Lorenzo Brocchi è nato nel 1981 a Sansepolcro, dove ha studiato fino al diploma nella sezione linguistica del Liceo Scientifico: “Non ero particolarmente studioso”, ci dice, “ma la sezione linguistica era interessante, c’era la letteratura inglese, tedesca, francese. Quella parte lì mi piaceva molto. Per il resto la mia vita a Sansepolcro era fatta di bar, amici, motorino, un po’ un classico della provincia italiana”.
All’epoca immaginavi un futuro lontano dall’Italia?
Non saprei, è difficile dirlo adesso a posteriori. Diciamo che ero molto curioso, e oltre a piacermi la letteratura straniera ero portato per le lingue. Inoltre il liceo mi ha dato la possibilità di andare una settimana a Nottingham nel Regno Unito, una settimana in Francia, di fare altri scambi culturali. Quello è stato sicuramente un elemento importante.
Come è arrivata la decisione di partire?
L’esperienza che ha dato il la è stato l’Erasmus. Ho fatto l’università a Perugia, a scienze della comunicazione, perché volevo qualcosa che comprendesse economia e scienze sociali. I primi due anni a Perugia li ho passati ancora con gli amici di Sansepolcro, in un ambiente che era sempre quello di una città di provincia, per quanto con un’offerta culturale ovviamente maggiore rispetto alla Valtiberina. Poi il terzo anno sono andato in Erasmus a Parigi e quella è stata l’esperienza più importante: la grande città, tante nuove conoscenze, un’offerta culturale impensabile per una media città italiana. Mi sento di consigliarlo a tutti, perché l’Europa sa dare opportunità, per chi sa coglierle. Sia per quanto riguarda l’Erasmus che il lavoro.
Infatti dopo hai iniziato a lavorare all’estero.
Sì, prima ho fatto un breve stage in Aboca e una tesi in Pirelli a Milano. Poi prima ancora di finire di studiare ho trovato un’opportunità in Ferrero in Lussemburgo. L’omonima capitale è un posto molto molto interessante, il 60% delle persone sono stranieri espatriati, ci sono tantissimi ristoranti e l’aeroporto a cinque minuti. E ovviamente Ferrero in quanto a scuola di marketing è una tra le principali. Il marketing era per me uno sbocco naturale con la laurea che avevo conseguito.
Come funzionava il tuo lavoro?
Ero finito in Ferrero Trading, che sostanzialmente si occupa di mercati emergenti, quindi ho lavorato su mercati extraeuropei, come Asia Centrale, Medio Oriente, Africa, Turchia, Pakistan. Ho avuto la fortuna di fare un lavoro che mi permetteva di viaggiare molto, praticamente più del 50% del tempo, e che mi ha dato la possibilità di vedere realtà che altrimenti non avrei mai avuto modo di visitare. Sono stato in Siria prima della guerra, in Georgia prima della guerra, in Uzbekistan, in Kirghizistan, in Arabia Saudita spesso e volentieri: facevamo store check durante il ramadan, abbiamo fatto anche la rottura del digiuno presso delle famiglie saudite. Hai modo di conoscere delle culture da un altro punto di vista. Dell’Iran per esempio si parla tanto ma la gente conosce poco, aver soggiornato lì presso degli autoctoni è stata una cosa incredibile.
Quanto tempo sei rimasto a fare base in Lussemburgo?
Questa esperienza l’ho fatta per quasi 8 anni ed era molto stancante: spesso dormivamo in aereo, facevamo la doccia in aeroporto la mattina a Francoforte, poi rientravamo in ufficio alle 9 e iniziavamo a lavorare. Alla fine ero un po’ estenuato e quindi ho fatto una breve esperienza nel ruolo globale sempre in Ferrero facendo la spola tra Lussemburgo e Alba. Il barolo e le nocciole erano forse più rilassanti rispetto al Pakistan! Ho fatto qualche anno così ma alla fine volevo un po’ cambiare, quindi ho colto un’opportunità a Monaco di Baviera. Prima in Essity, che è l’azienda che ha i marchi Tempo, Tork, Nuvenia eccetera. Dopodiché sono andato in Campari. Sono lì da circa due anni e mezzo e sono responsabile di una struttura che segue il marketing e ha una parte del portafoglio del gruppo Campari per il mercato tedesco.
Programmi per il futuro?
Vorrei dare più spazio alla vita personale rispetto a quella professionale. A Monaco mi trovo molto bene e mi piacerebbe restarci ancora qualche anno. Qui ho la mia fidanzata, che è francese, e viviamo in centro, ma in cinque minuti siamo in campagna, c’è un’ottima qualità della vita. A cinque minuti dal centro si può andare a fare il bagno al “gorgo” come al Borgo, questa è una cosa fantastica.
Che rapporto hai con la Valtiberina?
Alla Valtiberina resto molto legato, e cerco di tornare almeno una volta ogni due mesi. Ho mia mamma, gli amici: quattro, ma a cui tengo particolarmente. Poi ci sono i crostini di carne, il salame, il pane, tutte cose che mi mancano. Tengo molto alla Valtiberina, credo che offra un giusto equilibrio tra vita di campagna e un po’ anche di città, perché la sera c’è la vita, c’è lo struscio, ci sono cose da vedere e da fare. Non è un posto sperduto in mezzo al nulla, insomma, e credo che la qualità della vita sia eccellente.