Scott Joplin, figlio di un ex schiavo che lavorava nei campi e di una cameriera, è stato il creatore del ragtime, un genere musicale liminare, ultimo capitolo della musica classica e primo di quella moderna, spartiacque nella storia della musica tra i continenti.
Il ragtime è un genere unico, a sé stante, ma se c’è un’etichetta da affibbiargli è in realtà proprio quella della musica classica; gli spartiti di Joplin sono così armoniosi che sembrano scritti da Bach. Però nel ragtime si coniuga, in modo mirabile, la tradizione armonica del vecchio continente con i colori e i ritmi del continente nero, fusi in America: è una musica che suonata veloce è allegra, suonata lenta diventa struggente, con un sottofondo malinconico, nostalgico. Chi non ha ascoltato, almeno una volta nella vita, “ The Entertainer”, un brano in cui la rigida struttura ottocentesca europea ancorata alle regole armoniche si sposa con la briosità delle sincopi africane che trattano la tastiera come un tamburo?
Da quel momento, la musica, confinata nei luoghi di produzione, esplose, e in un secolo, furono creati tutti i generi conosciuti oggi. Joplin può, quindi, essere considerato un capostipite.
L’America, si sa, è il paese dove tutto è possibile, il paese dove il figlio di un ex schiavo può diventare un innovatore dei generi musicali e un miliardario eccentrico può diventare Presidente.
E l’Italia?
Anche l’Italia sta diventando il paese dove tutto è possibile.
L’attuale composizione della classe politica ne è la prova tangibile. Nata dall’insofferenza e dalla delegittimazione verso il vecchio assetto della politica, e soprattutto verso i politici e i partiti, gran parte di questa nuova classe politica è figlia della rabbia e della protesta per le promesse non mantenute, ma anche dell’idea qualunquistica che non vi sia differenza fra i politici e i partiti, che siano tutti uguali; e che basterebbe solo un po’ d’onestà personale e di buon senso per risolvere ogni problema.
Penso che all’affermazione di parte della nuova classe politica abbia contribuito anche l’atto di snobismo praticato da schiere di opinionisti, giornalisti e pseudointellettuali, che ha accentuato il fastidio verso il “vecchio sistema”, contribuendo a rendere questi nuovi personaggi, (che sono riusciti a far passare a un elettorato deluso dalla democrazia della rappresentanza, la fallace idea di esserefuori dai giochi e di essere diversi), simpatici e credibili a una fetta emarginata del Paese. In molti tra gli elettori si sono immedesimati nel “non politico” generando quell’effetto d’identificazione che nel 1921, Sigmund Freud spiegò, in modo mirabile, in “La psicologia delle masse”.
Ma il limite dell’antipolitica, si sa, rimane nella sua trasformazione verso la politica populistica, molto efficace e intensa nella sua demagogia, ma molto distante dalla buona politica.
La politica populista nel nostro paese è sostenuta da un giornalismo nuovo che fa, utilizzando le parole del Cardinal Bagnasco, un uso voyeuristico e acritico del diritto di cronaca, concentrato alla corsa allo scoop e che non esita a violare anche la privacy. Un giornalismo corredato di generalizzazioni indebite e offensive che si accompagnano all’uso di espressioni costruite a tavolino per ottenere il massimo dell’effetto comunicativo con il minimo della riflessione. Questo nuovo giornalismo ha la sua massima espressione in un attempato signore bergamasco, che il passare delle stagioni ha reso molto disinibito.
Anzi, oserei dire che, nonostante la sua veneranda età, questo signore bergamasco, al pari di Scott Joplin, possa essere considerato un capostipite: il capostipite di una nuova forma di giornalismo, il giornalismo cacofonico.
Con cordialità,
Consigliere Giuseppe Torrisi