Le residenze artistiche di Kilowatt in versione digitale anche nel 2021

Il progetto, nato nel 2020 in piena pandemia, promuove nuovi tipi di arte e performance, pensate esclusivamente per l’ambiente digitale. Abbiamo conversato con Luca Ricci, direttore di Capotrave/Kilowatt, Lucia Franchi e Chiara Ramanzini

Fotogramma della conferenza stampa online del 26 marzo 2021

L’associazione Capotrave/Kilowatt di Sansepolcro dal 2013 organizza annualmente il progetto “Residenze”, una sorta di casa di artisti in cui professionisti che lavorano nel settore del teatro, delle performance e della danza si incontrano per dar vita ad un proficuo scambio di idee, pensieri, punti di vista. Gli artisti, provenienti da tutta Italia e spesso anche dall’estero, oltre a lavorare in maniera indipendente, possono usufruire di supporto tecnico, assistenza al progetto, comunicazione e stampa.

Il 2020 ha costretto l’associazione a ripensare l’intero progetto, non essendoci le condizioni necessarie per poter ragionare su un tipo di residenza “in presenza”: è nato, così, il progetto “Residenze digitali”, da un’idea del centro di residenza della Toscana (Armunia e Capotrave/Kilowatt). Tutto nasce dall’esigenza di contrastare creativamente le chiusure imposte dalla pandemia, creando qualcosa di nuovo che potesse permettere alla cultura e all’arte di circolare liberamente fra gli appassionati. Lo scopo del progetto è stato quello di stimolare gli artisti a produrre performance create appositamente per la rete, sfruttando così le grandi potenzialità del digitale che permette di dar vita a nuovi linguaggi nell’arte contemporanea.

Data la grande partecipazione alla prima edizione e il grande apprezzamento da parte del pubblico, la Residenze tornano ad essere digitali anche per il 2021. Come spiega Luca Ricci, direttore di Capotrave/Kilowatt “lo scorso anno il progetto è nato come una risposta di cuore alla situazione della pandemia. L’idea è partita da un nostro collaboratore, Gianluca Cheli, pensando ad una sfida da lanciare agli artisti chiedendo loro di provare a creare formati artistici che utilizzino il web non come un secondo livello, bensì come opportunità di uno spazio e di un ambiente dentro al quale creare dei contenuti pensati per quell’ambiente specifico”.

Il primo bando è stato lanciato insieme ad Armunia: entrambe le associazioni sono state scelte dalla regione e dal Ministero della cultura come centro di residenza per la Toscana. Successivamente, si sono aggiunte altre due realtà, Anghiari dance hub (centro di promozione della danza) e il circuito multidisciplinare delle Marche. “Nel 2020 hanno partecipato ben 398 artisti” continua Ricci “e insieme a tutto lo staff abbiamo selezionato sei progetti.  Abbiamo seguito per sette mesi questi progetti, fino a novembre quando c’è stata la settimana delle residenze digitali, restituzione finale online dei progetti aperta al pubblico”.

La prima edizione ha avuto un grandissimo successo: sono stati acquistati più di 600 biglietti e, a gennaio 2021, i partner sono diventati ben nove. Per la seconda edizione sono arrivati nuovi progetti e, tra questi, ne verranno selezionati sei: agli artisti vincitori del bando verrà dato un contributo di 3500 euro più un percorso di assistenza tecnica e di tutoraggio e, a fine novembre, ci sarà la seconda settimana di residenze digitali.

Lucia Franchi, ideazione e direzione amministrativa di Kilowatt, afferma che “il progetto è nato in un periodo difficile e vogliamo portarlo avanti anche finita la pandemia. Il digitale è un mondo che c’è sempre stato dove noi siamo entrati recentemente. Per questo, abbiamo scelto tre figure, tre tutor che questo ambiente lo conoscono molto bene. I tutor guidano gli artisti in questa esperienza e stiamo scoprendo un mondo che offre opportunità infinite, sia per chi crea sia per chi organizza e sia per il pubblico. Lo spettacolo dal vivo, che ha una forza enorme, presuppone che lo spettatore vada in una certa città. La potenza che hanno le residenze digitali è quella di riuscire a travalicare i confini. E’ un’ottima occasione per rilanciare dei nuovi linguaggi. Speriamo di tornare presto in teatro dal vivo perché questo è il nostro linguaggio, il linguaggio da cui siamo partiti. Il contatto fisico con il pubblico è imbattibile, ma le residenze digitali non lo sostituiscono, vogliono creare un nuovo percorso”.

