Luisa Zappitelli, una storia lunga 109 anni

TeverePost ripercorre le tappe dell’incredibile vita della nonna più famosa d’Italia, oltre un secolo di semplicità e sorriso sulle labbra

Luisa Zappitelli con il tricolore per celebrare il 25 aprile

Ripercorrere le tappe della lunga storia di Luisa Zappitelli è un po’ come fare un viaggio nel tempo, tanto quanto immaginare le numerose vicende che hanno scandito la vita della nonna più famosa d’Italia, 109 anni di semplicità e sorriso sulle labbra. Più di un secolo vissuto sempre con ottimismo, anche nelle difficoltà di una vita non semplice, ma vera e genuina. Dalle guerre mondiali al primo voto delle donne, Luisa è stata la protagonista di importanti eventi che hanno fatto la storia della nostra Repubblica, tanto da essere citata pochi anni fa come esempio per le giovani generazioni dal presidente Sergio Mattarella. Madrina del locale Vespa Club e testimonial nazionale di sicurezza stradale con la sua scomparsa, avvenuta poche settimane fa, se ne è andata un’icona dei diritti delle donne e dei valori italiani, ammirata per la sua grande tenacia e il suo attaccamento al tricolore. Insieme alla figlia Anna abbiamo ripercorso gli avvenimenti più importanti della lunga vita di nonna Luisa, tifernate doc conosciuta in tutto il mondo. 

8 novembre 1911

Luisa Zappitelli nasce nel 1911a Città di Castello, precisamente zona Villa del Seminario. Suo padre, a fine ‘800, si trasferì in Francia per lavoro dove divenne amico di un sacerdote grazie al quale presto imparò a leggere e scrivere. Tornato in Italia, decise di sposarsi e, con quello che aveva guadagnato all’estero, prese in affitto un podere molto grande con ulivi, viti e campi da coltivare. Essendo alfabetizzato riuscì ad emanciparsi rispetto ai suoi coetanei e ad avere una vita più agiata rispetto a chi lavorava sotto padrone. Molto legato alla famiglia, pretese che i figli terminassero gli studi, fondamentali per garantire una vita libera e autonoma.  

La prima guerra mondiale

Allo scoppio della guerra Luisa, ancora piccola, fu mandata a casa della nonna a Valdipetrina, con la richiesta da parte del padre che continuasse i suoi studi elementari. Luisa trascorse quel periodo in compagnia della nonna e della bisnonna, donna con mentalità estremamente aperta per quel periodo. Abitando vicino ad una chiesa, Luisa si divertiva spesso a suonare le campane prima delle funzioni religiose, tanto che il sacerdote, per ringraziarla, un giorno le diede dei soldi con cui il padre poi comprò una mucca. Uno dei ricordi più frequenti in merito alla guerra si riferisce a quando, in cielo, sentivano passare gli arerei, le cosiddette “cicogne”. In quegli istanti di paura, per ripararsi, tutti si nascondevano in delle fosse scavate sottoterra. Spesso venivano nascoste anche provviste di cibo e bestiame per salvaguardarle dalle razzie dei soldati.  

Ballo, che passione!

Oltre alla lettura, la grande passione che ha accompagnato Luisa è stata il ballo. Ricordava spesso quando, da ragazza, si recava insieme all’amica Caterina a ballare in una sala in località Sasso, dove oggi si va per cene e merende soprattutto in estate, quando il piccolo corso d’acqua che scorre vicino permette di refrigerarsi nelle giornate più calde. Sapendo che le due ragazze ballavano molto bene, spesso i ragazzi si recavano nel locale proprio per danzare insieme a loro e trascorrere una piacevole serata in allegria. In merito all’amica e al legame che le univa, Luisa spesso raccontava un particolare avvenimento: Caterina un giorno si ammalò di polmonite. In quel periodo non esisteva ancora la penicillina per curare la malattia, tanto che si usava poggiare le sanguisughe sulla pelle del malato per aiutarlo a guarire. Una sera, Luisa e suo padre partirono dal loro podere e, camminando, arrivarono a casa dell’amica per prendersene cura tutta la notte, permettendo ai suoi genitori di riposare.

