Livio Sassolini: “Non perdiamo la voglia di socialità”

Ospite di Errevutì, l’ad di Busatti illustra le attività dell'azienda anghiarese durante l’emergenza Covid: “L’online compensa solo in parte il volume di affari”

L’emergenza coronavirus raccontata da una delle attività storiche della Valtiberina. Nella puntata di ieri sera di TeverePost su Errevutì abbiamo avuto modo di parlare con Livio Sassolini, ad dell’azienda tessile Busatti, che ci ha raccontato come la sua realtà, molto attiva sia nel mercato italiano che in quello estero, sta affrontando questo difficile momento per l’economia. Ecco quanto è emerso nel corso della sua chiacchierata con i colleghi Antonello Antonelli e Ilaria Lorenzini.

Anche voi avete dovuto abbassare le serrande al momento del lockdown. Qual è attualmente la situazione nei vostri punti vendita sparsi per il mondo?

“Qua in Italia è ancora tutto fermo, mentre in Germania da ieri hanno riaperto i negozi sotto una certa metratura: la gente sembra gradire questa possibilità di tornare nei negozi. Tutto fermo anche negli Stati Uniti, e in particolare a New York. La situazione è difficile, ma cerchiamo di mantenere uno spirito ottimista, bisogna cercare di andare avanti e lavoreremo a nuove idee e proposte per i clienti.

Un sistema che sta offrendo importanti opportunità è quello del commercio online. Come procedono gli affari ‘virtuali’?

“Fortunatamente sono incrementati e stiamo crescendo molto. Purtroppo con il solo online non si riesce a compensare il volume di affari perso sul fisico, ma la risposta c’è. Con il nostro e-commerce vendevamo molto soprattutto all’estero, ora anche in Italia.”

Quanto è importante il punto vendita fisico per un’attività come la vostra?

“È importante sotto molteplici aspetti. La qualità dei tessuti, le trame, i colori rappresentano l’arma in più dei nostri prodotti e ovviamente il contatto fisico con i nostri materiali è fondamentale. Ma nel negozio si trasmette anche la storia, la cultura, i valori. Il timore è che con l’isolamento forzato si rischi di perdere quel rapporto umano e quella componente anche sociale che ci ha sempre contraddistinto. Dovremo essere bravi nel cercare di mantenere viva la socialità.

Come immagina il futuro della sua azienda e del suo settore dopo questo periodo di crisi?

“Niente sarà come prima, soprattutto nel primo anno. Uno dei dispiaceri più grandi riguarda l’impossibilità di accogliere i nostri clienti ad Anghiari e nei nostri punti vendita, a riprova del fatto che per un’azienda come la nostra l’online è il passaggio finale di un percorso umano che si concretizza prima. Abbiamo comunque in cantiere varie idee e sono fiducioso sul fatto che sapremo creare qualcosa di importante.”

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