Mauro Gallorini: “Catia Giorni esempio di coerenza e precisione”

Il candidato capolista dei 5 Stelle analizza il percorso di crescita della candidata fornendo inoltre una serie di considerazioni sullo scenario elettorale e sui cambiamenti che hanno interessato il Movimento su scala nazionale

Mauro Gallorini, candidato capolista del Movimento 5 Stelle a sostegno di Catia Giorni sindaco di Sansepolcro, è stato uno dei primissimi cittadini del nostro territorio ad avvicinarsi al progetto ideato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Da otto anni iscritto ufficialmente al movimento, è alla sua seconda campagna elettorale dopo la prima esperienza del 2016, sempre al fianco dell’attuale capogruppo consiliare dei 5 Stelle. Alla vigilia del voto alle amministrative, Gallorini analizza il percorso di crescita che ha interessato il gruppo locale del movimento, oltre a fornire spunti sui profondi cambiamenti su scala nazionale.

Nuova campagna elettorale, sempre a sostegno di Catia Giorni. Differenze e analogie con quella del 2016?

La prima volta che ci siamo presentati eravamo inesperti ma avevamo voglia di portare qualcosa di buono a Sansepolcro. Questa volontà è rimasta intatta, in più c’è la consapevolezza di essere cresciuti per aver fatto cinque anni di consiliatura ed opposizione seria. Con quest’ultimo termine mi riferisco in particolare al supporto dato al sindaco Cornioli durante la pandemia. Anche in quel momento lì le forze di maggioranza non sono rimaste coese, anteponendo i propri interessi politici al sostegno al sindaco, una cosa secondo noi non bella e che ha fatto eco allo scenario nazionale con la sfiducia di Renzi a Conte. Tornando a Catia, ha mostrato una grande crescita e ha svolto con precisione assoluta il suo compito di portavoce, portando in consiglio comunale le decisioni del gruppo, che non sempre corrispondono a quelle personali. Questo non è scontato, e se ne sono accorti anche tanti esponenti del Movimento a tutti i livelli che hanno apprezzato la sua coerenza.

Alcune considerazioni sui cambiamenti che hanno interessato il Movimento.

Essere una forza di governo ci ha portato a un cambiamento, come da previsione. La discesa in campo di Conte è stato un elemento fondamentale e le piazze che riempie ovunque vada ne sono la prova tangibile. Conte è amato, è il vero federatore della sinistra e prima della sua caduta c’erano tante cose importanti per il paese in cantiere: PNRR, riforma della giustizia di Bonafede, e tentativo iniziale di federare i gruppi parlamentari Pd e 5 Stelle intorno a lui. Renzi non ha visto di buon occhio la cosa, e con i suoi esponenti in Parlamento ha avuto modo di staccare la spina. Era un momento fondamentale, vedremo cosa succederà più avanti.

Torniamo al locale. Dalle trattative dei mesi scorsi allo scenario attuale, come giudicate le strategie elaborate fin qui dai vostri rivali?

La scissione nel centrodestra mi sembra una divisione tra due gruppi di potere distinti. C’è un gruppo fortemente politicizzato che fa capo a Fratelli d’Italia, mentre dall’altra parte più che un tavolo politico ho l’impressione che si sia originato un comitato d’affari. Sull’altro fronte abbiamo sempre ammesso la trattativa portata avanti col Pd per arrivare insieme alle elezioni, poi è prevalsa la voglia di Laurenzi di candidarsi, mettendo il proprio egoismo e la sua voglia di primeggiare rispetto al fare qualcosa tutti assieme, e ha portato con sé solo le forze politiche che gli hanno permesso di fare questo. C’è stato un continuo innalzamento delle pretese, prima chiedendoci di togliere il simbolo, poi siamo arrivati a parlare di partecipate e ci siamo trovati in difficoltà più di una volta. Tre settimane dopo la caduta del governo Conte, ad uno dei confronti a cui abbiamo preso parte, abbiamo trovato al tavolo Italia Viva senza alcun preavviso. La sensazione è che la nostra politica sia stata commissariata, obbedendo agli ordini regionali come nel caso della sanità, ma anche del nuovo ponte. Con questo Pd a traino renziano questa cosa non può che continuare e vedo una segreteria pavida.

Parliamo di temi. Di quale questione, più di ogni altra, dovrà farsi carico la prossima amministrazione comunale?

Stanno venendo fuori tante promesse elettorali, con annunci di investimenti e grandi spese. Partiamo da un fatto: per completare la tratta del ponte non finanziata dalla Regione è stato stipulato un mutuo da 800mila euro, quindi chiunque vinca dovrà prima fare i conti con queste uscite. Questa campagna elettorale si sta indirizzando verso una serie di temi e questioni delle quali il nostro gruppo parla ormai da anni, ossia i fondi europei, ma questi fondi vanno saputi cercare. Nell’incontro con l’europarlamentare Castaldo dei giorni scorsi si è parlato proprio di un interessante progetto di riqualificazione che ha interessato una zona industriale di Prato, totalmente finanziato con 3 milioni di fondi europei. Con le casse comunali che piangono, l’unica vera strada è quella di riuscire ad intercettare risorse europee dirette e indirette. Serve sviluppare un metodo e far capire agli uffici comunali che bisogna remare tutti dalla stessa parte.

Quale scenario auspicate in vista di un molto probabile ballottaggio?

Siamo consapevoli di aver condotto una campagna elettorale coerente con i nostri principi. Siamo andati avanti da soli, trovando supporto nella lista civica che ci affianca, portando all’elettorato le nostre tematiche con un programma ricco e presentato con notevole anticipo rispetto agli altri. Questo ci fa ben sperare al primo turno. In ogni caso, per via che ci siano delle sinergie anche al secondo turno, ci sono delle finte liste civiche che non devono prendere potere politico. Se la finta lista che al suo interno comprende Azione e Italia Viva prende forza, anche in un eventuale ballottaggio è molto difficile trovare un punto di incontro.

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