L’epoca d’oro dei veglioni di carnevale
Tra la seconda metà degli anni 50 e gli anni 60 (ma per qualcuno anche negli anni 70) il ritrovato benessere della popolazione insieme alla mai sopita voglia di divertimento fu la causa scatenante in periodo di carnevale del proliferare di tutta una serie di manifestazioni a carattere musicale. I veglioni. Queste serate si erano tenute anche nel primo dopoguerra ma non in misura così cospicuo come negli anni 50 e 60 del secolo scorso. Mitici del periodo restano i veglioni rionali di Città di Castello tenuti al teatro degli Illuminati che continuano ancor oggi in differenti sedi ma la fantasia degli organizzatori all’epoca ne inventò anche altri, soprattutto a tema, sfruttando associazioni lavorative, sportive e quant’altro. Fu così che in quel periodo a Sansepolcro si tennero i veglioni ”dello Sport”, “dei Becchi”, “del CRAL Buitoni”, “degli Amici”, “dei Balestrieri”, “del Ciriè”, ripreso questo da antica tradizione e riservato alla gente “bene”. A Città di Castello, oltre ai rionali, si ricorda ancora quello “Tricolore” e soprattutto spopolò quello “della Cambiale” anch’esso frequentato dai maggiorenti locali, che prevedeva premi per chi avesse in tasca una “farfalla” (così venivano chiamati in gergo gli effetti bancari): premio vinto di solito da qualche componente dell’orchestra che aveva acquistato a rate il proprio strumento. C’erano poi, nei pomeriggi di carnevale, i veglioni studenteschi. Per tutti, donne e uomini, così come recita la canzone di Venditti, era d’obbligo “il vestito buono nuovo fatto apposta”, era prevista l’elezione della miss e gli organizzatori non badavano a spese per accaparrarsi le migliori orchestre e gli ospiti più prestigiosi. Ad esempio dal veglione della Cambiale di Città di Castello sono passati personaggi come Tony Dallara, Gianni Morandi, Ornella Vanoni, Lucio Dalla, tanto per citarne solo alcuni.
Colonna sonora di molti appuntamenti dell’epoca è stato il gruppo dei “Los Trovadores” . Grazie alla testimonianza di Mauro Seri, che con i Los Trovadores ha militato per 10 anni, ricostruiamo la storia di questo gruppo per molti versi “mitico”.
Ernesto e Benito, due amici in giro per il mondo
I due componenti storici erano Ernesto Ottaviani, tifernate, e Benito Bistarelli, lamarino Il primo, diplomato al conservatorio, principalmente pianista ma in grado di cimentarsi con diversi strumenti, aveva fatto esperienza in Brasile, dove si era esibito alla radio nazionale di quel paese. Il secondo, anch’egli polistrumentista era reduce pure lui dal Brasile da dove aveva riportato oltre che il gusto musicale per i ritmi sudamericani, anche una figlia, nata a Curitiba mentre lui, accompagnato dalla moglie, era lì in tournée col complesso. In quell’occasione il gruppo in questione, un quintetto, composto oltre che da loro due anche dai tifernati Gianluigi “Gigetto” Berardi e dal fartello Giancarlo Berardi, oltre che dal biturgense Alberto Tavernelli,si chiamava “I Perugini” e prima del Brasile era stato ingaggiato per concerti in Olanda e in altre parti del mondo, comprese le navi da crociera. Una volta rientrati in patria, anche grazie al fatto che al teatro degli Illuminati di Città di Castello durante il carnevale si tenevano veglioni di ogni tipo i reduci tifernati formarono i “Los Trovadores”
Nascono i Los Trovadores
All’inizio il gruppo comprendeva Piero Nardini alla voce e al basso, Alessandro Baldacci alla chitarra al sax e al clarinetto, Benito Bistarelli, sassofono, flauto, clarinetto e violino, Ernesto Ottaviani pianoforte, tastiere e fisarmonica, Lamberto Lucaccioni detto “il Titta” alla batteria, tutti di Città di Castello. Nel tempo di questa prima formazione sono rimasti Bistarelli, Ottaviani Nardini e Baldacci, e sono subentrati il biturgense Mario Testerini alla tromba e Fabio Arcaleni alla batteria a sua volta sostituito in seguito da Claudio Biccheri. Successivamente nella formazione è arrivato il pievano Mauro Seri autentico jolly in grado di cantare, suonare chitarra, basso e trombone. Proprio grazie a quest’ultimo ricostruiamo il repertorio e le caratteristiche dei componenti dell’orchestra oltre a ricordare qualche succoso aneddoto riferito a quel tempo. Per 15 anni il gruppo, soprattutto nei periodo del carnevale, suonava il sabato sera ai vari veglioni, la domenica pomeriggio a quelli studenteschi e la domenica sera nella loro sede storica: il “Granaio” a Lama, gestito, fra gli altri, dallo stesso Bistarelli.