1937: Luisa si sposa

Dall’amore fra Luisa e suo marito, tre anni più giovane, nascono tre figli: Dario, Dino e Anna, cresciuti molto uniti grazie anche alla forza della loro mamma, divenuta vedova prematuramente. La figlia Anna ricorda con emozione l’amore che ha contraddistinto Luisa per tutta la sua vita, quello donato e quello ricevuto. Un unico uomo, suo marito, a cui è rimasta fedele per tutta la sua esistenza. “A noi figli, la mamma ha insegnato rispetto e tolleranza verso tutti” ci dice la figlia Anna. “Ci diceva sempre di essere generosi e di non guardare solo l’aspetto negativo delle cose. È stata una grande donna, dolcissima, molto precisa e capace di fare veramente tutto. Diceva continuamente che nella vita siamo tutti uguali ed è importante, per questo, aiutarsi reciprocamente”.

La seconda guerra mondiale

Ricordi dolorosi quelli legati alla seconda guerra mondiale quando, per le vie della città, si sentivano passare le “squadracce” che spesso attaccavano persone senza particolari motivazioni. Anche il padre di Luisa, un giorno, si sentì prendere con forza da un soldato, pronto a colpirlo se lui se non si fosse subito girato per farsi riconoscere. Periodo complesso ed emotivamente destabilizzante, giornate trascorse nella paura e nell’incertezza del domani. Di quel periodo, però, anche un bel ricordo: l’amicizia dei genitori di Luisa con Venanzio Gabriotti, simbolo della resistenza tifernate fucilato nel 1944 dalle SS tedesche lungo il fiume Scatorbia. Affetto e stima hanno contraddistinto i rapporti fra gli Zappitelli e Gabriotti che una sera, scendendo dalle colline sopra Città di Castello dove era nascosto, fu invitato dalla famiglia a rifocillarsi presso la loro abitazione.

1946: le donne votano per la prima volta

Una data storica il 2 giugno 1946 quando, per la prima volta, le donne furono ammesse al voto. Già qualche tempo prima iniziarono a trapelare notizie in merito alla grande novità che avrebbe permesso alle donne di avere pari diritti degli uomini. Tutti, anche i figli dei contadini, iniziavano ad interessarsi alla questione perché, grazie alla scuola e all’alfabetizzazione,  c’era più conoscenza e maggiore interesse a seguire e capire quello che stava succedendo. Luisa riuscì a convincere le sue amiche ad andare a votare perché credeva molto nell’uguaglianza e, soprattutto, nella forza delle donne capaci di fare tutto nel momento del bisogno, come occuparsi dei campi e della casa quando gli uomini erano in guerra. Il ’46 fu una data importantissima. I seggi, in campagna, erano molto distanti dalle abitazioni:  Luisa e le amiche decisero di prendere un sentiero nel bosco, accorciando la distanza che le separava dalla scuola sede del seggio elettorale. Dopo la votazione, felici ed emozionate, tornarono a  casa e organizzarono una piccola festa insieme ai rispettivi mariti per celebrare l’evento.

La lettera del Presidente Mattarella a nonna Luisa

Le lettere e i ringraziamenti del presidente Mattarella

Dal 1946 Luisa si è sempre presentata alle votazioni, non ha mai rinunciato al suo diritto conquistato con fatica. Proprio per questo, nel 2018, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha citato Luisa in un discorso ufficiale al Quirinale ricordando il suo costante impegno civile e prendendola da esempio per le generazioni più giovani. La signora Luisa, grata per quel riconoscimento importante, con l’aiuto della figlia Anna qualche tempo dopo ha deciso di scrivere una lettera di ringraziamento al presidente. Grande emozione e stupore quando, pochi giorni dopo averla spedita, hanno trovato nella cassetta postale una lettera scritta personalmente da Mattarella, a mano e con la firma. Una bella soddisfazione per nonna Luisa che sarà ricordata, negli anni, per la sua semplicità e la sua dolcezza, simbolo di tempi ormai passati ma mai dimenticati.

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