Tra gli ospiti intervenuti ieri sera nella nostra trasmissione radiofonica TeverePost su Errevutì vi è anche l’onorevole Walter Verini, politico tifernate di lungo corso. Classe 1956, Verini ha ricoperto diversi incarichi politici e amministrativi in Umbria fino al 1996, quando iniziò a collaborare con Walter Veltroni all’Ulivo. Di Veltroni è stato Capo-segreteria a Palazzo Chigi, ai Ds, in Campidoglio e nel Pd. È deputato della sua regione dal 2008. Dal 2013 è capogruppo del Partito Democratico in Commissione Giustizia. Nel corso dell’intervista telefonica, Verini ci ha raccontato le principali vicende governative nella gestione dell’emergenza coronavirus.
Come sta andando il lavoro a Roma?
Il parlamento lavora a ritmo serrato all’emergenza. Stamattina (15 aprile, ndr) abbiamo tenuto seduta della Commissione Giustizia con pareri sul decreto che andrà in aula la prossima settimana per il voto finale. I membri della commissione sono 45 e si sono riuniti in una sala enorme da circa 300 persone per mantenere la distanza di sicurezza. Tra i vari temi trattati, vi è quello dell’emergenza carceri.
Nell’ultima plenaria, invece, è stato votato il decreto legge sulle misure per lo svolgimento dei giochi olimpici invernali Milano-Cortina. L’aula era al gran completo, ma normalmente si lavora molto da remoto con riunioni di gruppo e commissioni. Il lavoro è aumentato esponenzialmente, con i decreti che riguardano categorie sociali, le email, le proposte, le richieste di chiarimento le lamentele, sono state sempre più ed è giusto che i parlamentari nei limiti del possibile sottopongano tutto questo al governo.
La prossima settimana l’aula farà due cose: la prima sarà ascoltare l’informativa del presidente Conte riguardo al vertice del giorno successivo al consiglio europeo dove come noto si parlerà di aiuti alle imprese e di tutte quelle azioni volte ad aprire la fase della ricostruzione, compresa la questione MES; il giorno dopo, invece, l’aula voterà definitivamente il decreto Cura Italia per cercare di avviare la fase della ripresa del Paese.
È possibile, in un’ottica di Fase 2, fare qualche stima sulle tempistiche di ripartenza al fine di scongiurare un collasso economico?
Questo più che un auspicio dovrebbe essere l’imperativo di tutti. Bisogna parlare di quando, ma bisogna parlare anche di come. Si deve ovviamente ripartire, ma in condizioni di sicurezza per lavoratori e cittadini. Nonostante la curva dei contagi in discesa, anche oggi (ieri ndr) abbiamo avuto 580 morti. Bisogna che le attività ripartano nella massima sicurezza, perché un “contagio 2” sarebbe devastante.
Il pil mondiale perderà il circa 3%, ma in Italia si stima una perdita del pil almeno del 9%, peggio di noi c’è solo la Grecia. La domanda è crollata del tutto, zero turismo, zero export. Il made in italy, in quasi tutti i settori, è in una fase terribile. Le aziende che hanno la cassa integrazione in deroga dei lavoratori non sappiamo se potranno riassumere tutti i dipendenti. I commercianti hanno perso lavoro, mercato, clienti, la cultura e il turismo sono in ginocchio. Il governo sta compiendo i primi passi con i 600 euro, cassa integrazione in deroga, buoni spesa. Con gli investimenti dei titoli italiani della banca europa, con il fondo per il lavoro, con la sospensione del pareggio di bilancio ed altre misure che l’Italia sta contrattando, ci saranno miliardi mobilitati per la ripresa.
C’è fiducia sull’atteggiamento dell’Europa, nonostante l’appoggio all’Italia appaia tutt’altro che spontaneo?
L’Europa o fa l’Europa e si fa carico di questo momento drammatico, che coinvolge principalmente un paese fondatore come il nostro, o sennò e destinata a morire prigioniera di egoismi. Curioso come tra i paesi più contrari a venire incontro alle nostre esigenze vi siano anche quelli a guida sovranista. Adesso tra gli oppositori non troviamo solo alcune forze economiche tedesche, ma ci sono anche coloro che dicevano “prima gli olandesi”, “prima gli austriaci”, ecc. Da solo un paese non si salva, e l’Italia è un paese debole perché ha un debito pubblico enorme e c’è bisogno di un grande sforzo europeo.
Quindi sì, sono fiducioso che l’Europa farà l’Europa, altrimenti morirà e ciò che rimarrà sarà preda del gigante asiatico e di Trump. Dal canto nostro, dobbiamo pensare soprattutto alle persone che oggi non ce la fanno a comprare il pane, le cose elementari, questi concittadini non possono essere lasciati soli. Poi c’è la gente che deve lavorare, poi ci sono le imprese, le scuole, un intero paese da ricostruire. Nessuno può e deve essere lasciato solo. L’Europa deve fare la sua parte, ma c’è anche bisogno di un grande clima di unità nazionale, l’Italia deve diventare una grande comunità per rialzarsi e convivere fino al vaccino e alle altre cure cambiando il proprio stile di vita con massima responsabilità.