Un repertorio “sconsiderato” da quanto era vasto
Mauro proveniva dall’orchestra di Albertino quando, previo esame, soprattutto dal punto di vista umano, nel 1970 entrò a far parte dei Los Trovadores. Lui modestamente ricorda di essersi sentito “come l’ultima ruota del carro” perché la preparazione degli altri componenti era altissima. Le prove dell’orchestra si tenevano al “Granaio” ed erano sessioni molto elaborate perché i musicisti non lasciavano nulla al caso. Avevano un repertorio che qualcuno ha definito “sconsiderato” per quanto era vasto che andava dai classici americani al liscio, dai complessi beat italiani al rhythm & blues, dai tanghi argentini ai cantautori, dai cantanti melodici ai Beatles, dai ritmi brasiliani agli standard di swing, dagli chansonnier francesi a Lucio Battisti e durante i veglioni erano loro ad accompagnare direttamente le attrazioni chiamate ad esibirsi. E di artisti ne hanno accompagnati tanti da Rita Pavone al Quartetto Cetra, da Domenico Modugno ai Dik Dik oltre a quelli già citati e a molti altri, sempre dimostrando una grande professionalità. Ad esempio al veglione della Cambiale del 1965, l’ ospite d’onore, Gianni Morandi, presentò in anteprima il brano “La Fisarmonica” non ancora uscito su disco. Ebbene, Benito Bistarelli, giunto al refrain stupì tutti improvvisando l’assolo dell’aria appena ascoltata. In un’altra edizione dello stesso veglione i Los Trovadores furono richiamati sul palco a furor di popolo interrompendo l’ esibizione di Orietta Berti, congedata dal presentatore della serata, Ubaldo “Baldino” Mariucci, con un “Grazie signora basta così, adesso vogliono i Los Trovadores”, facendo rimanere di stucco la cantante.
Erano in quattro a cantare e ognuno di loro era specializzato in un genere. Ricorda Mauro che Piero Nardini il bassista (ma anche all’occorrenza trombonista) era l’interprete vocale dei brani alla Frank Sinatra e di quelli di Fred Buscaglione al quale dice “ somigliava anche fisicamente dal momento che portava baffetti aveva un viso rotondo ed era un po’ stempiato”. Al tempo nel quale Mauro era entrato a far parte del gruppo il batterista era Claudio Biccheri, che era subentrato a Lamberto “Titta” Lucaccioni, richiamato sotto le armi. Claudio era un personaggio estroso dotato di uno stile moderno che interpretava il proprio strumento in modo creativo e fantasioso rientrando però sempre nella quadratura musicale con un ritmo incalzante e uno swing che permetteva ad Ottaviani e Bistarelli di esprimere il meglio di loro stessi nei ritmi sudamericani da loro appresi nelle tournee fatte in Brasile e Argentina. “Quando suonavamo i tanghi era qualcosa di strepitoso” ricorda Mauro “perché con Benito al violino, Ernesto al pianoforte e con la sezione ritmica che dava il tempo in modo creativo e a volte con il contrappunto dei fiati, sembrava di essere a Buenos Aires” . La caratteristica del gruppo era l’intercambiabilità, infatti continua Mauro “anche se la base dei fiati eravamo io al trombone e Mario Testerini alla tromba, la sezione poteva diventare a quattro grazie ai sax di Benito e di Alessandro, il chitarrista, che praticava con successo anche quello strumento. Naturalmente erano in grado di scrivere o trascrivere qualsiasi partitura. Grazie a queste possibilità avevamo in scaletta perfino brani di Duke Ellington”.
