuoi momenti felici legati al basket?

“Sembrerà paradossale, ma sto utilizzando questo periodo per “recuperare” il tempo perduto con la mia famiglia e in ufficio. Certo, l’arbitraggio senza dubbio mi manca e non vedo l’ora di ricominciare, ma nella vita è bene avere un giusto equilibrio tra tutte le componenti”.

Exit mobile version