Vestire la maglia azzurra è il sogno di qualsiasi sportivo, in ogni disciplina e a ogni età. Un sogno diventato realtà per Lorenzo Quartucci, ventiduenne ciclista tiberino che nel giro di pochi giorni è stato convocato dal Commissario Tecnico della Nazionale Italiana Under 23 Marino Amadori per due prestigiose corse inserite nella Coppa delle Nazioni: l’Orlen Nations Grand in Polonia lo scorso weekend e la Course de la Paix Grand Prix Jeseníky in Repubblica Ceca, competizione iniziata giovedì che si concluderà nella giornata di oggi dopo 4 tappe. Una grande soddisfazione e una gioia meritata per il giovane corridore della Zalf Euromobil Désirée Fior, nato a Sansepolcro il 5 aprile 1999 e residente a San Giustino, che nella prima parte di stagione aveva centrato 2 prestigiosi terzi posti (il 25 aprile al Gp Liberazione e l’8 maggio al 21° Trofeo Menci di Castiglion Fiorentino) e che nel 2020 si era imposto al Trofeo Mazzetti d’Altavilla. La maglia della nazionale è un sogno realizzato, ma non è di sicuro un punto di arrivo per Lorenzo, ciclista giovane, talentuoso e determinato che ha voglia di dare il massimo per inseguire nuovi traguardi e trasformare in realtà altri sogni, come la maglia azzurra al Mondiale e il passaggio tra i professionisti. Un passo alla volta, perché il ciclismo più di altri sport insegna che nulla viene per caso.
Lorenzo, ci racconti cosa hai provato quando ti è stata comunicata la convocazione in nazionale?
Me lo ha detto uno dei direttori sportivi della squadra e ho provato ovviamente una grande emozione. Per me è stata la prima convocazione e la prospettiva di indossare la maglia azzurra rappresenta il massimo per ogni sportivo. Non me lo aspettavo sinceramente, ma il CT Amadori era presente nelle due corse in cui sono salito sul podio e per fortuna mi ha inserito nel gruppo Italia. Mi sono messo in mostra in due competizioni importanti ed è stato questo credo a incidere sulla convocazione.
Ora stai gareggiando in Repubblica Ceca, ma l’esordio in nazionale è stato la settimana scorsa in Polonia. Cosa hai provato nell’indossare la tua prima maglia azzurra?
Difficile descriverlo perché è stato davvero un momento da pelle d’oca. La maglia azzurra ha un significato speciale per ogni sportivo, perché tanti campioni l’hanno vestita e perché quando la metti indosso corri per l’Italia. Un onore e una responsabilità a tutti i livelli. All’inizio in corsa ero un po’ teso anche perché c’erano i migliori ciclisti di tutte le nazioni, poi con il passare dei chilometri mi sono sciolto e ho pensato solo a dare il massimo. Un’emozione paragonabile comunque alla prima volta in assoluto che ho partecipato a una corsa. Stessa adrenalina, stesse sensazioni. La prima maglia azzurra la conserverò per sempre e magari tra qualche giorno finirà dentro una cornice, appesa a una parete.
Come è andata in corsa e quale ruolo ti ha affidato il CT Amadori?
Non abbiamo raccolto risultati, ma abbiamo cercato di dare il massimo in un contesto che per qualità degli atleti al via sembrava una sorta di mini-mondiale. In nazionale non abbiamo ruoli così definiti come capita nelle nostre squadre di appartenenza, c’è più libertà di movimento, poi molto dipende da come si svolge la corsa e siamo pronti a metterci uno a disposizione dell’altro. Lo abbiamo fatto in Polonia, anche se la fuga ci è sfuggita e non siamo riusciti a tornar sotto.
Qual è stata la reazione di familiari e amici alla notizia della tua convocazione in nazionale?
Sono stati tutti molto felici, mi hanno trasmesso grande entusiasmo dandomi una carica ulteriore per vivere al meglio questa avventura e per dare il massimo.
La prima maglia azzurra può rappresentare il viatico per la partecipazione al prossimo Mondiale Under 23 che si svolgerà in Belgio?
Nello sport bisogna rimanere con i piedi per terra e andare avanti passo dopo passo, quindi è ancora presto per pensarci, però è un altro di quei sogni che spero di realizzare. Io posso solamente dire che darò sempre il massimo, in allenamento e in gara, cercando di sfruttare le occasioni che mi capiteranno. Gareggiare sulle strade di Polonia, strette e caratterizzate dal vento forte, è stato comunque un banco di prova, visto che in Belgio al Mondiale ci saranno condizioni paragonabili.
Soddisfatto della tua prima parte di stagione?
La convocazione in nazionale è stata la ciliegina sulla torta, ma sono felice anche per i piazzamenti ottenuti al Gp Liberazione, una delle corse più prestigiose del calendario, e al Trofeo Menci di Castiglion Fiorentino, a due passi da casa e con familiari e amici che erano venuti a fare il tifo per me. È stato bello conquistare un 3° posto davanti a loro.
Quali sono i tuoi principali obiettivi per la seconda parte di stagione?
Continuare a crescere, essere competitivo nelle corse che più si addicono alle mie caratteristiche e far bene in nazionale ogni volta che ne avrò la possibilità. Questo poi è il mio quarto e ultimo anno tra gli Under 23 e quindi spero di passare professionista già nella prossima stagione. Farò del mio meglio perché questo è da sempre il mio grande sogno. Nel 2020 pur gareggiando meno a causa della pandemia ero riuscito a centrare un successo, mentre nel 2021 mi è finora sfuggito. Diciamo che cercherò di rimediare, anche se dallo scorso anno ad oggi, pur non rivincendo più, credo di essere maturato sotto ogni punto di vista
C’è una corsa che più di altre hai messo nel mirino?
Il Gran Premio Capodarco, gara internazionale che si correrà ad agosto nelle Marche. È una delle più belle classiche del calendario perché ci sono tutti gli Under 23 più forti, perché è quasi come un Mondiale e poi perché c’è quella salita che caratterizza il percorso e che è sempre piena di scritte. Trasmette emozione e con il pubblico a bordo strada, che ci è mancato tanto nei mesi di restrizioni, sarà ancora più affascinante.