A proposito del chitarrista Alessandro Baldacci, Mauro racconta: “era pure lui diplomato al conservatorio, oltre a suonare molto bene chitarra clarinetto e sax era quello che cantava le canzoni dei Pooh, dell’Equipe 84, dei gruppi beat. Infine” ricorda Mauro “c’ero io che oltre che suonare il trombone e all’occorrenza chitarra o basso, ero quello che cantava i brani dei cantanti confidenziali. Fred Bongusto, Peppino di Capri ma anche pezzi rhythm & blues. Grazie alla sezione fiati riuscivamo molto bene nei brani del trombonista Ray Conniff e visto che a cantare eravamo in quattro riuscivamo ad armonizzare in modo maniacale anche i cori sfruttando le differenti caratteristiche di ognuno di noi attraverso continui adattamenti fino a trovare il feeling giusto”.
Tra i ricordi più singolari dell’attività del gruppo Mauro mi racconta di quella volta che durante uno dei tanti veglioni rionali furono chiamati a serata inoltrata per sostituire il gruppo che era stato ingaggiato per la serata. “Andò così. Gli organizzatori avevano ingaggiato un complesso argentino in tournee in Italia in quel momento, i musicisti erano molto bravi e preparati ma specializzati solo nei tanghi così, disperati, i responsabili si rivolsero in fretta e furia a noi Los Trovadores e portammo a buon fine la manifestazione”
La sostituzione fu possibile perché in quei veglioni alla mezzanotte la musica si fermava per dare spazio nei palchetti del teatro alla cena portata da casa così i musicisti locali ebbero il tempo di montare la loro strumentazione.
E dopo i Los Trovadores arrivano I Veterani
Terminata l’esperienza con i Los Trovadores e rientrati nell’organico “Gigetto” Berardi (trombone e voce) e il di lui fratello Giancarlo (tromba), Bistarelli e Ottaviani hanno dato vita al gruppo “I Veterani” che ha animato per diverso tempo i venerdì sera del Gattopardo, locale storico di Città di Castello. Anni prima con questi e altri elementi locali Bistarelli e Ottaviani avevano impostato un altro progetto che prese il via al veglione della Cambiale del 1969 in occasione del quale i due erano riusciti a mettere insieme i migliori musicisti coi quali avevano già avuto modo di suonare nelle varie orchestre che nell’immediato dopoguerra si costituivano e si scioglievano per poi ricostituirsi sempre con gli elementi che vagavano da un complesso all’altro. Il risultato, ricorda chi c’era quella sera, fu veramente eccezionale tanto che da quell’embrione nacque il grande ensemble che negli anni successivi ha avuto grandissimo successo, la Tiferno Big Band. Quella sera fra gli altri erano presenti, oltre ad Ottaviani e Bistarelli, Gaetano Piermartiri, Enzo Arcaleni, Aldo Arcaleni, Alessandro Baldacci, Argentino Argenti, Giancarlo Berardi, Mario Testerini
L’amore per la musica di Ottaviani e Bistarelli li portò nel tempo ad essere il primo organizzatore di orchestre e insegnante di musica nelle scuole di Città di Castello e il secondo far parte di bande musicali, Bistarelli ad esempio fino a poco prima di lasciarci nel 2020 era componente di quelle di Selci e del Monte Santa Maria Tiberina e col suo violino è stato per anni e anni la colonna sonora di tantissimi matrimoni e cerimonie. Della formazione iniziale dei Los Trovadores l’unico rimasto in vita è Alessandro Baldacci che, sbirciando sulle sue pagine social, ho visto continuare ad esercitarsi con i suoi amati strumenti, segno che la musica non ha età.