Nuove polemiche intorno alla Madonna del Parto di Piero della Francesca. Nonostante il ricorso presentato tempo addietro dall’amministrazione comunale di Monterchi, il Tar della Toscana ha infatti stabilito che il capolavoro del celebre artista rinascimentale, attualmente custodito presso l’omonimo museo in via della Reglia, presenta un rapporto di inscindibilità con il suo luogo d’origine, ossia la chiesa di Santa Maria Momentana. La notizia è stata diffusa ieri in anteprima dal quotidiano Repubblica ed è stata successivamente rilanciata da numerosi organi di stampa locali.
Il Museo della Madonna del Parto, oggi luogo di riferimento per la cultura e il turismo nella Valtiberina toscana, è stato istituito a seguito dell’importante intervento di restauro effettuato sul dipinto nel 1992, anno del cinquecentenario della morte di Piero della Francesca. Fino a quel momento l’opera era stata custodita all’interno della piccola chiesa situata nella campagna monterchiese, dove l’artista la realizzò nel XV secolo. E’ tuttavia importante precisare che nel 1785 l’edificio originario venne abbattuto per favorire la realizzazione del plesso cimiteriale tuttora esistente. Da allora e fino al passato recente, l’affresco rimase all’interno di una piccola cappella di proprietà del Comune. Cappella che nel 1956 fu peraltro oggetto di un’ulteriore intervento di demolizione e ricostruzione.
Queste dinamiche non hanno contribuito tuttavia a scongiurare una lunga serie di procedimenti legali sulla collocazione dell’affresco. Tra i passaggi chiave di questa battaglia giuridica, vi è il ricorso presentato dal Comune nel dicembre 2015 nei confronti di due distinti provvedimenti del Ministero dei beni culturali: il primo di questi sanciva la “inscindibilità dell’affresco con la cappella di Santa Maria Momentana”, considerata sede originaria; il secondo stabiliva che Comune e Diocesi dovessero essere qualificati entrambi come “detentori”, a seguito di una dichiarazione di interesse culturale avviata da una specifica commissione ministeriale. Pur non esprimendosi sulla proprietà, che il Comune rivendica da sempre, il Tar regionale ha rigettato il ricorso contro il rapporto di inscindibilità dell’opera con la cappella.
Quali saranno i reali effetti di questa discussa sentenza? L’opera dovrà realmente essere trasferita nella sua sede originaria? La nostra redazione ha contattato il sindaco Alfredo Romanelli per una serie di chiarimenti.
“Siamo ovviamente amareggiati per quanto ci è stato comunicato, ma è bene precisare che questa cosa non implica alcun provvedimento – chiarisce subito il primo cittadino – Ovviamente la notizia ha avuto un risalto mediatico importante, ma non c’è alcun automatismo per cui la Madonna debba essere trasferita in quel luogo, che peraltro è caratterizzato da vincolo cimiteriale ed è assolutamente inadatto ad ospitare un’attrazione culturale e turistica di questa portata.”
Romanelli ha tenuto inoltre a precisare come in realtà l’amministrazione si trovi in una posizione favorevole in questa articolata vicenda: “La proprietà dell’immobile è del Comune: non c’è nessuna autorità che può decidere la collocazione se non c’è un accordo con l’amministrazione. Qualsiasi lavoro o intervento non può prescindere dall’accordo con i proprietari. È pur vero che la legge dà al Ministero e alle Soprintendenze l’ultima parola sulla collocazione dei beni di interesse nazionale, ma questo non può essere comunque fatto senza il nostro benestare.”
“Non è immaginabile una nuova collocazione della Madonna del Parto all’interno della cappella – prosegue Romanelli – Siamo favorevoli a portare avanti un lavoro di conservazione della memoria storica nel luogo dove fu dipinta, ma è sotto gli occhi di tutti il fatto che le dinamiche odierne impongono una collocazione consona per garantire ai visitatori la corretta fruizione dell’opera. Quell’antico contesto che si vorrebbe ricreare attraverso il trasferimento in realtà non c’è più. Né il contesto, né l’immobile, visto che la chiesa originale è stata demolita. Credo di parlare a nome di tutta la comunità quando dico che l’attuale collocazione è certamente la più consona.”
Riguardo alle prossime mosse dell’amministrazione, infine, il sindaco ha spiegato che “Stiamo valutando, confrontandoci con i legali. Sicuramente ci opporremo a questa sentenza facendo ricorso al Consiglio di Stato. Siamo delusi dal provvedimento, ma c’è la consapevolezza che nessuna azione può essere fatta contro il Comune, che è proprietario dell’affresco e proprietario della cappella, come confermato dalla stessa sentenza. La nostra amministrazione, così come le altre che verranno in futuro, non lascerà passare in modo semplicistico certi provvedimenti.”