Macedonia d’inverno sotto spirito

Una ricetta che richiede pazienza e tanta attenzione è la protagonista del nuovo appuntamento con Gastronomia Consapevole

A cura di Meri Torelli

Questa ricetta ce l’ha inviata il nostro amico Fabio Nenci, è una ricetta che richiede pazienza e tanta attenzione, ma siamo certi che il risultato vi ripagherà alla grande. Si inizia a primavera con le fragole e si prosegue con i frutti di stagione. Quindi preparate il necessario ed aspettate le prime delizie stagionali.

Sarà un ottimo fine pasto, un momento da passare in compagnia per scaldare i cuori.

poi in seguito aggiungere

NB: la frutta, tagliata a pezzi ad eccezione dell’uva; deve essere tutta denocciolata ad eccezione delle ciliege alle quali va lasciato anche un pezzettino di picciolo; deve essere tutta di stagione matura e ben salda. Girare il tutto periodicamente.

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a cura di Antonella Greco

Non c’è nulla da fare. Le tradizioni rappresentano la pelle che avvolge ciascuno di noi e che ci fa stare tranquilli come dentro casa. Le cose antiche che si tramandano di generazione in generazione, nn fanno mai paura. Hanno il profumo di cipria, di lacca e di legna bruciata nelle stufe di ghisa. E parlando di tradizioni vere, viene in mente uno spot che promuove una birra e che descrive una terra piena di tradizioni. Parliamo della Sardegna ed in particolare raccontiamo la storia del Nasco, che tra gli altri, da vita ad un vino passito molto interessante. La zona di produzione è quella del Sulcis (vicino a Cagliari) e di Oristano. Il nome Nasco proviene dal latino “muscus” (muschio) trasformato in dialetto in “nuscu” e poi “nascu” ed è uno dei vitigni più antichi coltivati in Sardegna di cui si hanno notizie fin dal 1400. Pare che il nome derivi dal fatto che alcuni degustatori, riconoscano proprio l’aroma di muschio nell’uva appassita.

Viene coltivato nei terreni sabbiosi e siccome nn teme la fillossera è allevato con alberelli a piede franco. Il disciplinare permette di far appassire leggermente le uve in pianta o su stuoia, la macerazione a freddo sulle bucce per 12 ore, la fermentazione in tini di acciaio a temperatura controllata (15 gradi) e l’affinamento per 3 mesi in bottiglia. L’eccellente risultato è un vino color ambra con una sapidità marina che gli rilascia un finale quasi agrodolce. Si riconoscono la frutta secca, le scorze di agrumi candite, il miele e lo zenzero. Va degustato intorno ai 12° e si abbina perfettamente alla macedonia dell’amico Fabio.

Nunc est bibendum!

I consigli di Augusto Tocci

Albicocca – La pianta di albicocco è originaria della zona al confine fra la Russia e la Cina. È un albero a fioritura precoce e può subire danni dalle gelate tardive che impediscono la fruttificazione completa. L’albicocca contiene un seme particolare che in passato è stato usato come succedaneo della mandorla dolce.

Scegliamo bene – È uno dei primi frutti disponibili in primavera e, al momento dell’acquisto, deve essere morbida al tatto ma assolutamente non molle. Innanzitutto si deve controllare la buccia, che dev’essere liscia, vellutata, priva di ammaccature e grinze, di colore giallo uovo-arancio, talvolta con sfumature rossastre. Una certa attenzione va prestata anche al profumo caratteristico e alla presenza di punti verdi o gialli, perché in questo caso non arriverà mai a maturazione.

Pulizia a conservazione – Per portarla a completa maturazione, dopo la raccolta, si consiglia di conservare l’albicocca in un sacchetto di carta a temperatura ambiente. Se invece va consumata entro qualche giorno, si può riporre in frigo, prestando sempre attenzione, perché è delicata e deperisce facilmente, perciò è trasformata spesso in gustosi succhi. Proprietà: È ricca di vitamine B, C, PP e carotenoidi, i precursori della vitamina A. Contiene anche sali minerali, utili per chi soffre di stanchezza e depressione. È nutriente e di facile digeribilità, specialmente quando è ben matura.

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