Manuela Malatesta: “Ripartire dalle immense potenzialità del nostro territorio”

L’assessore alla cultura del Comune di Monterchi ha raccontato il suo primo anno in politica, ha analizzato le difficoltà dovute all’emergenza Coronavirus e ha indicato gli elementi fondamentali per la ripartenza

Manuela Malatesta

Manuela Malatesta è assessore alla cultura del Comune di Monterchi dal giugno del 2019, in seguito alle elezioni amministrative che portarono Alfredo Romanelli a confermarsi sindaco del borgo tiberino. La sua esperienza nella politica attiva è cominciata grazie alla voglia di mettersi in gioco per il proprio paese, con passione e grande entusiasmo. Manuela è nata nel 1993, è specializzata nel marketing del turismo e crede fermamente nelle potenzialità del nostro territorio, base fondamentale su cui costruire il futuro soprattutto in settori come cultura e turismo. Il suo primo anno da assessore è stato intenso ed è stato reso ancora più impegnativo in questo inizio di 2020 dall’emergenza che ha cambiato le nostre vite e le priorità delle nostre istituzioni. Della sua esperienza personale, del suo ruolo nella politica monterchiese, delle difficoltà dovute al Coronavirus e della ripartenza, Manuela ha parlato nell’intervista a TeverePost.

Iniziamo dall’emergenza Coronavirus. Come ha vissuto la situazione a livello personale e istituzionale?

“Un classico: non ti rendi davvero conto del problema fino a che non ti tocca da vicino e più o meno a metà quarantena ho subìto un grosso scrollone a livello personale che mi ha destabilizzato. Invece sotto il profilo istituzionale è andata bene, complice il fatto che Monterchi non ha mai avuto contagi. Un plauso ai nostri cittadini, che spero si siano sentiti sempre tutelati. In generale ho notato come tutta la Valtiberina abbia sfoderato armi comunicative (e non solo) molto forti per mantenere la popolazione sempre aggiornata”.

Come ha affrontato e come sta affrontando tuttora il periodo di emergenza la cittadinanza di Monterchi?

“I dati parlano chiaro: zero contagi. Come in tutte le cose della vita, credo sia il frutto di una buona dose di fortuna e di un senso di responsabilità da parte di tutti. Sono convinta che molte scelte ci abbiano aiutato, come ad esempio la chiusura del mercato domenicale, ancor prima di molti altri comuni limitrofi”.

Parlando di Monterchi e di cultura non si può non fare riferimento ai Musei Civici Madonna del Parto, in cui è custodita una delle opere più straordinarie di Piero della Francesca. Quanto pesa questa situazione e come si è ripartiti dal 5 giugno?

“Il periodo marzo-maggio per il mondo del turismo è normalmente uno dei frangenti temporali più proficui, quindi la perdita è stata sicuramente importante, ma le cose accadono e l’unico sforzo richiesto è quello di reinventarsi. I Musei Civici hanno riaperto con modalità di accesso diverse, ma per fortuna non a discapito della fruizione dell’affresco. Il flusso di visitatori è infatti stato abbondante e sono tante anche le richieste di prenotazione. Sono convinta che zone come le nostre, ricche in natura e cultura, verranno scelte dai turisti ancor prima di mete già note. La tendenza, già in corso da prima dell’emergenza sanitaria, è la ricerca di autenticità e noi ne siamo l’esempio. Il territorio è privo da sempre di turismo di massa. Qui si coniuga la sicurezza richiesta in questo periodo ed un’offerta turistica personalizzabile su tutti i fronti”.

Cosa accadrà invece alle manifestazioni di solito in programma nella stagione estiva?

“Per quanto riguarda il Monterchi Festival stiamo monitorando la ripartenza turistica, ma non solo: l’idea è quella di riuscire a creare nonostante tutto un cartellone estivo che possa garantire divertimento e buona musica, non solo per i turisti ma anche per i “locals”. Credo ci sia forte bisogno, in questo momento storico, di divertirsi e di ritrovarsi. Fronte meno buono invece è quello delle sagre: dovremo quasi sicuramente fare a meno della Sagra della Polenta e con grande dispiacere perché è ormai un appuntamento imperdibile per molti. Sentirsi toccati nelle abitudini e nelle tradizioni, lascia un po’ di amaro in bocca”.

La sua esperienza in politica è cominciata lo scorso anno. Quale è stata la motivazione per intraprendere questa avventura?

“Inizialmente la semplice curiosità. Ho iniziato partecipando alle riunioni del gruppo, già dall’autunno che precedeva le elezioni amministrative del 2019. Quando mi sono resa conto che la politica in un paese come Monterchi è essenzialmente prestare servizio al paese e a coloro che lo abitano ho deciso di lanciarmi. Mai avrei pensato di rivestire il ruolo di assessore, che però ho accolto in maniera positiva e propositiva”.

Come valuta questo primo anno a livello amministrativo e personale?

“Potevo sicuramente fare di meglio, ma date alcune difficoltà tra le quali questo inizio burrascoso di 2020, sono fiera di quanto fatto. Parlo al singolare, anche se voglio sottolineare che una buona amministrazione è composta da un insieme che cammina verso la stessa direzione: senza i consiglieri, senza chi ci sostiene al di fuori degli scranni, senza ogni singola voce, consiglio o critica costruttiva, non esisterebbe alcun operato. “Ricordati di ascoltare sempre tutti, perché tutti possono insegnarti qualcosa”. Queste le prime parole che mi sono sentita dire dopo l’insediamento di ormai un anno fa e non c’è cosa più vera”.

Cultura e turismo fanno parte della sua vita non solo per l’incarico che ricopre a livello istituzionale, ma anche a livello professionale.

“In un mondo dove tutto si muove davvero troppo velocemente, stare al passo con i tempi per quello che riguarda comunicazione e promozione è un’ardua sfida. Lavoro principalmente per la Valtiberina Toscana (se dobbiamo rimanere ancorati al concetto di confine), ma ritengo che tutta la nostra zona sia ricca di un patrimonio materiale e immateriale che deve essere conosciuto anche al di fuori. Lavoro per far scoprire i nostri posti, ma spero che non perdano mai la loro natura. Ciò che sogno più spesso? Poter essere un’altra Manuela, per arrivare a Monterchi e stupirmi per la prima volta, con occhi diversi, del luogo in cui vivo da sempre. Molte volte non si apprezza abbastanza ciò che si è abituati a vedere ogni giorno”.

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