Le donne di Sestino e l’arte

La mostra organizzata dall'associazione “Le mani che lavorano”, visitabile fino al 13 marzo, è l'occasione per ripercorrere una storia millenaria da Volusena Augurina ai giorni nostri

Un'opera di Milena Selvi in mostra a Sestino

La Festa della Donna dell’8 marzo è stata l’occasione per mettere l’accento sul lavoro, sul ruolo, sulle capacità artistiche delle donne di Sestino, allestendo una mostra di pittura, nella sede dell’associazione che promuoveva l’evento, cioè “Le mani che lavorano”. Ma l’evento – il primo che si realizza a Sestino – porta a rivolgere l’attenzione a qualche elemento in più, a qualche “donna” che è rimasta scolpita nella storia millenaria, e variegata, di Sestino, come Volusena Augurina (primo sec. d.C.), che dedica una monumentale pietra sepolcrale all’“ottimo marito” e all’altrettanto straordinario liberto Lucio Cupito. Le lacrime e il dolore di una mamma per un figlio prematuramente scomparso – forse in guerra – sono tramandate da Petronia Lupa: guerre sempre foriere di dolore. E ha qualche affinità con la geografia europea attualmente discussa Anteia Procula Macedone, moglie appunto di Tito Voluseno Macedone, autore della dedica memoriale e amministratore in province dell’Impero romano.

Ma la femminilità, il “metro” della moda, sono nell’abbigliamento di volti e di resti di statue: si va dalla capigliatura “all’Ottavia” a tuniche a fitte e sottili pieghe, a fanciulla elegantemente danzante. Frammenti di un’antica Sestino femminile, che trova un emblema nella cosidetta “Venere di Sestino”, eretta nelle terme. Ma è una cultura “mediterranea”, europea si potrebbe dire, cresciuta nell’interscambio dei popoli.

Il presidente della Regione Giani visita la “Venere di Sestino”

Saltando millenni, neanche ai nostri giorni la “donna” è stata a guardare: Cosmi Wanda è stata la prima sestinate nota a laurearsi e a battersi per un ruolo femminile nelle amministrazioni locali. Daria e Margherita Casadei hanno accolto e salvato emigrati dall’Est Europa negli anni della criminalità politica antisemita; Natalina Teobaldelli ha insegnato mestieri femminili a decine di giovani sestinati, tramandando e affinando “l’arte delle mani”.

Quell’arte delle mani che oggi è riproposta da “Le mani che lavorano” e dalla mostra delle donne artistiche: nove personaggi e due “bimbe” – Nicole e Siria – che aggiungono “sogni” al lavoro per domani.

I lavori della mostra di pittura propongono vari soggetti e varie correnti artistiche. Spesso sono i panorami, gli scorci ambientali, le figure deambulanti in atmosfere rasserenanti: insomma l’ humus di Sestino è spesso il protagonista e si ritrova in quadri figurativi, post impressionisti, in tecniche futuristiche come in quelle di Anish Kapoor e Moore. Ciò dimostra anche una certa preparazione culturale, a volte una scuola che va oltre il semplice “passatempo”. Milena Selvi è un caso particolare: 92 anni, già insegnante di educazione artistica, non passa giorno che le sue matite non imprimano sul cartoncino ricordi, sensazioni, sogni, guardando alla tecnica di Botero. La sua casa è un archivio di “giornate” vissute.

Non poteva mancare – e ciò dimostra l’attenzione ai gravi problemi del momento, alle donne, alle mamme e alle famiglie che fuggono dalla guerra delle terre dell’Ucraina – un riferimento ad esse. Lo ha fatto Olesya Rosani, originaria della Crimea ma da anni sposata a Sestino.

La presidente Katia Fabbretti, insieme ad una delle fondatrici, Brunella Nocentini, dopo aver ringraziato tutte le partecipanti – Milena Selvi appunto, Marion D’Angeli, Silvia Marini, Rossana Montori, Olesya Rosani, Giulia Landi, Vanna Romanelli, Gioia Barbetta, Anna Sacchi – hanno espresso piena soddisfazione per la partecipazione, per l’entusiasmo riscontrato: da ciò il lievito per altre iniziative già annunciate, per adulti – uomini e donne – e per i ragazzi e i giovani di Sestino.

La mostra, che ha visto il sindaco Franco Dori dare in omaggio un mazzo di mimose, resterà aperta fino al 13 marzo.

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