Ampia, antica e complessa è la storia del teatro: ma che fosse primitivo, classico, moderno o contemporaneo, da sempre ha incluso le arti coreutiche nella molteplicità delle sue forme espressive. E Manbuhsa è uno spettacolo di danza tanto primitiva quanto contemporanea. Creata e interpretata da Pablo Girolami e con Giacomo Todeschi, la coreografia alterna momenti di immobilismo a movimenti frenetici e incalzanti in cui i due corpi, in perenne tensione muscolare, si inseguono e si allontanano, si toccano, si sfiorano, si raggiungono e di nuovo si separano in un corteggiamento che si ispira al mondo animale. Le due magre e muscolose presenze sceniche infatti si alzano e si abbassano, si ingrandiscono e poi rimpiccioliscono, torcono le mani, ruotano le gambe, allargano il piumaggio imitando il molleggiare delle gru, le sincopate movenze dei ragni, fanno il verso ai fenicotteri, allo strisciare dei serpenti, al saltellare delle rane. Agli esseri umani: un corpo si protende verso l’altro alla ricerca di un bacio che non riceve.
Anche i costumi, disegnati da Caterina Politi, sembrano appartenere ai selvaggi abitanti della giungla: esseri a metà tra l’umano e l’animale. I movimenti dei due fisici seguono e sono seguiti dalla musica in una vera e propria alternanza ritmica: possiamo udire i rumori della foresta, gli uccellini che cantano, la condensa che cade dalle foglie su altre foglie o su un terreno umido. Poi esplode il silenzio. E di nuovo torna preponderante il ritmo e aumenta con foga: non ci sono più solo i suoni ma ora anche le voci, come i cori di quelle antiche tribù che inscenavano danze ancestrali e propiziavano la pioggia e l’amore. Entrambi i personaggi sono illuminati da una propria luce gialla, forse anche un rimando al mondo delle api, che all’occorrenza si fonde ponendo in risalto l’unione di queste due figure che spiccano nel buio completo del palco e della platea, gentilmente illuminata solo dal cielo stellato che una notte fortunata ha regalato agli spettatori nella suggestiva cornice del Giardino della Misericordia. Una notte estiva in cui i moscerini in controluce si uniscono a una scenografia quasi assente, dove i veri protagonisti sono il corpo e la natura.