Un impegno concreto da parte del governo italiano per garantire che l’accesso ai vaccini e ai trattamenti per il Covid-19 sia garantito a tutti e ovunque. È questo uno degli obiettivi della serie di incontri che l’organizzazione One, attraverso i propri Youth Ambassador, ha tenuto in occasione della Settimana mondiale dell’immunizzazione (24-30 aprile), con rappresentanti delle istituzioni nazionali. Tra i protagonisti dell’iniziativa Marco Lo Bianco, 30enne residente a Sansepolcro, che si è confrontato con vari esponenti politici, tra cui la deputata Lia Quartapelle.
Lo Bianco si è detto “soddisfatto del supporto ricevuto dai rappresentanti politici che abbiamo incontrato. Senza un’immunizzazione diffusa – ha spiegato entrando nel merito della campagna promossa da One – il virus continuerà a mutare ed evolversi, prolungando la durata di questa crisi emergenziale”. Senza un’adeguata risposta, dunque “le conseguenze peggiori graveranno sulle spalle di noi giovani”, pertanto “è importante che i nostri rappresentanti ci ascoltino e agiscano con determinazione: solo così – dice ancora il giovane di Sansepolcro – saremo in grado di costruire un futuro più prospero”.
“Bisogna resistere al nazionalismo dei vaccini – sostiene l’associazione One – Per assicurare un’immunizzazione mondiale rapida ed efficace non ci devono essere ostacoli nell’accessibilità e nella distribuzione diffusa del vaccino. Ad oggi, su 950 milioni di vaccinazioni somministrate, solo lo 0,3% è stato somministrato nei paesi a basso reddito. I paesi più ricchi, infatti, sono riusciti non solo a riservare una quantità di vaccini necessaria per la propria intera popolazione, ma anche a mettere da parte oltre un miliardo di dosi in eccesso”.
“Nessuno è al sicuro finché non lo saremo tutti”, spiega Emily Wigens di One: “non è retorica, ma la realtà che ci stiamo trovando ad affrontare con questo virus. Abbiamo bisogno di una risposta all’altezza della gravità di questa crisi e della sua urgenza. Il G20, di cui l’Italia presiede i lavori, può e deve promuovere un’azione per garantire che nessuna distinzione entri in gioco nella risposta sanitaria a questa crisi; il Global Health Summit del prossimo 21 maggio è un buon modo per iniziare a farlo”.