Il 2020 è stato l’anno in cui anche Kilowatt Festival ha subito delle modifiche rispetto alle scorse edizioni. Ricci, a proposito, precisa che “per la prima volta gran parte della società italiana e non solo si è resa conto che quello che noi facciamo è un lavoro, un mestiere, un settore produttivo che genera ricadute e occupazione. A di là del valore di interesse culturale, evidentemente siamo anche una vera azione produttiva e un ambito occupazionale importante. Nel 2020, la società italiana ha preso coscienza che esistiamo anche noi. Ci sono 250 mila lavoratori dello spettacolo che come noi vivono facendo seriamente questo lavoro. In questi anni ci siamo interfacciati anche con le istituzioni che sembrano aver compreso questo aspetto e con i cittadini che ci vogliono bene. Fare il festival nel 2020 è stato anche lavoro psicologico nel motivare gli artisti. Quando lo dicevamo ad aprile era difficilissimo anche pensarlo. Cercavamo di fare accordi e contratti e tanti non erano convinti. Per noi è stato un grande lavoro motivazionale. Un gesto che abbiamo apprezzato tanto è che, alla fine del festival, l’associazione dei commercianti di Sansepolcro ci ha regalato un mazzo di fiori, segno che le persone hanno capito il nostro sforzo.”

A proposito delle difficoltà Chiara Ramanzini, membro dello staff e addetta alla segreteria amministrativa, dice che “in questo anno, all’interno dell’associazione ci siamo molto fortificati. A gennaio di solito siamo sotto con il festival e nel 2020 ci siamo trovati tutti dispersi a non sapere se il festival si sarebbe fatto o meno. La cosa importante è stata la forza di Luca e Lucia nel dire proviamoci e, in effetti, quello che ci ha salvato è stato puntare a provarci. Abbiamo avuto la forza di manifestare questa nostra positività agli artisti, alcuni dei quali molto impauriti, altri addirittura in crisi anche a livello creativo. È stata una forza interna che poi si è riverberata attorno a noi. Secondo me abbiamo fatto un grande lavoro, un successo nella promozione della rinascita”.

A proposito di Kilowatt 2021, il direttore ci da alcune anticipazioni in merito al festival. “Si svolgerà dal 16 al 24 luglio, torneranno nove giorni, mentre nel 2020 sono stati solo sette.  Ci saranno una serie di cose interessanti: tornerà collaborazione con “Effetto k” per il dopofestival. È nata come costola musicale di Kilowatt e poi ha preso la sua strada. Ci siamo separati, ognuno ha fatto il suo percorso, ma siamo contenti perché questa edizione segnerà il tornare a lavorare insieme ed è un bel segnale. Il dopo festival sarà curato tutto da “Effetto k”.

Ci saranno molti convegni nell’edizione 2021 del festival ed è previsto anche un convegno europeo che dovrebbe portare circa 50 partner dal progetto europeo Be spectActive. Ci saranno anche 9 ospitalità internazionali. Abbiamo avuto questi giorni la conferma della collaborazione con l’ambasciata di Francia e  l’ambasciata dei Paesi Bassi in Italia. Si occupano di pagare i viaggi degli artisti che vengono dall’Olanda e dalla Francia insieme alla fondazione Nuovi Mecenati, fondazione che mette insieme i grandi marchi dell’economia francese che operano in Italia (Lorèal, Peugeot, Citroen). Per ora hanno scelto 13 progetti italiani di cultura a tutto tondo (dall’architettura all’arte visiva). Noi siamo uno dei 13 progetti scelti e per questo siamo molto fieri. È la prima volta che la fondazione Nuovi Mecenati investe su Kilowatt e per questo siamo molto contenti. C’è molto internazionalità nel disegno che abbiamo messo in campo per il 2021”.

Lucia Franchi continua dicendo “mi piace pensare alla frase dell’antropologo Ernesto De Martino che dice che per essere veramente internazionali, davvero proiettati fuori dal proprio paese bisogna avere un piccolo mondo in testa ed è vero. Capotrave e Kilowatt si sono radicate in un posto piccolo, ma con un’identità molto forte. La cultura di Sansepolcro è storica, però a volte la contemporaneità fatica ad essere accettata ed ammessa come continuazione di arte e cultura. Siamo sostenuti dal territorio, giornali, amministrazione, popolazione. La comunità di Sansepolcro ha risposto in maniera molto forte anche nella distanza. Si è creato un bel circuito tra il locale e l’internazionale”.

Fra i vari progetti in ballo, inoltre, è nato “Visio Young”: oltre al progetto dei 38 visionari, spettatori che ogni anno selezionano nove spettacoli protagonisti del festival, l’associazione sta portando avanti un lavoro con due classi delle scuole Liceo “Città di Piero” di Sansepolcro e Istituto Franchetti-Salviani di Città di Castello. I ragazzi stanno facendo lo stesso lavoro dei visionari: queste due classi sceglieranno un video fra i venti presentati loro. È un progetto molto interessante perché è lo stesso lavoro svolto dai visionari, ma fatto con un’altra generazione.

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