Le tagliatelle ai prugnoli, la ricetta della primavera valtiberina

In tempo di raccolta dei prugnoli, ecco l'omaggio dell'associazione Le Centopelli ad uno dei piatti più gustosi del periodo

a cura di Meri Torelli

La leggenda vuole che i prugnoli spuntino seguendo le orme lasciate dalle streghe mentre ballano in girotondo il loro sabba infernale.

I funghi Prugnoli o di San Giorgio, perché si dice che spuntino in corrispondenza del 23 aprile, data destinata alla ricorrenza di questo Santo, sono i primi funghi primaverili a risvegliarsi dal torpore invernale. Questi sono funghi saprofiti, idrofili, che amano perciò l’acqua. Necessitano di una lettiera ben umida, fresca, aerata e mai troppo compatta.

Sono utilizzabili in cucina per preparare varie ricette, ed il loro aroma è molto apprezzato dagli appassionati. Visto che ci troviamo più o meno nel periodo di raccolta, che ogni anno può variare anche in base alla stagione, vi proponiamo il piatto più classico per gustare il sapore inconfondibile di questo prodotto dei nostri boschi. Ce lo propone l’amico e socio Matteo Micheli che ringraziamo per la collaborazione.

Ingredienti

Preparazione

Mettere l’olio in una padella con una speccia d’aglio e far scaldare.

Una volta che l’olio è ben caldo aggiungere i prugnoli tritati finemente e far cuocere al massimo due minuti.

Nel frattempo cuocete le tagliatelle, meglio se fatte in casa, una volta cotte aggiungerle ai prugnoli e fare insaporire.

Ais Delegazione di Arezzo – Gruppo operativo Valtiberina Toscana consigliano

a cura di Antonella Greco

Raccontiamo oggi la storia di un paese del Piemonte, che deve la sua fortuna  non solo ad uno dei vini più quotati d’Italia, ma anche di arte e storia. Ha due bellissimi castelli, entrambi appartenenti ad una famiglia di banchieri che hanno fatto un po’ la fortuna di quella zona: i Falletti. E proprio da quella zona nell’800 partirono 325 carretti con a bordo una botte ciascuno, di “quel vino” pregiato, diretti alla volta della corte dei Savoia. Nella biblioteca del paese del paese scrisse Silvio Pellico, di ritorno da “le sue” Prigioni e gli antichi feudatari sono sepolti nella cappella gentilizia della chiesa di S. Donato, nella piazza antistante ad uno dei due castelli. Il secondo castello, quello Della Volta, era quello che la famiglia Falletti scelse come residenza, ed aveva una fama abbastanza dubbia. Si narra infatti che proprio qui si facessero dei festini (oggi diremmo vere e proprie orge), ed una notte, durante un baccanale, un solaio cedette facendo precipitare tutti i commensali. Visitando il castello nelle notti di luna piena, è possibile ancora vedere dame e cavalieri volteggiare leggiadri ed ebbri, nei saloni del castello. Da qui le storie delle “masche” ( streghe in dialetto locale) che da secoli si intessono nel territorio delle Langhe, famose per i noccioli, per i roveri e per le viti di Nebbiolo.

Signori vi abbiamo raccontato un’altra storia di streghe e magie, ma questa volta legata a Barolo, il principale paese produttore del pregiatissimo vino omonimo che abbineremo a questo succoso piatto di tagliatelle e prugnoli.

100% nebbiolo di una zona specifica composta da 11 comuni, invecchiamento di almeno 38 mesi, di cui 18 in botti di legno, a decorrere dal 1º novembre dell’anno di produzione delle uve. Rosso granato con riflessi aranciati ( grazie all’invecchiamento), profuma di vaniglia, viola, rosa, ciliegia e prugna, goudron e spezie come il pepe nero, la noce moscata e i chiodi di garofano. Si riconoscono note balsamiche di liquirizia, ma anche tabacco e cuoio. Un tannino importante, una giusta freschezza e morbidezza da servire a 18/20°. Insomma “Il Re dei vini e il vino dei re”.

Un inchino a Cotanta Maestà.

Nunc est bibendum!

I consigli di Augusto Tocci

Prugnolo Tricholoma georgiii

E’ un fungo con un cappello molto carnoso che, da convesso, con margine involuto, tende a diventare spianato con margine ondulato. Il cappello è liscio con cuticola opaca, di colore bianco tendente al nocciola o al crema.

Spesso il margine risulta fessurato in corrispondenza delle lamelle che sono fitte, strette,  smarginate e sinuate, anch’esse di colore bianco poi crema.

Il gambo è robusto e pieno,  generalmente panciuto e spesso ricurvo, compatto,  di colore biancastro e tendente all’ocra verso la base.

La carne è bianca, soda e spessa.

Molto frequente nei pascoli di montagna, ma anche nei boschi e sotto i rovi in file regolari o in cerchi, è il tipico fungo primaverile che si trova già in aprile-maggio, per cui si tratta di una primizia molto pregiata, anche perché il suo sapore è ottimo. A volte si trova anche in periodi più inoltrati ma val la pena di ricordare un detto antico: “non mangiare il prugnolo quando è il tempo del prataiolo”

Ha un particolarissimo aroma forte che lo rende molto adatto a essere impiegato più come condimento che come alimento vero e proprio; del resto, spesso viene raccolto a stadi molto precoci per cui si presenta di dimensioni assai piccole. Tuttavia le norme vigenti impedirebbero di raccogliere i soggetti molti piccoli e le molte sono a volte molto importanti.

Sul mercato oggi si trova anche di importazione specialmente proveniente dai paesi dell’est, facilmente riconoscibile anche perché ha il gambo tagliato per evitare l’introduzione della terra e poi non ha lo stesso aroma di quello nostrale ed infine i funghi in genere sono organismi ricchi di sostanze radioattive e gli effetti di Chernobil rimarranno vivi per molti decenni.

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